Una stagione difficile, la permanenza tra i primi 300 giocatori del mondo e tanta, tanta fiducia in vista del nuovo anno. Gian Marco Moroni traccia un bilancio del proprio 2019. “Mi sono infortunato parecchio nella mia vita e ho imparato a gestire queste situazioni. Quando rientri hai sempre tanti dubbi, quest’anno quando sono tornato avevo dubbi sul dritto che era il colpo che mi faceva sentire più dolore alla schiena. Dovessi dare un voto al mio anno darei un 6 per l’esperienza acquisita. Il secondo anno tra i pro è quello più difficile e in questa stagione l’ho sperimentato sulla mia pelle. Quest’anno ho giocato bene, a parte qualche settimana, ma sono mancati i risultati e quando perdi tante partite al terzo sembra di vedere sempre lo stesso film. Ho fatto fatica dopo Bordeaux, ho provato a tornare in condizione e ci sono riuscito però a Roma mi sono fatto nuovamente male e sono stato costretto ad un nuovo stop. Adesso sto provando a riprendermi e sento di avere margine per le prossime stagioni”.
Le esperienze non sono mancate, comprese quelle nei tornei ATP: “Nelle qualificazioni dei tornei ATP il rischio è quello di potersi fare dei film. Magari hai un turno facile ed inizi a pensare al campo centrale pieno, ai punti che si fanno, ai soldi, e anche questo bisogna impararlo a gestire. Io personalmente adesso penso solo al presente. I giocatori che si affrontano in qualificazioni negli ATP sono quelli dei Challenger, quando ho avuto esperienze con giocatori di livello più alto come Mannarino e Sousa, invece, ho sentito la differenza”.
In conclusione uno sguardo al 2020: “Non ho aspettative particolari per il prossimo anno anche perché crearsele è inutile. Mi metterò con il mio allenatore, il mio preparatore e il mio manager per vedere come affronteremo l’anno, capendo su cosa posso lavorare e quali saranno gli obiettivi a livello tecnico”.