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Salvare il tennis con i sacrifici di tutti: un obbligo per la FIT

I sindacati annunciano lo stato di agitazione: una posizione che sembra riflettere la totale mancanza di considerazione per il quadro all'interno del quale la federazione ha preso le sue difficili decisioni

10 aprile 2020

Tennis 10 e under

A dispetto della serena conclusione dei colloqui intercorsi ieri sera fra le parti per discutere l’argomento, oggi i sindacati Fp Cgil, Cisl FP, Uilpa e Cisal Fialp hanno sorprendentemente emesso un comunicato in cui sostengono che “la Federazione Italiana Tennis mette in cassa integrazione i lavoratori pur essendo destinataria di milioni di euro pubblici”, annunciando lo stato di agitazione per i lavoratori del sistema CONI e Federazioni sportive.

Al di là di ogni considerazione nello stretto merito della questione e della corrispondenza alla realtà dei fatti delle cifre citate dai sindacati, tale posizione sembra riflettere la totale mancanza di considerazione per il quadro all'interno del quale la FIT ha preso le sue difficili decisioni.
In particolare i sindacati paiono non tenere in alcun conto quello che in un momento così drammatico per lo sport italiano non può non rappresentare l’obiettivo primario di una federazione, che, nel caso della Federtennis, deve essere quello di tutelare la 3.200 società affiliate, le centinaia di migliaia di praticanti e le migliaia di insegnanti che ne rappresentano il tessuto connettivo e senza i quali non ci sarebbe più nessuna attività sportiva. Una tutela che richiede risorse reperibili, in una situazione come l'attuale, solo attraverso una riduzione dei costi e, dunque, sacrifici da parte di tutti.
Proprio per questo nelle scorse settimane la FIT ha stanziato a favore dei circoli e delle attività giovanili la cifra circa 3 milioni di euro: un intervento salva-tennis reso possibile da tutta una serie di misure, a cominciare dal taglio dei compensi di tutti i dirigenti, dalla sospensione dei contratti di collaborazione ad ogni livello, cominciando dai più alti, e dal blocco di numerose attività e progetti.

Lo ha spiegato lo stesso presidente della FIT, Angelo Binaghi, in un’intervista all’Ansa di cui riportiamo i passaggi.

Quello della Federtennis oggi è un bilancio di guerra: abbiamo sospeso tutti i contratti, dal più grande ai più piccoli. Non vengono pagati neanche Corrado Barazzutti, Nicola Pietrangeli e Sergio Palmieri - ha spiegato Binaghi – Noi siamo la federazione che meno usufruisce dei contributi statali in quanto la nostra percentuale di autofinanziamento e dell’87%. Perciò siamo quella che più soffre lo stop da coronavirus. Senza gli Internazionali BNL d’Italia e le altre entrate abbiamo bloccato tutto”.
E’ stata fatta una variazione di bilancio epocale - ha aggiunto Binaghi - senza precedenti nella storia. Ci sono mancati gli Internazionali, anche se confidiamo di poterli svolgere entro l’anno, e sono stati revocati tutti i contributi agli atleti, dai ragazzi a giocatori tra il numero 100 e 200 dei ranking mondiali. Sono stati revocati anche i progetti come quello per la scuola, noto come ‘Racchette di classe’”.

Tutto questo, ha spiegato ancora Binaghi, “lo abbiamo fatto anche per trovare le risorse per sostenere le nostre società sportive, senza le quali non ci siamo noi, non ci sono gli atleti e soprattutto non ci sono i 10mila istruttori di tennis che rappresentano la categoria più penalizzata. Siamo la prima, forse l’unica, federazione che ha fatto immediatamente una manovra da 3 milioni di euro per cercare di aiutare le società, dove ci sono almeno 10mila istruttori che hanno perso il lavoro e non hanno cassa integrazione. Sono in un dramma pazzesco”.

Binaghi, sempre nell’intervista all’Ansa, ha sottolineato di aver informato della situazione anche il ministro per le politiche giovanili e lo sport Vincenzo Spadafora: “Gli ho spiegato come stanno le cose e che, autofinanziandoci all’87%, siamo la federazione più colpita. Se qualcuno ha soluzioni alternative, me lo dica: la bacchetta magica non ce l’ho, per fortuna lo Stato ha messo la cassa integrazione, ben venga”.

 

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