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Maggio che volge al termine è stato il mese della ripresa dei raduni nazionali, una tessera fondamentale nel grande mosaico del Sistema Italia. Ecco come si sviluppano nella pratica, a che cosa portano e quali sono le tre (e più) macro-aree in cui si snodano
30 maggio 2021
Il Sistema Italia che sta raccogliendo in questi mesi i frutti gustosi e saporiti dei propri sforzi (ultra-decennali) è più di un puzzle. È piuttosto un grande mosaico. In cui ogni tassello ha la sua funzione e rilevanza. Il sistema di classificazione delle scuole, i tanti eventi internazionali giovanili (e non) organizzati sul territorio nazionale, il progetto campi veloci…
Tante iniziative e sforzi separati che, messi insieme, restituiscono la visione complessiva di chi ci ha lavorato tanto a lungo. Tra le varie tessere, un ruolo importantissimo lo gioca la condivisione e la comunanza d’intenti. Tra realtà istituzionali (la Federtennis e i suoi organismi, come il settore tecnico e l’Istituto Superiore di Formazione R. Lombardi) e quelle private (circoli e accademie).
Andando a guardare col microscopio, il climax di questa collaborazione a tutto tondo si tocca - se si analizza specificatamente il settore giovanile, dagli under 16 in giù - con i raduni nazionali. Che sono stati ‘bloccati’ dalla pandemia a lungo e che proprio in questo mese di maggio sono ripresi tra Piatti Tennis Center di Bordighera e Centro Tecnico Federale di Castel Di Sangro (gli ultimi si sono conclusi il 28).
I ragazzi e le ragazze più interessanti d’Italia, suddivisi per fasce d’età, tutti insieme unitamente ai loro maestri e insegnanti per un momento di confronto e condivisione importante. A spiegarci l’anatomia e i meccanismi di questi appuntamenti centrali c’è Michelangelo Dell’Edera, direttore dell’Istituto Superiore di Formazione R. Lombardi. “Per prima cosa esiste il principio di consapevolezza - attacca - perché il primo passo di questi appuntamenti è proprio quello”.
Tutti in aula, tecnici federali, docenti dell’ISF, (piccoli) atleti e rispettivi maestri. “Ogni ragazzino deve sapere che cosa andrà a imparare, deve essere consapevole del percorso. Fatta questa prima riunione si cominciano i lavori. Ovviamente briefing simili si tengono più di una volta al giorno durante i raduni, così che tutti siano allineati”.
Suddiviso in tre ‘stazioni’, comincia il lavoro. “Esiste la stazione ‘campo’, dove vengono sviscerate tutte le questioni tattico-tecniche e dove, nelle prime ore, viene eseguito un importante lavoro di analisi e video-analisi. Da qui derivano i dati e gli spunti su cui si lavorerà singolarmente su ogni atleti, a curare ogni punto di forza, a limare ogni possibile criticità”, racconta Dell’Edera.
La seconda stazione è quella che fa riferimento alla palestra e all’area fisica e motoria. Dove i preparatori atletici e i responsabili dell’ISF condividono concetti, esercizi e tecniche (“In continuo aggiornamento e sviluppo”, precisa il direttore dell’Istituto) utili non solo a ottimizzare la prestazione e la performance ma anche a prevenire ed evitare il più possibile l’evenienza degli infortuni.
La terza stazione invece riguarda diversi aspetti del processo di costruzione del giocatore, tutti ugualmente importanti e centrali. “L’area mentale è cruciale nel tennis moderno, per questo anche con i più piccoli viene svolto un importante lavoro sulla respirazione e sulle sue tecniche. Spesso, da piccoli, bambini e bambine respirano ‘male’, con cicli ispirazione-espirazione troppo rapidi, corti, specialmente in situazioni di difficoltà come quelle di una prestazione agonistica”.
“E poi ci sono le analisi dei dati antropometrici o di un aspetto fondamentale come la sport vision e l’analizzatore ottico”, spiega Dell’Edera. “Quello che vediamo e percepiamo tramite la vista influenza per una enorme percentuale tutto ciò che andremo a eseguire, anche in campo, per cui un qualsiasi problema di quel genere si ripercuoterà poi in futuro sotto mille aspetti”.
Senza dimenticare l’attrezzatura. Altro tema d'approfondimento nel dettaglio in questa terza ‘stazione’. La racchetta giusta può far la differenza, non solo nella performance ma anche nella prevenzione degli infortuni. “Ogni tanto capita di vedere qualche ragazzo o addirittura bambino con delle ‘mazze’ da oltre 320 grammi. Non fa bene, perché potrebbe anche aiutare nella prestazione attuale ma certamente non è propedeutica all’insegnamento e al miglioramento di lungo periodo”.
Senza parlare delle corde: “Dico sempre - aggiunge Dell’Edera - che le corde stanno al tennis come le gomme stanno alla Formula Uno. Se le sbagli, a macchina andrà molto più piano”. E a differenza di quanto succede nell’automobilismo, rischia pure di spaccarsi. “La scelta dell’incordatura ha una forte ripercussione sui guai fisici legati ad articolazioni delicate come polso e gomito”.
Tutte queste aree sono in realtà molto più interconnesse di quanto non possa sembrare a un primo sguardo. “Ogni ragazzino è diverso, ha le proprie necessità, le proprie peculiarità. Il nostro obiettivo in questi appuntamenti è segnare la via maestra: assegnare compiti e assicurarci che vengano eseguiti, al momento e soprattutto in seguito”. Con la piena collaborazione dei singoli insegnanti che li accompagnano giorno per giorno. Ma questo è ancora un altro tassello del grande mosaico. Ci torneremo su.