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Binaghi e il successo di Torino: “Puntiamo in alto, come i nostri giocatori più forti”

Il Presidente della FIT traccia il bilancio delle Nitto ATP Finals 2021, ringrazio lo staff e si gode i complimenti dei massimi dirigenti ATP, dei giocatori presenti e di quelli, come Federer, che hanno seguito il torneo in tv. “Livello tecnico altissimo e un pubblico unico al mondo. L’Italia è stata protagonista dentro e fuori dal campo”. “Di chi è stata l’idea? Del presidente del Comitato ligure”

21 novembre 2021

Livello tecnico altissimo, giocatori italiani grandi protagonisti, pubblico entusiasta, massimi vertici ATP a benedire il successo delle Nitto ATP Finals 2021, prima edizione a Torino: il presidente della FIT Angelo Binaghi tira le somme di una grande successo cominciando dai ringraziamenti.

“Siamo molto contenti di questa nostra prima volta a Torino. Permettetemi: non è mio costume ringraziare lo staff, il nostro e di Sport e Salute, vorrei farlo per la prima volta in 20 anni – esordisce -. Di solito ringrazio persone molto importanti: questa volta voglia partire dalla nostra più giovane segretaria e arrivare al nostro direttore generale, Marco Martinasso, e al direttore generale di Sport e Salute, Diego Nepi. Credo di dover rivolgere loro tutti i nostri ringraziamenti, a nome del Comitato di gestione, del Consiglio federale”.

“Tre manifestazioni di grande livello, una di seguito all’altra, con alcuni problemi seri che abbiamo dovuto affrontare: Milano (Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals n.d.r), Torino (Nitto ATP Final n.d.r), la prossima settimana ancora Torino la Coppa Davis, hanno sottoposto la nostra struttura a uno stress più che doppio rispetto allo standard al quale siamo abituati per gli Internazionali d’Italia. Siamo ancora sottodimensionati, l’abbiamo detto, ma credo che il nostro staff abbia fatto un lavoro egregio. Siamo tutti molti gratificati dai giudizi che abbiamo letto sui giornali questa settimana, primi fra tutti quello di Andrea Gaudenzi, presidente di ATP, quelli degli altri membri del Board, che ho avuto modo di incontrare, e dei giocatori presenti”.

L’altro giorno Zverev, oggi Djokovic dicono che il torneo è stato straordinario, che Torino è bellissima, meglio di Londra. Addirittura giocatori non presenti, come Federer, oggi parlano in termini molto positivi di questa scelta caduta su Torino e del nostro torneo. Addirittura direttori di altri tornei, che con noi non sono mai stati tanto teneri, come Jon Tiriac, un grande esperto di queste manifestazioni, oggi tessono le lodi di questa nuova avventura sui principali giornali italiani. Gente che conosce l’argomento, che capisce che cosa significhi soprattutto organizzare da zero, per la prima volta come abbiamo fatto noi, una manifestazione di questa rilevanza e che ha questa visibilità a livello mondiale. Gente onesta intellettualmente che capisce anche il clima di difficoltà nel quale abbiamo dovuto mettere in piedi questa manifestazione nell’ultimo anno e mezzo”.

Uno spettacolo fantastico

“E’ chiaro che il tennis italiano trarrà un’ulteriore grande spinta per la sua crescita da quello che è stato fatto questa settimana. Da un punto di vista tecnico abbiamo assistito a uno spettacolo fantastico. La semifinale di ieri sera, tra Djokovic e Zverev, è stata di un livello che ho visto poche volte nella mia vita. Anche i match di Sinner, il primo set di Berrettini contro Zverev, tanti altri incontri combattutissimi, credo che rendano onore al livello dei giocatori che hanno partecipato a questa prima edizione".

"Noi italiani siamo stati protagonisti e in campo e fuori. Due giocatori, addirittura, alle Finals: credo che nessuno di noi abbia mai potuto sognare una cosa del genere. Rincorriamo sogni da vent’anni per il tennis italiano, che prima era messo un pochino peggio: ma nessuno di noi ha mai potuto sognare, neanche in un momento di pazzia, di avere alle prime Finals organizzate in Italia due giocatori italiani in campo. Direi anche sfortunati, vedi l’incidente di Berrettini e prima ancora nel sorteggio, poco benevolo, come conferma il fatto che i finalisti sono due giocatori, il n.2 e il n. 3 del mondo, che erano entrambi nel girone di Berrettini. Bisognava capitare nel girone di Tsitsipas, che si sapeva non essere al meglio. Sarebbe stato molto più facile arrivare secondi e quindi qualificarsi per le semifinali".

"Credo che non avremmo rubato niente se, insieme ai tre giocatori che, a mio parere, oggi sono nettamente i più forti del mondo, il quarto fosse stato un italiano. Anche Jannik non è stato fortunato nel match con Medvedev, perso dopo aver avuto due match-ball, situazioni dove la differenza la fa qualche centimetro, qualche millimetro”.  

“Però la vita è così, lo sport è così: abbiamo avuto anche molta fortuna. Ne abbiamo avuta soprattutto giovedì sera, prima dell’inizio della manifestazione. Voi non lo sapete, ma, per fortuna, quel giovedì sera, dopo tanti mesi, ha piovuto a Torino. E la notte abbiamo dovuto mettere delle belle bacinelle in mezzo al campo perché pioveva dentro al Palazzetto. E se non avesse piovuto giovedì, domenica e lunedì giornate per le quali era prevista pioggia e in effetti ha piovuto, avremmo mandato questa bella cartolina in giro per il mondo, con gli incontri fermi per un problema serio. Chissà quante polemiche ci sarebbero state. Ieri sera ho trovato ad aspettarmi in albergo queste persone simpatiche de “Le iene”: pensate che cosa mi avrebbero detto se avessimo mandato in giro l’immagine della bacinella per tutto il mondo"."

Devo dire che, al di là della fortuna per il fatto che abbia piovuto giovedì, c’è stato un prontissimo intervento della società che gestisce il Palazzetto che è intervenuta un giorno intero, ripristinando l’impermeabilizzazione del tetto, addirittura facendo dei lavori in più perché ci fosse la piena praticabilità del palazzetto così come è avvenuto e avete visto, sin dal giorno successivo”.

Siamo stati protagonisti anche fuori dal campo: tutti questi grandi campioni, grandi esperti di tennis mondiale, simboli della storia del tennis, hanno tutti espresso giudizi straordinari sul pubblico, sulla quantità, sul calore e anche sulla correttezza: un pubblico esemplare. Naturalmente abbiamo sofferto, soffriamo, per chi non è potuto entrare".

"Credo di non aver chiarito un concetto che è bene si sappia: il concetto è che abbiamo combattuto come dei leoni, e abbiamo perso, per un 3% in più di capienza che chiedevamo ma che a noi avrebbe portato un danno economico. Il Board dell’Atp a New York, su nostra richiesta, aveva giustamente inteso e poi ci aveva comunicato, di estendere la riduzione del montepremi in caso di riduzione della capienza dell’impianto così come aveva fatto con gli altri Masters 1000 durante l’anno. E una delle soglie, era proprio al 60%. Per noi, batterci per avere quei 3 punti di percentuale in più anziché rimanere fermi alla soglia del 60%, significava, nel caso ci avessero concesso la maggiore capienza, esattamente perdere 1.450.000 dollari. Anche per un solo spettatore in più. Ma cercare di far entrare tutti i possessori di biglietto ritengo fosse giusto anche perché, al di là di questi grandi risultati che stanno facendo i nostri giocatori, il nostro obiettivo deve essere quello della massima diffusione del nostro sport nel nostro Paese e dei valori che naturalmente esprime."

"Credo che ci stiamo riuscendo ma gli spettatori per noi sono fondamentali perché rappresentano il primo gradino verso la pratica del nostro sport: è altamente probabile che se uno viene a vedere il tennis e si appassiona, poi magari lo pratica e diventa anche un giocatore agonista”.

“Comunque la festa continua: domani abbiamo il Gala del tennis con i Supertennis Awards. Premiamo tutti i grandi risultati, tutti gli exploit che hanno fatto i nostri giocatori in giro per il mondo. Poi abbiamo una settimana di Coppa Davis nella quale saranno nostri ospiti anche migliaia e migliaia di bambini. Questa è la nostra nuova frontiera: siamo già la Federazione che più spende nella scuola dell’obbligo. Abbiamo da anni un piano di promozione per il quale spendiamo più di un milione e mezzo di euro ma, ne parlerò con il Consiglio Federale, credo che gli sforzi vadano moltiplicati".

"Andrea Gaudenzi vuole che il tennis sia il secondo o il terzo sport nel mondo, in ogni Paese del mondo. E’ il leader che mancava al tennis mondiale. Noi però in Italia siamo già al secondo posto: puntiamo al primo, insieme al padel. Lo dicono i numeri che dobbiamo puntare in alto. D’altro canto non potrebbe essere altrimenti: dobbiamo dare l’esempio. Non possiamo avere obiettivi e ambizioni inferiori a quelle che oggi hanno i nostri giocatori più forti”.

Jannik Sinner alle Nitto ATP Finals al Pala Alpitour di Torino (foto Sposito)

Le cose da migliorare

"Miglioramenti per il futuro a Torino? La lista è lunghissima. La dimostrazione che sappiamo migliorare l’abbiamo data, negli anni, con gli Internazionali d’Italia. Una prima cosa che mi viene in mente è la ristorazione, per il pubblico in generale. Ma quando abbiamo progettato la manifestazione non era possibile sapere quanto pubblico avremmo avuto: il 100% o il 25% come a Roma o le porte chiuse? Alla fine abbiamo optato per una soluzione “compatta”, che con il 60% ci ha creato qualche problema. Se l’anno prossimo avremo la capienza piena dovremo rivisitare completamente il ‘site’ e tanti servizi andranno completati o implementati. Ho visto anche file un po’ troppo lunghe davanti ai bagni”.

“Dovremo adeguare la nostra struttura, perché dopo le difficoltà tipiche del primo anno adesso viene la parte divertente. Ora la fideiussione è salva, perché va ricordato che dovevamo rendere conto a dei signori che sono stati fantastici nel collaborare con noi ma hanno una nostra fideiussione di 44 milioni e mezzo di dollari. Ora il futuro è salvo, trarremo grandi energie per sviluppare il tennis in Italia ma soprattutto potremo divertirci perché ora abbiamo una base di grande successo e con l’aiuto di tutte le persone di buona volontà vogliamo far crescer la manifestazione di anno in anno, come abbiamo fatto con Roma, fino a lasciare tutti a bocca aperta".

Biglietti e incassi

"Non abbiamo ancora i dati precisi perché dobbiamo fare ancora i conti di quello che dovremo rendere, rimborsare. L’ordine di grandezza è quello di cui si era parlato alla vigilia del torneo: nonostante due mesi di chiusura, quest’estate, della biglietteria avevamo incassato 11 milioni e mezzo di euro con i biglietti più 3 milioni e mezzo di Corporate.  Quindi avevamo ampiamente superato i 15 milioni di euro di incasso di biglietteria. In un anno normale dovremmo arrivare a superare i 20 milioni".

"Quest’anno, per ovvi motivi, sono mancati molti spettatori dell’estero: basti pensare solo che Nitto era solita organizzare la sua Global Conference in occasione delle Finals, con 1000 invitati dal Giappone. Quest’anno, per i problemi della pandemia, non hanno portato nessuno. Li aspettiamo per le prossime edizioni".

La vice presidente della FIT, Chiara Appendino

Di chi è stata l’idea di portare le Nitto ATP Finals in Italia

"C’è stata polemica in questi giorni e a me sarebbe piaciuto evitarla. Diciamo che l’esternazione del presidente del CONI Malagò è la dimostrazione del nostro successo. Io non l’ho mai sentito dire che una cosa è stata una sua idea quando il risultato è negativo. Per definizione il presidente del CONI ha sempre idee splendide. Quindi il fatto che abbia rivendicato questa idea delle Finals a Torino lo prendo come un grande complimento: a noi, all’organizzazione, al tennis italiano. Quello che è successo è strano. Agli Internazionali d’Italia non invitiamo nessuno, nessuna autorità. Non inviamo una sola lettera. L’unico che si arrabbia è il presidente Malagò. Questa volta lo abbiamo invitato, perché potevamo, come Comitato di Gestione, Consiglio federale, con la vice presidente Chiara Appendino, che per noi qui a Torino è come la padrona di casa. Per tutta risposta, invitato da noi “a cena”, metaforicamente parlando, attacca la padrona di casa: una caduta di stile. Credo che magari le stesse cose le avrebbe potute dire in un altro momento: sarebbe stato più carino”.

“Comunque visto che sulla paternità di questa idea è la seconda volta che si torna, è giusto citare dei dati, fare chiarezza: il primo a che ha pensato a questa “follia”, questo “mostro”, come lo definisco io, che abbiamo realizzato, è stato il presidente del Comitato regionale Liguria della FIT, Andrea Fossati che nell’agosto del 2018 si trovava in vacanza in Corsica. E che ebbe la sciagurata idea di chiamarmi per dirmi che aveva ricevuto una “soffiata” e mi informava (io ne ero completamente all’oscuro come non poteva non esserne all’oscuro il presidente Malagò) che l’ATP stava per indire una gara per il quinquennio successivo, a partire dal 2021, per l’attribuzione dell’organizzazione delle ATP Finals. Se fosse stato uno qualunque gli avrei detto: grazie per la battuta, lasciami stare in pace in vacanza. Siccome è uno che parla poco e quando dice qualcosa merita una risposta, chiamai Sergio Palmieri per verificare la notizia a livello ATP”.

“Gli chiesi di indagare perché dovevamo dare una risposta e perché inserirci in questa vicenda poteva farci fare un’esperienza di queste gare cui non avevamo mai partecipato e far vedere al mondo che il tennis italiano finalmente c’era e aveva le risorse e le capacità per “far finta” di pensarci. Questo è successo in agosto 2018. Poi personalmente, a margine di una Giunta nazionale, che si svolse fuori Roma successivamente, andai dal presidente del CONI ad informarlo che avevamo avuto questa notizia, che ci stavamo preparando, che avremmo proposto Torino perché era l’unica sede possibile con un palazzetto dalle dimensioni adeguate per fare questa esperienza. Ovviamente in quel momento, un paio di mesi successivo rispetto alle telefonate di agosto, il presidente del Coni era totalmente all’oscuro, come lo ero stato io un paio di mesi prima, di questa possibilità. Dopodichè spero di poter avere, nell’ambito della verità delle cose vere e delle opinioni legittime, un buon rapporto con la nostra autorità vigilante. Nel frattempo, oltre a ringraziare Comune e Regione per il supporto che ci hanno dato, tengo a dire che non dimenticheremo mai Chiara Appendino. Volevo anche farle fare oggi la premiazione, per ringraziarla simbolicamente, ma lei è una persona discreta e non ha voluto. Senza di lei oggi non saremmo qui".

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