-

A lezione dal "Professor" Volandri

Il neo Capitano dell’Italia di Coppa Davis e Direttore Tecnico della FIT ha preso parte al seminario online “Lo sport tra etica e diritto: un modello educativo per la gioventù” organizzato dall’Università di Padova

di | 25 marzo 2021

A lezione dal “Professor” Filippo Volandri. Il neo Capitano dell’Italia di Coppa Davis e Direttore Tecnico della FIT ha preso parte al seminario online “Lo sport tra etica e diritto: un modello educativo per la gioventù”, organizzato dal Dipartimento di Diritto Privato e Critica del Diritto dell’Università di Padova. Presenti, tra gli altri, anche l’ex ginnasta Igor Cassina, medaglia d’oro olimpica ad Atene 2004. 

Volandri ha sottolineato l’importanza della formazione della persona prima ancora che dell’atleta, illustrando il Codice etico vigente sia nei centri Tecnici Nazionali, che periferici. “Il nostro compito è quello di accompagnare i ragazzi nel mondo e prepararli all’approccio al circuito internazionale – ha spiegato Volandri – Se immaginiamo un tempio, alla base troviamo proprio i valori e il codice etico. I risultati sono il fine ultimo, inutile negarlo, ma senza una base e senza le colonne, quindi preparazione mentale, atletica e una sana alimentazione, non potremmo mai sostenere l’intera struttura. L’etica per noi è un’abitudine, è un comportamento, un’azione quotidiana”.

Con Volandri siamo andati dietro le quinte, nella fucina dove si “costruisce” un giocatore, con la sinergia strategica tra Centri Tecnici Nazionali e i settori privati. “Molti atleti hanno una base di allenamento privata, anche se fanno sempre parte della Federaziona Italiana Tennis, ma frequentano i Centri in vari periodi dell’anno, con stage, raduni e collegiali. Negli ultimi anni sono state determinanti le collaborazioni con il settore privato, mettendo a loro disposizione delle competenze e delle consulenze che soltanto la Federazione avrebbe potuto fornire”.

 

La preparazione di un giocatore a tutto tondo, è stato ribadito, ha alla base un solido fondamento etico e culturale. “Senza codice etico il comportamento non si può costruire – ha proseguito - Noi reputiamo il giocatore un attore protagonista. Lo aiutiamo a creare una sua sceneggiatura che poi andrà ad interpretare durante la partita. Per noi allenatori, tecnici, consulenti è fondamentale instaurare una buona relazione alla base di un rapporto, tutto questo non è possibile senza la cultura di valori importanti. Per fare questo, spesso ci dobbiamo sostituire alle famiglie per quei ragazzi che già a 16 anni iniziano a frequentare i centri tecnici permanenti. Dobbiamo insegnare loro ad essere un esempio, come lo sono stato io da giocatore e come lo sono adesso da Direttore Tecnico. Insegniamo loro il rispetto di se stessi e degli altri, il senso di appartenenza, di responsabilità e di resilienza. Soprattutto il senso di appartenenza in uno sport prettamente individuale è molto importante, ed è anche il mio obiettivo da trasmettere come Capitano di Coppa Davis. Per noi è stato anche importante mixare atleti di esperienza maggiore con altri molto più giovani, responsabilizzando i più grandi che devono essere dei leader e quindi devono dare il buon esempio. Questo è quello che abbiamo cercato di portare nei Centri di Preparazione Olimpica e nei Centri Tecnici Nazionali perchè il livello si è alzato tantissimo e in questo contesto l’attitudine fa la differenza”.

Il tennis italiano, soprattutto al maschile, vive uno dei picchi della sua storia ultracentenaria. E’ il momento di sognare ad occhi aperti, guardando anche ad un futuro in cui nulla è precluso sulla scia dei risultati ottenuti dalla nuova generazione di fenomeni targata Sinner e Musetti. “Tutti noi abbiamo avuto un sogno nel cassetto, quello che cerchiamo di fare con i preparatori mentali è che questo sogno sia toccabile con mano, si possa realizzare. Sognare è importantissimo, cerchiamo di trasmettere ai ragazzi la fiducia nei loro sogni”.

 

Volandri ha anche spiegato come stia pagando il lavoro fatto a livello mentale durante il lockdown. “Il boom di tanti giovani avuto in questo periodo si può anche spiegare col lavoro che la Federazione ha fatto in quei tre mesi in cui non si è potuto giocare. Siamo andati a lavorare quei muscoli che chiamiamo invisibili, che durante una stagione normale non avremmo potuti allenare. Abbiamo approfittato di quella situazione per insistere sull’aspetto mentale che oggi sta dando i suoi frutti. Tolti i fenomeni, i giocatori che hanno avuto più difficoltà alla ripresa dell’attività sono stati quelli già affermati che probabilmente avevano meno fame, mentre le seconde linee ne hanno tratto più vantaggio perché nei mesi di sosta hanno curato molto questo aspetto”. 

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti