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Anzi, dei talenti… Perché da una decina d’anni il 'Sistema Italia' ha portato gli insegnanti a individuarne diverse forme. “Non c’è solo il talento tattico-tecnico, quello di chi gioca bene”. Una volta scoperto, va incanalato e curato con lavoro e passione. Il 'caso' Musetti
11 aprile 2021
A che cosa pensate quando sentite la parola “talento”? Declinato in ambito tennistico, c’è più di una probabilità che la vostra mente assuma tinte rosso-crociate e vi porti a dire ad alta voce: “Federer!”. E non vi sbagliate, per carità, però altrettanto probabilmente - a meno di una formazione sportiva ben specifica - vi state concentrando solo su una piccola, magari minuscola, porzione della fotografia.
Serve invece, in fatto di talento, guardare il quadro complessivo. Intanto per dire che quello che tutti riconoscono a Federer, individuandolo come “Il” talento per antonomasia, è solo uno dei talenti esistenti. E, per giunta, uno solo dei talenti a disposizione del fenomeno svizzero. Già, perché intanto dobbiamo cominciare a prendere confidenza col fatto che il talento non è uno solo.
“Ce ne sono diversi, tutti importantissimi”, spiega Michelangelo Dell’Edera, a guida dell’Istituto Superiore di Formazione Roberto Lombardi, che negli ultimi 10 anni ha dato una sferzata al modo di intendere il talento degli insegnanti di tennis d’Italia (vedremo a breve come). “Quello che tutti considerano talento per eccellenza è talento tattico-tecnico”.
Sì, quel che fa sembrare semplice e bello un movimento tennistico eseguito con naturalezza, apparentemente senza sforzo. Quello che tutti vediamo chiaro e limpido in un rovescio di Federer, per restare in esempio. “Ma Federer non ha mica solo quel talento, altrimenti non sarebbe dov’è”.
Il talento è l’attitudine da parte degli allievi a risolvere compiti assegnati attraverso l’utilizzo di doti sopra la media
I tipi di talento
Sono almeno quattro le forme di talento principali. Ma prima di scoprirle è opportuno dare una definizione universale di talento, così da dare un piano comune alla trattazione nella sua interezza. Dell’Edera definisce il talento come “L’attitudine da parte degli allievi a risolvere compiti assegnati attraverso l’utilizzo di doti sopra la media”.
Adesso possiamo scendere più nel dettaglio analizzando le 4 forme principali di talento.
Il processo d’individuazione
Una volta definiti i talenti viene il difficile. Perché un conto è sapere che cosa sono, un altro è riconoscerli e individuarli su un campo da tennis. Magari tra uno o più gruppi di ragazzi e ragazze. “Partiamo dalla distinzione che abbiamo fatto - suggerisce Dell’Edera -. Il talento tecnico-tattico per un addetto ai lavori è il più facile da individuare. Il problema è che per molto tempo è stato l’unico di cui si andava in cerca”.
Così venivano ‘trascurati’ ragazzi con altre tipologie di talento da alimentare e da curare. “Nel passato, uno come Matteo Berrettini, che a 12 anni era già molto alto, con tutti i problemi coordinativi che questo naturalmente comporta, non veniva considerato - sottolinea Dell'Edera. Questo perché si guardava solo al talento tattico-tecnico. Adesso, considerando tutte le altre tipologie, un errore del genere non potrebbe essere commesso”. E infatti Berrettini è numero 10 del mondo.
“I programmi di formazione dell’ISF prevedono che gli insegnanti sappiano analizzare i vari tipi di talento, riconoscerli e successivamente sviluppare percorsi d’allenamento allineati alle varie forme così da permettere agli allievi di sviluppare le abilità necessarie”. Questa è stata la sfida dell’ultimo decennio. “Il primo errore da sradicare, nell’analisi di un talento, è quello di considerare soltanto l’età cronologica dell’allievo”.
“Quella che conta è l’età biologica, perché a parità di età cronologica, diciamo 12 anni, lo sviluppo delle caratteristiche fisiche non è detto che sia allo stesso livello per tutti”. Senza considerare che c’è una terza età fondamentale da tenere presente, quella tennistica: “Un ragazzo di 12 anni che ha iniziato a giocare a tennis due anni prima non può essere valutato con gli stessi parametri di un coetaneo che ha iniziato a 4 anni”.
Il caso Musetti
Lorenzo Musetti, in grandissima crescita in questi mesi, è un ottimo caso esemplificativo per analizzare il processo d’individuazione del talento. “Simone Tartarini, il suo maestro di quando era piccolo e ancora oggi suo allenatore, ha saputo individuarne i vari talenti e valorizzarli nel tempo - spiega Dell’Edera -. Ricordo che quando effettuavamo i raduni e Lorenzo era ancora un under 12, in lui si riscontrava una capacità di risoluzione dei compiti assegnati estremamente sopra la norma”. Ricordate la definizione di talento?
“Ebbene, una volta individuata una forma di talento spiccata, tutto sta nel prendersi cura di quel talento e indirizzarlo. Tartarini ha fatto un lavoro eccellente in questo, e la Federazione lo ha supportato passo-passo, anche con un programma di affiancamento che gli ha permesso di seguire il suo allievo nell'attività agonistica per 25 settimane all’anno, con programmi e obiettivi condivisi di concerto con il settore tecnico”.
Anni dopo, i frutti di quel lavoro si possono toccare con mano: “Mi resi conto di che cosa avesse prodotto quel tipo di lavoro - ricorda Dell’Edera - mentre in tribuna al Foro Italico assistevo al match tra Musetti e Nishikori”. Settembre 2020, Lorenzo dopo aver sorpreso il mondo del tennis superando Wawrinka, affrontava il giapponese, che avrebbe battuto.
“Ero vicino a Tartarini e mi sorpresi di sentire come, le rare volte in cui Lorenzo si rivolgeva al suo angolo, diceva le stesse identiche parole che nello stesso preciso momento pronunciava anche Tartarini”.
Simbiosi perfetta: “Il lavoro e i sacrifici fatti dal maestro, dall’allenatore vengono ripagati in questo modo in un processo che va dall’individuazione del talento, anzi dei talenti specifici, fino alla capacità di guida e indirizzamento continuo”. Tenendo sempre presente tutte le (almeno 4) forme di talento.