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L’Istituto si veste da Università: “Costruiremo i nuovi allenatori di vertice”

Per il prossimo triennio l’Istituto Superiore di Formazione si è dato l’obiettivo di formare quei tecnici e maestri che sognano l’altissimo livello, affiancandoli nel percorso internazionale agli allenatori di punta del nostro tennis. Una mossa che nell’ultimo decennio ha dato grandissimi risultati a livello juniores, creando una piattaforma fatta di qualità e quantità

19 marzo 2022

Da ormai dieci anni l’Istituto Superiore di Formazione “Roberto Lombardi” è uno dei pochissimi al mondo a vantare la qualifica di “Gold Institute”, attribuita nel 2012 dall’ITF dopo un insieme di valutazioni sul percorso formativo e la sua organizzazione, il piano di studio proposto ai corsisti, il curriculum dei docenti e molto altro ancora. Ma sedersi sugli allori non fa parte del DNA di chi lo governa. Anzi, l’obiettivo è sempre quello di guardare avanti per migliorare, ponendosi traguardi sempre più importanti.

"Al di là quella qualifica attribuitaci dall’ITF – dice Michelangelo Dell’Edera, direttore dell’ISF – noi siamo certi del fatto che il nostro sistema sia il migliore in assoluto, perché abbraccia una formazione a 360 gradi non solo in ambito tecnico, ma coinvolgendo anche altre figure quali preparatori fisici, preparatori mentali, fisioterapisti, educatori alimentari e incordatori. Un ampio processo di formazione che ci ha permesso di ottenere ottimi risultati: oggi gli insegnanti italiani sono tra i più bravi al mondo, e siamo passati da un modello di insegnante che colpiva bene la palla, e doveva essere un esempio da imitare, a degli insegnanti che sanno insegnare a giocare a tennis. È una differenza determinante”.

Da un confronto fra tutto il team di lavoro svolto a Bratislava, in occasione della sfida di Coppa Davis vinta dall’Italia contro la Slovacchia, è nata l’idea di alzare ancora l’asticella. “È l’obiettivo per il prossimo triennio: puntiamo ad avere insegnanti che possano ispirare i propri allievi, e indirizzare i rispettivi circoli nell’adottare gli innumerevoli progetti che la FIT propone a tutti i livelli, dall’attività di formazione negli istituti scolastici a quella del settore tecnico, ormai territorializzata in modo da coprire ogni provincia italiana”.

In sintesi – continua Dell’Edera – dall’istituto che siamo vogliamo diventare una università degli sport di racchetta, e avere un numero sempre maggiore di allenatori che non solo innalzino le loro competenze nei corsi di formazione che l’Istituto propone, ma che possano anche internazionalizzare sempre di più la loro attività. Oggi il vero successo è la sinergia che c’è tra l’aula e il campo: passiamo da innalzare le competenze in aula a trasportarle direttamente sul campo, sia nei corsi di formazione sia nell’attività internazionale”.

In questo senso la strada da percorrere è piuttosto chiara, visto che è già stata attuata (con successo) nel settore juniores, a partire da una decina d’anni fa. “Era il 2013 – dice ancora Dell’Edera – quando abbiamo avviato un percorso che permette ai maestri dei ragazzini di interesse nazionale di seguirli in alcuni tornei, attraverso delle borse di studio di 500 o 750 euro che la FIT mette loro a disposizione, col solo vincolo che l’allenatore sia presente e che il ragazzo partecipi anche al doppio, che ha una funzione altamente formativa”.

Dieci anni fa, fra i primi 1.000 del ranking ITF under 18, che rappresenta uno dei termometri dell’attività, l’Italia vantava 17 ragazzi e 16 ragazze. A fine 2020, ultima stagione con dei ranking non così influenzati dalla pandemia, erano 106 maschi e 98 femmine. Significa che ci sono più di 200 ragazzi che svolgono attività internazionale juniores, e più di 200 maestri o tecnici che hanno girato per i tornei insieme a loro. “È questo che ci interessa: che gli insegnanti girino il mondo, si confrontino con i colleghi e vivano la settimana del torneo per intero, indipendentemente da quando l’allievo perde, se al primo turno o in finale. Il torneo è sempre un mezzo, non un fine. Siamo sempre più convinti che allievi talentuosi possano sviluppare le proprie capacità se incontrano insegnanti di talento”.

Questo processo, insieme a un’attività sempre più organizzata e a tanti tornei, è servito molto e i numeri attuali lasciano ben sperare per il futuro. “È la quantità che conta, verso la mission di portare venti giocatori fra i primi 200 al mondo, fra uomini e donne. Il sistema è partito, e ora va continuamente alimentato, grazie alla sinergie costruite fra l’Istituto e il settore tecnico: la vera scommessa vinta di tutti questi anni. Prima del 2010 viaggiavano su due strade diverse, mentre oggi la visione non è più del singolo, ma di un intero team di lavoro. C’è meno interpretazione e molta più scientificità nelle proposte”.

Ora è il momento di trasferire il processo anche all’attività di più alto livello. “Oggi – continua il direttore dell’ISF – abbiamo giocatori di interesse internazionale come Berrettini, Sinner, Sonego, Musetti, Cobolli e altri, più Umberto Rianna che gira il mondo insieme a loro, con il coordinamento di Filippo Volandri. Vogliamo proporre agli insegnanti che raggiungono il top delle qualifiche nell’ambito del tennis, quindi tecnici nazionali o maestri nazionali, di affiancare questi allenatori per cominciare a fare esperienze internazionali sempre importanti, partendo dai centri tecnici di Tirrenia o Formia”.

Fra gli juniores – prosegue – questo percorso ci è servito a creare una piattaforma internazionale di qualità, facendo crescere maestri e allievi insieme, e ora proviamo a fare lo stesso al vertice, con l’obiettivo di formare un numero sempre maggiore di allenatori di interesse internazionale. Faccio un esempio: nel primo Simposio internazionale, organizzato nel 2013, fatta eccezione per Riccardo Piatti e Massimo Sartori mi veniva difficile pensare a un intervento di altri allenatori italiani di vertice su scala internazionale. Nell’ultimo Simposio, invece, sono intervenuti solamente allenatori italiani e mi è dispiaciuto doverne lasciare fuori più di uno, perché in tanti avrebbero meritato di intervenire".

Oggi di allenatori italiani di vertice ne abbiamo più di dieci, ma dobbiamo arrivare a 30, 40, 50, che possano accompagnare i ragazzi dall’attività juniores al professionismo, commettendo meno errori possibile. Vogliamo consentire ai maestri e ai tecnici che hanno la volontà di inseguire questo sogno, comune a qualsiasi insegnante di sport, di poter in determinate situazioni affiancare quelli che oggi sono gli allenatori italiani di vertice, insieme ai loro giocatori. Così che possano fare esperienze di primissimo livello da poi riportare successivamente in altri contesti”.

Il successo dell’Istituto Superiore di Formazione “Roberto Lombardi” è il frutto del lavoro di tantissime figure, oltre 40 sparse nelle varie aree di competenza. “Ci tengo – continua Dell’Edera – a ringraziare in particolare Rocco Marinuzzi e Gerardo Brescia per il tennis, Simona Bonadonna per il beach tennis, Sara Celata e Martin Pereyra per il padel, più tutti i docenti che loro hanno l’opportunità di coinvolgere. Senza dimenticare Germano Di Mauro, Luca Sbrascini e Nicola Fantone, che coordinano tutte le attività del settore tecnico, più i vari fiduciari che svolgono un’attività fondamentale”.

Così come le 2.000 scuole tennis, le 200 scuole padel e le più di 30 di beach tennis, che la Federtennis punta a far crescere in maniera notevole. “Tutte realtà – chiude Dell’Edera – che stanno svolgendo un grande lavoro alla base, per permetterci di compiere un ulteriore salto di qualità ai vertici della piramide, nell’attività degli allenatori delle singole discipline”.

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