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Berrettini e Musetti: “Tutto è partito dal Lemon Bowl”

I due azzurri ricordano le loro partecipazioni al torneo che festeggia i suoi 40 anni. La storia del classico appuntamento giovanile in un libro

20 dicembre 2023

Matteo Berrettini al Lemon Bowl 2008 (Foto Paolo Pagliai)

Matteo Berrettini al Lemon Bowl 2008 (Foto Paolo Pagliai)

“Mi ricordo i campi, freddi, come solo i giorni di capodanno romani sanno essere. Mi ricordo la paura che saliva durante la camminata verso il campo designato e come tutto cominciasse a prendere forma dopo aver colpito la prima palla. Tutte le paure, i dubbi e le preoccupazioni sparivano e si trasformavano in adrenalina, voglia di vincere, di correre ed esultare”. 

Matteo Berrettini, ex numero 6 del mondo e primo finalista italiano di sempre a Wimbledon, ricorda così il Lemon Bowl, torneo giovanile che festeggia i suoi 40 anni. Lo fa anche attraverso il libro “Lemon Bowl, storie di vita e di tennis”, scritto da Alessandro Nizegorodcew, Matteo Mosciatti e Lorenzo Ercoli, di cui proprio Berrettini ha scritto la prefazione.

Il romanticismo della gioventù e l'importanza dell'aspetto formativo del tennis giovanile sono al centro della prefazione del campione romano. “Sono quello che sono, più o meno forte che sia, i giudizi li lascio volentieri a chi ha voglia di farli, perché mi sono sempre divertito, ho trovato nella sfida e nella lotta contro gli altri, e contro soprattutto me stesso, felicità e grandissimo orgoglio - ha scritto -. Il tennis giovanile ha il difficile compito di insegnare a chi lo pratica, a chi lo allena e a chi lo segue, che perdere è più importante che vincere”. 

Per molti giovani tennisti il Lemon Bowl è il primo torneo 'vero' e già in giovane età lascia il segno. Vale per Ivan Ljubicic, che ha raccontato di aver ricevuto risposte importanti dal suo trionfo nella categoria Under 16 nel 1995, come per Lorenzo Musetti, campione nel 2012 nella categoria under 10.

Libro Lemon Bowl - Foto Antonio Fraioli

"Il tennis mi ha insegnato tante cose, una su tutte l’importanza di credere nei propri sogni, di investire e di fare sacrifici per perseguire i propri obiettivi. Il talento non basta: ti può aiutare fino a un certo punto ma non è sufficiente per arrivare al massimo delle proprie possibilità - ha detto il carrarino -. Quando sei piccolo, invece, l’importante è vivere il tennis con divertimento, passione e gioia. Si passa per giornate negative, ma poi capisci che il tennis è lo specchio della vita: bisogna affrontare gli alti e bassi per uscirne più forte. La voglia di giocare e il piacere nel farlo è la benzina che manda avanti la carriera di ogni sportivo". 

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