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Ranking Juniores e nuovi coach: in 10 anni è cambiato tutto

Alla fine dello scorso anno, gli azzurri nel ranking Juniores maschile erano addirittura 120, 25 dei quali nei top 500, con il primato sulle spalle di Federico Cinà, numero 8 Itf. In campo femminile, 115 atlete, 15 top 500 e il numero 18 di Federica Urgesi come record. In sostanza, nell'arco di due lustri il tennis giovanile italiano è stato preso e rivoltato come un calzino

16 gennaio 2024

Federica Urgesi (foto Fioriti)

Federica Urgesi (foto Fioriti)

Lasciamo parlare i numeri dei tornei internazionali Under 18, uno specchio fedele per valutare la bontà del lavoro di una federazione. Nel 2013, il tennis italiano poteva contare su 17 atleti con ranking ITF nel settore maschile, 3 dei quali nei top 500. Il migliore era numero 166. Poco dissimile la situazione tra le ragazze: 16 giocatrici in classifica, 5 top 500 e il numero 138 come primato. Ora facciamo un salto di 10 anni e arriviamo al 2023, per verificare come le cifre siano profondamente cambiate.

Alla fine dello scorso anno, gli azzurri nel ranking Juniores maschile erano addirittura 120, 25 dei quali nei top 500, con il primato sulle spalle di Federico Cinà, numero 8 Itf. In campo femminile, 115 atlete, 15 top 500 e il numero 18 di Federica Urgesi come record. In sostanza, nell'arco di due lustri il tennis giovanile italiano è stato preso e rivoltato come un calzino. Creando una base straordinaria di atleti e coach da cui attingere per provare l'assalto al vertice.

Federico Cinà in Nazionale U16 durante le Junior Davis Cup Finals (foto Srdjan Stevanovic)

“L'ISF – spiega il direttore Michelangelo Dell'Edera – ha preso forma nel 2010, occupandosi prima di Under 10, 12 e Under 14, poi in seguito anche di Under 16. Da allora, ci siamo posti il problema di innalzare le competenze degli insegnanti, perché una formazione senza settore giovanile è un corpo senza anima: tutto deve essere collegato al campo, la parte teorica alla parte pratica. Nel 2011 e 2012 ci siamo quindi posti il problema dell'area competitiva, che è parte integrante della formazione stessa: competizione che non è il fine ma il mezzo per sviluppare certe capacità. Partendo da questo, abbiamo verificato qual era la nostra posizione a livello mondiale, constatando che eravamo parecchio indietro a livello Under 18, non solo come qualità ma anche come quantità e contenuti".

"Così abbiamo cambiato strategia: il Consiglio federale ha chiesto all'ISF di formare allenatori, che poi in definitiva non si formano in aula, ma in campo e nei tornei in giro per il mondo. Da qui, l'idea di cominciare a far crescere i ragazzi con i loro insegnanti, che prima non era presente nel nostro sistema, nel quale al contrario erano solo i tecnici federali a essere incaricati dei progetti relativi ai ragazzi. Con questo nuovo approccio, tutto è cambiato: abbiamo fornito un supporto tecnico e amministrativo agli insegnanti dei ragazzini, dando i riferimenti che servivano, anche agli over 18. E garantendo contributi economici affinché i giovani di maggiore prospettiva potessero allenarsi a casa, con incentivi per i loro insegnanti”. In una parola: decentramento. Il segreto del successo degli ultimi 10 anni di tennis tricolore.

Michelangelo Dell'Edera, team manager della nazionale azzurra di Davis (foto Sposito)

“In questo momento – prosegue Dell'Edera – agli Australian Open Juniores abbiamo Giancarlo Palumbo al seguito del gruppo Under 18 maschile, oltre a Daniele Silvestre alla guida delle ragazze. Ma come FITP, oltre a pagare tutto per i ragazzi qualificati, diamo anche un contributo di mille euro al circolo di ognuno dei partecipanti, per spingere gli allenatori a lavorare a fianco dei nostri tecnici, affinché si possa costruire la squadra che possa mettere le basi per una futura attività internazionale di alto livello. Iniziando dal 2013, abbiamo oggi i dati chiari che evidenziano la bontà di questo nuovo processo di crescita, un cammino davvero straordinario. Che non è dato solo dai progressi degli atleti ma anche da quelli dei nuovi coach. Affiancando anche dei consulenti internazionali di comprovate qualità. Quando il presidente Angelo Binaghi elogia la squadra del nostro numero 1 Jannik Sinner, va a enfatizzare proprio questo concetto: c'è un coach italiano (Simone Vagnozzi, ndr), un consulente internazionale (Darren Cahill, ndr) e tante altre figure di qualità, dal preparatore fisico Umberto Ferrara al preparatore mentale Riccardo Ceccarelli. Un mix ben riuscito fra Sistema Italia e panorama internazionale”.

Summer Cup 2023 - La nazionale italiana Under 16 maschile vincitrice della Borotra Cup

Il ragionamento fatto sui giocatori vale anche per i coach, maestri che seguendo i loro ragazzi in giro per il mondo riescono a maturare l'esperienza e le competenze necessarie per poi mettersi in gioco a livello più alto. Tra loro ci sono ex insegnanti di club che, nel tempo, hanno compiuto (o stanno compiendo) il percorso fondamentale per coltivare certe ambizioni. Ma ci sono pure ex professionisti che hanno deciso di rimettersi in gioco. Un nome su tutti? Gianluigi Quinzi. “Mi dicono – sottolinea Dell'Edera – che oggi Gianluigi dimostri di amare ancora di più il tennis, rispetto a quando frequentava il circuito. E parla ai ragazzi ben sapendo di poter spiegare loro quali sono gli errori da non fare nell'approccio al circuito. Quinzi, come tanti altri maestri e coach che si stanno formando, rappresenta un patrimonio del tennis italiano, al pari di tanti giocatori”.

Qualche difficoltà in più, se parliamo di reclutamento, arriva nel settore femminile, dove la concorrenza di altri sport è maggiore. Ma anche in questo caso la FITP non sta a guardare: “Abbiamo stanziato 8 milioni di euro per il progetto di Racchette in Classe, con 500 borse di studio di 500 euro consegnate quasi solo a bimbe di 7, 8 e 9 anni, che hanno qualità fisiche importanti in prospettiva. Ma investiamo anche sul settore wheelchair, così come in generale su tutto quello che riguarda il mondo del tennis di base, nelle sue varie sfaccettature. Nel segno del decentramento e della crescita costante, che sta alla base dei numeri da primato dei nostri professionisti. Forti di un gruppo di tecnici di altissimo profilo, che conta su insegnanti di valore come Germano di Mauro e Luca Sbrascini, come Rocco Marinuzzi e Gerardo Brescia. L'Istituto Superiore di Formazione Roberto Lombardi è stato capace in dieci anni di evolvere e di stare al passo coi tempi, ma il lavoro non è finito e siamo tutti pronti a metterci in gioco nuovamente giorno dopo giorno”.

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