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Coronavirus: ipotesi Australian Open a porte chiuse e tennisti in quarantena

La speranza è che la stagione, per il momento ferma fino al 12 luglio, non salti del tutto. Il peggiore degli scenari sarebbe ricominciare il tennis a livello di Slam da Melbourne nel gennaio 2021

di | 07 aprile 2020

Veduta dei campi di Melbourne Park

L’Australian Open lo scorso gennaio è stato l’ultimo torneo dello Slam giocato prima che scoppiasse la pandemia da coronavirus. La speranza è che la stagione, per il momento ferma fino al 12 luglio, non salti del tutto: si sta valutando di completare la stagione andando oltre novembre e quindi azzerando di fatto l’off season. Ma con Wimbledon già cancellato e US Open e Roland Garros in bilico (lo Slam a stelle e strisce per il momento è confermato, ma i dubbi sono tanti, e quello francese spostato dal 20 settembre al 4 ottobre), il peggiore degli scenari sarebbe ricominciare il tennis a livello di Major proprio da Melbourne nel gennaio 2021. Intanto gli organizzatori stanno già ipotizzando diversi scenari qualora la lotta al Covid-19 non sia stata vinta in tempo. Il governo australiano ha già annunciato che manterrà chiusi i suoi confini dopo la fine delle misure di distanziamento sociale. Intanto Craig Tiley, presidente di Tennis Australia e direttore degli Australian Open, in un’intervista a “The Age” ha dichiarato che tra le ipotesi prese in considerazioni, seppur manchino ancora tanti mesi, c’è anche la possibilità di far giocare il torneo a porte chiuse. Tutti i giocatori provenienti dall’estero, inoltre, potrebbero essere messi in quarantena per un certo numero di giorni negli alberghi di Melbourne non appena arrivati in Australia.

Il direttore degli Australian Open Craig Tiley con Novak Djokovic a Melbourne

LE PAROLE DI TILEY

I tempi straordinari che stiamo vivendo necessitano di una pianificazione flessibile e che esplori un’ampia gamma di opzioni - ha sottolineato Tiley - dobbiamo essere pronti per un mondo diverso e non sappiamo quali misure di sicurezza sanitaria dovranno essere portate avanti anche a medio e lungo termine, quando l’emergenza sarà cessata. Organizzando un evento che dipende strettamente dagli spostamenti internazionali stiamo valutando come organizzarci nel caso fosse necessario un periodo di quarantena per i giocatori appena arrivati in Australia. C’è anche da valutare in quale misura potranno essere consentiti gli assembramenti, in riferimento alla presenza del pubblico sugli spalti. Se dovessero essere vietati o comunque fortemente limitati, dovremmo organizzare un evento fortemente orientato alla trasmissione televisiva”.
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