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Verso il Bonfiglio: gli eroi di Malaga? Hanno studiato a Milano

Quasi tutti gli artefici della vittoria dell’insalatiera d’argento a Malaga hanno lasciato la loro impronta sui campi in terra battuta milanesi di via Arimondi. Da capitan Volandri a Jannik Sinner, passando per Arnaldi, Musetti e Bolelli. Assente giustificato Lorenzo Sonego, che non ha praticamente giocato da juniores

di | 14 maggio 2024

Jannik Sinner 2018

Jannik Sinner in uno scatto del 2018 sui campi del Tc Milano A. Bonacossa. Al circolo meneghino se lo ricordano bene: esile, già alto e con una rapidità di braccio impressionante. Con un atteggiamento già da professionista (foto Francesco Panunzio)

È alta un metro e dieci centimetri, pesa 105 chilogrammi, nel punto più largo tocca i 107 centimetri di diametro. È il profilo della Coppa Davis, il trofeo a squadre più prestigioso del tennis, che mancava dal 1976 all’Italia e che è tornato a colorarsi d’azzurro dopo l’impresa di Jannik Sinner, Lorenzo Musetti, Matteo Arnaldi, Lorenzo Sonego e Simone Bolelli.

Il percorso che ha portato i nostri alfieri ai fasti di Malaga è lungo e pieno di sacrifici, come è normale quando si ottengono risultati così eclatanti. Ma, come la Coppa nata nel 1900 e intitolata al tennista statunitense Dwight Filley Davis poggia su tre robusti piedistalli, così le carriere di questi giocatori straordinari si fondano spesso su una solida attività giovanile.

E, quando si parla di tennis juniores, è chiaro che si pensi immediatamente a uno dei più prestigiosi tornei al mondo, che non a caso porta la denominazione di “Internazionali d’Italia juniores” ed è conosciuto come il quinto Slam Under 18: il Trofeo Bonfiglio. Che è arrivato quest’anno alla sua 64ª edizione e che da sempre si gioca sui campi in terra battuta del Tennis Club Milano Alberto Bonacossa.

Il concetto vale a cominciare dal giocatore che più di ogni altro ha messo la sua impronta per conquistare il Campionato del mondo a squadre: stiamo ovviamente parlando di Jannik Sinner. Un talento fuori dal comune capace di battere record che qualche anno fa non avremmo nemmeno osato sognare.

Se il best ranking da junior del 22enne altoatesino si ferma a un modesto numero 133 che risale al gennaio 2018, è chiaro che la sua carriera abbia preso ben presto la direzione del professionismo.

Un percorso che tutto sommato si può far partire proprio dal Trofeo Bonfiglio, perché spulciando gli annali del piccolo fenomeno di San Candido, si scopre che l’ultimo torneo juniores giocato da Sinner è stato proprio quello di Milano.

L’edizione è quella numero 59 e un Jannik 16enne torna sui campi del circolo di via Arimondi dopo l’eliminazione al turno d’esordio patita l’anno prima - era il 22 maggio del 2017 - contro il numero 8 del ranking mondiale e finalista all’Australian Open Juniores, l’israeliano Yshai Oliel (6-4 7-6 lo score).

Spulciando gli annali del piccolo fenomeno di San Candido, si scopre che l’ultimo torneo juniores giocato da Sinner è stato proprio quello di Milano nel 2008 (foto Francesco Panunzio)

Decisamente migliore il risultato nella sua ultima apparizione nel mondo degli under, a cui Sinner, allora seguito da Andrea Volpini, ebbe accesso grazie a una wild card.

Partenza col botto all’esordio contro il tedesco Leonard Bierbaum (6-1 6-0), avanti senza problemi anche contro l’americano Tristan Boyer (6-0 6-2), più combattuto il match di terzo turno opposto al ceco Jonas Forejtek (6-3 6-3), fino all’epilogo nei quarti di finale contro l’allora 18enne top 10 juniores Naoki Tajima, in grado di mettere fine all’avventura meneghina di Sinner in un match lottatissimo, terminato 4-6 6-1 7-6 in favore del giapponese.

Quel giorno l’azzurro mancò un match-point e ruppe anche una racchetta: “Mentre uscivo dal campo - ha ricordato anni dopo Jannik - mi sono sentito male con me stesso per quel gesto, molto di più che per aver perso. Era un comportamento che non apparteneva al mio carattere”.

“Un ragazzo di un’educazione rara – racconta oggi Elena Buffa di Perrero, presidente del Tc Milano Alberto Bonacossa – e uno dei pochi che è venuto a ringraziare più volte per le wild card ottenute”. Al circolo meneghino se lo ricordano bene: esile, già alto e con una rapidità di braccio impressionante. Con un atteggiamento già da professionista.

Matteo Arnaldi in azione sui campi del Tc Milano Alberto Bonacossa durante il Trofeo Bonfiglio (foto Francesco Panunzio)

Se i meriti di Sinner sono indiscutibili, non bisogna dimenticare che il primo punto per la conquista dell'edizione numero 111 della Coppa Davis, ottenuta battendo l'Australia in finale a Malaga, lo ha portato Matteo Arnaldi. Anche il 23enne di Sanremo, che vanta un best ranking da juniores di numero 22 al mondo (maggio 2019), è passato dalle prestigiose stanze del circolo milanese.

Classe 2001 come Jannik, Arnaldi fa la sua prima comparsa al Bonfiglio nell’edizione del 2018, dove perde al 2° turno dal francese Lilian Marmousez (6-4 7-6) dopo aver superato all’esordio Marco Salvaderi (6-0 6-0). Ma è l’anno successivo, nell’edizione numero 60, che Arnaldi lascia la sua impronta sugli Internazionali d’Italia Juniores, raggiungendo una prestigiosa semifinale, miglior prestazione italiana dal successo del 2012 di Gianluigi Quinzi, ultimo azzurro a vincere il Bonfiglio.

Le vittime di Matteo: al primo turno il francese Martin Breysach (6-4 4-6 6-1), poi il canadese Joshua Lapadat (7-6 6-0), quindi l’argentino Juan Bautista Torres (6-4 7-6), per arrivare al match dal sapore di impresa sul campo 9 contro l’americano Emilio Nava, candidato al successo finale di quell’edizione e numero 5 del ranking mondiale, battuto 6-2 2-6 7-6. Purtroppo la marcia di Arnaldi si ferma in semifinale, dove il ceco Jonas Forejtek approfitta della fatica accumulata dal ligure nel turno precedente (6-1 6-3).

L’altro alfiere azzurro protagonista nella conquista dell’Insalatiera d’argento è Lorenzo Musetti. Il 22enne toscano, nella sua carriera da Under 18, ha scalato il ranking fino alla prima posizione mondiale, ottenuta nel giugno del 2019, anno in cui vinse gli Australian Open Juniores.

Al Bonfiglio, l’allievo di Simone Tartarini giocò, appena 15enne, nell’edizione del 2017 – subito eliminato dal francese Maxence Broville (6-3 6-3) – e poi ancora nel 2018 uscendo al 2° turno, battuto dal bulgaro Adrian Andreev (4-6 6-0 6-1), dopo aver superato all’esordio il giapponese Taisei Ichikawa (5-7 6-2 6-1).

Poco male, visto che comunque il talentoso classe 2002 di Carrara riuscì nei mesi seguenti a raggiungere i quarti di finale nel torneo cadetto di Wimbledon e la finale allo Us Open.

Lorenzo Musetti in azione nel 2018 al Trofeo Bonfiglio. Il 22enne toscano, nella sua carriera da Under 18, ha scalato il ranking fino alla prima posizione mondiale, ottenuta nel giugno del 2019, anno in cui vinse gli Australian Open Juniores (foto Francesco Panunzio)

Simone Bolelli partì da Budrio, destinazione Milano, per partecipare – grazie a una wild card – all’edizione del lontano 2003 del Trofeo Bonfiglio (foto Francesco Panunzio)

Se Lorenzo Sonego è l'assente giustificato, visto che non ha praticamente svolto alcuna attività Juniores, l’eterno Simone Bolelli partì da Budrio, destinazione Milano, per partecipare – grazie a una wild card – all’edizione del lontano 2003.

Battuto all’esordio l’inglese Jack Baker (6-2 6-3), venne fermato al 2° turno dal turco Haythem Abid (3-6 6-3 6-4).

Tutto questo senza dimenticare che anche il capitano azzurro, il 42enne Filippo Volandri, calcò i campi di via Arimondi nel biennio 1997/1998, uscendo in entrambi i casi al 2° turno, sconfitto prima dallo statunitense Brian Vahali (7-5 6-0) e poi dall’argentino David Nalbandian (5-7 6-4 6-2).

Merita una citazione, infine, anche Matteo Berrettini, uno dei giocatori che hanno più contribuito al rinascimento del tennis italiano, primo azzurro in finale a Wimbledon e non a caso presente a Malaga a supporto della squadra titolare.

Il 28enne romano, nell’edizione del 2014 (a cui parteciparono anche Andrey Rublev e Daniil Medvedev), uscì al primo turno per mano dell'australiano Harry Bourchier (6-7 6-4 7-5), perdendo un match rocambolesco che aveva già in tasca.

Come ha raccontato lui stesso anni dopo: “Una delle delusioni più grandi della mia carriera Juniores l’ho subita al Trofeo Bonfiglio, quando ho perso una partita sprecando 12 match-point: non ci ho dormito per due notti. Ma quell’esperienza mi ha insegnato molto e da lì ho imparato”.

Ecco perché il torneo milanese è noto anche come 'palestra dei campioni'. Perché su quei campi, in fondo, c'è prima di tutto da imparare.

Il 28enne romano, nell’edizione del 2014 (a cui parteciparono anche Andrey Rublev e Daniil Medvedev), uscì al primo turno per mano dell'australiano Harry Bourchier (6-7 6-4 7-5), perdendo un match rocambolesco che aveva già in tasca (foto Francesco Panunzio)

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