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L’incredibile rinascita del tennis in Italia: anche la stampa argentina esalta il nostro sistema

Un ampio articolo su La Nacion, storico quotidiano di Buenos Aires, mette in evidenza i risultati degli azzurri agli Us Open e spiega come siano frutto del grande lavoro della Federazione Italiana Tennis, esempio da imitare per tutte le altre a livello mondiale

07 settembre 2022

Matteo Berrettini (foto Getty Images)

Matteo Berrettini (foto Getty Images)

Su “La Nacion”, storico quotidiano di Buenos Aires ( fondato nel 1870) è comparso ieri un ampio reportage da New York di Sebastian Torok, prima firma del tennis in Argentina. Partendo dalla presenza di due italiani nei quarti di finale del torneo maschile degli Us Open per la prima volta nella storia, Torok ricostruisce la genesi di questo nuovo splendore azzurro, risalendo con l’aiuto del tecnico Eduardo Infantino alle iniziative tecniche e promozionali che la Federazione Italiana Tennis ha messo in atto nell’ultimo ventennio per rilanciare l’attività ai massimi livelli. Il nostro modello è indicato come quello da imitare per tutte le altre federazioni tennistiche mondiali. Qui di seguito la traduzione integrale dell’articolo.

 

US Open. L'incredibile rinascita del tennis in Italia: segreti e strategie per riportare l'interesse ai fasti del “boom” e aumentarlo

Sinner e Berrettini, arrivati nei quarti di finale a Flushing Meadows, sono la punta di diamante di un movimento che si basa sulla competizione continua e sulla grande diffusione dello sport. Anche un argentino ha avuto un ruolo importante

“L'Italia ha riscoperto il tennis. Lo vedo quando faccio il pieno di carburante. Prima mi salutavano dicendomi soltanto: 'Ciao e arrivederci'. Adesso mi chiedono di Sinner o di Musetti, se l'Italia potrà vincere la Coppa Davis o se avremo un numero 1 del mondo”. L'aneddoto di Paolo Bertolucci, campione del tennis azzurro degli anni '70, raccontato sul Corriere dello Sport, spiega meglio di qualsiasi altra cosa cosa abbia risvegliato lo sport delle racchette in un Paese che vive da sempre per il calcio.

I tempi del tennis romantico, con giocatori che sembravano star del cinema (Nicola Pietrangeli, Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, lo stesso Bertolucci) e una vittoria in Coppa Davis (nel 1976, in Cile, sotto la dittatura di Augusto Pinochet), hanno lasciato l'asticella molto alta. Oggi, però, il tennis italiano è tornato ad essere grande protagonista. Mese dopo mese, torneo dopo torneo, i giocatori italiani - molti dei quali giovani - formati in diverse regioni del Paese sono protagonisti di una crescita virtuosa e inarrestabile. Cinque giocatori nella Top 65 ATP, alcuni in posizioni di spicco: Jannik Sinner (n.13), Matteo Berrettini (n.14), Lorenzo Musetti (n.30), Fabio Fognini (n.60) e Lorenzo Sonego (n.63). Quindici si trovano tra il n.100 e il n.200 nel ranking ATP e cinque giocatrici figurano nella Top 100 della WTA: Martina Trevisan (n.27), Jasmine Paolini (n.56), Lucia Bronzetti (n.59), Camila Giorgi (n.67; figlia di un ex combattente alle Malvinas) ed Elisabetta Cocciaretto (n.99). Numeri che indicano chiaramente la rotta intrapresa e che raggiungono (e in alcuni casi addirittura superano) i record ottenuti solo a quei tempi.

Agli US Open in corso si è verificato un fatto eccezionale: per la prima volta nella storia del torneo (nato nel 1881) due italiani si sono qualificati per i quarti di finale nella stessa edizione. Sinner e Berrettini, i due protagonisti, hanno raggiunto entrambi i quarti di finale anche all'ultimo Australian Open.

"Il tennis italiano ha tutte le carte in regola per brillare nei prossimi dieci anni", afferma Fognini, "veterano" 35enne arrivato al n.9 nel ranking mondiale e ancora attivo sul tour, oggi testimone privilegiato dell'evoluzione di fenomeni come Sinner (21 anni), Berrettini (26) e Musetti (20). I risultati e le prospettive del tennis italiano non sono casuali. Non c'è improvvisazione o un destino fortunato. Dietro al successo c'è una ricerca meticolosa, una strategia ambiziosa progettata dal Presidente della Federazione Italiana Tennis (FIT) dal 2001, Angelo Binaghi, e da un team di ex giocatori ed allenatori esperti che hanno potenziato il lavoro prodotto da ogni regione; tra questi anche un argentino, Eduardo Infantino (ex allenatore di Juan Martín del Potro e David Nalbandian, tra gli altri), nel ruolo di direttore generale dei diversi centri di formazione. Mettere in ordine i conti, generare un forte legame tra gli allenatori privati ??e la Federazione, avere un numero costante e continuo di tornei nelle diverse categorie e creare un canale televisivo per diffondere lo sport sono stati alcuni dei segreti che hanno portato il tennis azzurro dove è oggi.

Al momento, non c'è un altro Paese che offre così tanti tornei ed eventi come l'Italia. A livello ATP si disputano in Italia le ATP Finals (a Torino, città subentrata a Londra dal 2021) e le Next Gen ATP Finals (a Milano), più i nuovi tornei di Firenze e Napoli, che il prossimo ottobre si terranno al posto dei tornei cinesi annullati. Nel Challenger Tour, i tornei professionistici appena sotto il tour maggiore, in Italia si contano 28 tornei distribuiti tra gennaio e settembre (l'Argentina, pur avendo mostrato dei progressi ultimamente, ne ha organizzati sei). Per le donne, nel WTA Tour l'Italia ha il torneo di Palermo (categoria 250) e tre WTA 125: a Gaiba, in Veneto (su erba), e due su terra battuta, a Bari e Parma. Oltre a tutti questi eventi, restano unici gli storici Internazionali d'Italia, al Foro Italico (torneo combined), che dal punto di vista economico rappresentano anche una fonte di introiti molto importante per la FIT.

E che dire in merito agli (ex) Futures, la terza categoria di tornei Pro, chiave per la crescita delle basi? L'Italia presenta 24 tornei ITF maschili (tra M25 e M15) distribuiti nell'arco dell'anno (sono 24 in tutto il Sud America; sette in Argentina). E 27 eventi per le donne (tra W15, W25 e W60). In una stagione sono 24 gli eventi di quest'ultima categoria in Sud America (sette in Argentina). Da aprile a ottobre, l'Italia ospita dieci tornei juniores. E, inoltre, chiude l'anno ospitando anche nove gare di tennis in carrozzina (nello stesso periodo se ne contano tredici nella regione sudamericana). Gli italiani già riuscivano a gestire le distanze non così importanti con gli altri centri tennistici di spicco in Europa; il poter gareggiare all'interno del Paese rappresenta un altro aiuto fondamentale.

Quando Binaghi ha iniziato il suo lavoro, la Federazione era praticamente in bancarotta, non avevano nemmeno i soldi per fare i tornei. A poco a poco, grazie alla programmazione, tutto è cresciuto fino a diventare la federazione meglio gestita al mondo. Binaghi è stato di larghe vedute, strategico, flessibile e innovativo. Ha coinvolto diversi settori e gli introiti sono cresciuti", racconta Infantino a La Nacion, a New York. La massima autorità della federazione italiana ha 62 anni, è stato un tennista discreto, nel 1982 ha raggiunto il 16° posto a livello nazionale, e ha una laurea in ingegneria.

Il Centro di Preparazione Olimpica di Tirrenia, in provincia di Pisa, un complesso di 43 ettari destinato alla preparazione tecnico-fisica del tennis d'élite e gestito dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), è stata la spina dorsale per la rinascita del tennis in Italia. Tirrenia costituiva la base operativa nella quale erano supervisionati gli altri 19 centri regionali (in Lazio, Sardegna, Piemonte, Emilia-Romagna, tra gli altri) e luogo dove i giocatori - di tutte le categorie - tornavano per svolgere test ed allenamenti di vario tipo (lavori tecnici, atletici, controlli medici). “Al Centro Nazionale sono arrivati ??da diverse parti del Paese, Musetti, Sinner, Berrettini.... tutti. La Federazione controllava tecnicamente i calendari, la preparazione fisica, che tipo di lavoro facevano. Allenatori privati, ad esempio (Riccardo) Piatti che era con Sinner, ci hanno presentato il programma e il lavoro è proseguito insieme”, spiega Infantino (attuale allenatore dell'americano Brandon Nakashima, una collaborazione che dirige insieme a Franco Davin), che per undici anni è stato supervisore di tutti i centri regionali.

Quando tutta l'Italia era stata riunita con questo progetto, si è cominciato ad usare l'altra strategia, quella del decentramento, con l'obiettivo di far crescere ogni giocatore in casa, cosa molto importante dal punto di vista personale”, aggiunge Infantino. “È successo con Berrettini: Vincenzo Santopadre, il suo allenatore da quando aveva undici anni, ha lavorato su di lui a Roma nel loro club ma poi ha dovuto dimostrare a Tirrenia che il lavoro era fatto bene. Avevano l'obbligo di venire ad allenarsi con noi in alcuni periodi. Era un sistema per stare insieme, ma senza che i ragazzi uscissero di casa. E se gli serviva qualcosa, la Federazione gliela dava: campi, preparazione fisica, palle, sparring. Ma hanno dovuto passare una supervisione tecnica a Tirrenia. Il sistema ha iniziato a crescere e non abbiamo perso nessun giocatore. Martina Trevisan, quest'anno semifinalista al Roland Garros, aveva praticamente smesso di giocare, dava lezioni di tennis e doveva essere recuperata. È successo, e così con molti altri”.

La Federazione italiana si è focalizzata molto sulla preparazione atletica. Il livello di preparazione fisica è stato alzato a dismisura. È un altro dei segreti. È stato creato un sistema in cui, tra gli altri, Horacio Anselmi (esperto preparatore fisico argentino) era tra i responsabili e ci ha aiutato moltissimo con il centro itinerante che avevamo una volta in Argentina, dove siamo venuti con i giocatori per fare la preseason”, afferma Infantino, entrando nei dettagli. “Si trattava di aiutare ogni giocatore. Ad esempio, i giocatori più indietro in classifica, fino al 500° posto, sono stati invitati al centro, pagati per vitto e alloggio e utilizzati come sparring partner per gli juniores, fino a 16 anni. Li abbiamo anche aiutati con inviti ai tornei Futures in cambio di quelle sessioni di allenamento che hanno finito per alzare il livello dei più piccoli. In sostanza abbiamo scambiato un servizio con un altro. Cominciava a consolidarsi un sistema unitario e questo ha portato i progetti a decollare. Ad esempio, quando Berrettini vinse uno dei suoi primi tornei juniores, a Salsomaggiore (nel 2014), io c'ero. Sinner ha giocato molto poco nelle competizioni giovanili, è andato direttamente a quelli professionistici. Musetti ha fatto un lavoro misto, ma rispettiamo sempre le decisioni dell'allenatore, purché continuiamo a lavorare insieme. Tutto questo sviluppo è merito del lavoro degli allenatori privati unito alla strategia di sistema della Federazione”.

Un'altra decisione importante, soprattutto per la promozione dello sport della racchetta, è stata la creazione di Super Tennis TV, una piattaforma FIT attiva 24 ore su 24. Il canale ha iniziato le trasmissioni nel 2008 con una rievocazione della vittoria della Coppa Davis del 1976. Da allora, Super Tennis è cresciuto fino a diventare una delle emittenti sportive più seguite in Italia. Attraverso la TV, il web e i cellulari trasmette in diretta più di ottanta tornei dei più importanti circuiti internazionali. “È stato geniale, perché tutti hanno iniziato a guardare il tennis gratis”, aggiunge Infantino.

Oggi il tennis in Italia è diventato un settore ambito, per giocatori e allenatori nati nel Paese, ma anche per gli stranieri. In molti sono attirati dai vantaggi che altre federazioni non hanno o non possono fornire, come l'Associazione Argentina di Tennis. Ne sono un chiaro esempio Franco Agamenone di Cordoba (29 anni, 125° in classifica) e i fratelli Luciano Dardieri (20 anni; n.177) e Vito (14 anni; una grande promessa) che, sostenuti dal denaro, infrastrutture e contratti di abbigliamento, gareggiano sotto bandiera italiana. Come se la presenza dell'Italia sul tour non fosse già abbastanza nutrita, il Presidente dell'ATP è italiano: Andrea Gaudenzi (n.18 nel 1995).

“Questo momento dove renderci davvero orgogliosi. Tutti i giocatori italiani sono davvero molto bravi e ne stanno arrivando altri da dietro. Si è creato un ambiente davvero salutare per il tennis in Italia. Ci divertiamo quando ci alleniamo insieme, ci aiutiamo a vicenda a raggiungere i nostri obiettivi e penso che questo sia qualcosa fondamentale per il tennis”, afferma il romano Berrettini. La maggior parte di loro è unita da una chiara identità e trascorre la maggior parte del tempo presso la Federazione, senza distrazioni.

Filippo Volandri, n.25 in singolare nel 2007, è capitano della squadra di Coppa Davis da gennaio 2021, in sostituzione di Barazzutti, in carica ininterrottamente dal 2001. La squadra di Billie Jean King Cup (ex Fed Cup) è guidata da Tathiana Garbin (n.22 nel 2007). E anche Paolo Lorenzi (n.33 nel 2017) è coinvolto nel lavoro della Federazione.

Oltre a conquistare l'“insalatiera” 46 anni fa, l'Italia è arrivata seconda nella più antica competizione a squadre per sei volte. Pietrangeli è il tennista che detiene il record di più incontri giocati in Coppa Davis (164). Nella ex Fed Cup, le giocatrici azzurre hanno vinto il trofeo quattro volte (2006, 2009, 2010 e 2013). In singolare, Francesca Schiavone è stata la prima italiana a vincere un Grande Slam (Roland Garros 2010), seguita cinque anni dopo da Flavia Pennetta (US Open 2015, battendo in finale la connazionale Roberta Vinci). Prodezze, cartoline e record che esaltano un tennis italiano che oggi è tornato in prima pagina e che suscita senza dubbio l'invidia (e l'esempio da imitare) di quasi tutte le federazioni tennistiche mondiali.

                                                                                                                                                                                       

(Da "La Nacion" del 6 settembre 2022, traduzione di Marco Mazzoni)

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