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Il 18enne di Pesaro dopo il suo terzo titolo ITF a Madrid si racconta al ‘Resto del Carlino’: “Ho raccolto quanto seminato in settimane di lavoro intenso: in campo più aggressività e misura. Grazie alle persone che ho accanto ho trovato una nuova strada e spero mi porti lontano”
23 settembre 2021
Non c’è due senza tre, recita il detto di saggezza popolare. Detto e fatto: Luca Nardi tre mesi dopo il trionfo nel 15mila dollari di Genova ha fatto di nuovo centro, mettendo tutti in fila nel 25.000 dollari di Madrid, sulla terra indoor, così da cogliere il suo terzo titolo nel circuito professionistico (il primo lo aveva vinto lo scorso anno a Sharm El Sheikh).
Un risultato che, lunedì prossimo quando i punti verranno conteggiati in classifica, gli consentirà un balzo di un’ottantina di posizioni, migliorando sensibilmente il suo attuale best ranking al 526° posto (al momento è virtualmente numero 447). Insomma, segnali importanti nel percorso di maturazione del 18enne talento di Pesaro, sulle cui qualità tecniche non ci sono dubbi tra gli addetti ai lavori.
“La serenità è riconquistata definitivamente. Ho trovato una nuova strada e spero che mi porti lontano – le parole di Nardi intervistato da Luigi Luminati per l’edizione pesarese del Resto del Carlino -. Qualcuno ha una visione limitata del Nardi giocatore. lo ho vinto soprattutto lontano da Pesaro. Dopo il torneo di Pardubice, Repubblica Ceca, tornerò ad allenarmi a Pesaro per poi partecipare al Challenger di Napoli. Cosa è cambiato? A parte la maggiore età, non molto. In realtà dopo settimane di lavoro intenso finalmente ho raccolto quanto ho seminato”.
Luca attribuisce i meriti a diverse componenti. “Del mio allenatore Francesco Sani, del mio staff, della mia famiglia, della mia ragazza Martina. Ognuno ci ha messo dal suo. Per farmi allenare meglio e per avere una tranquillità come ragazzo e come giocatore. Nel risultato di Madrid c'è soprattutto questo”.
Abbinato anche a un diverso atteggiamento in campo: “Più aggressività e più misura da parte mia. E' stata una settimana molto positiva, dove il senso dei due concetti ha permesso di ottenere vittorie importanti contro avversari forti come gli iberici. Il servizio è entrato spesso anche nei momenti più difficili di partite complicate. Che cosa ha funzionato meglio? E' difficile dirlo, però non pensavo solamente al risultato come qualche volta mi è accaduto. Pensavo di più alle cose che dovevo fare e agli obiettivi quotidiani da raggiungere. La cosa importante è il processo di crescita individuale. Con la capacità di rendersi conto di come si lavora e perché”.
Nel corso del torneo Nardi ha eliminato avversari quotati, come al secondo turno lo spagnolo Roberto Ortega-Olmedo, primo favorito del seeding (64 62 lo score), o in finale il tedesco Louis Wessels, quarta testa di serie (75 62).
“In effetti è stata una settimana giocata ad un livello più alto del solito, che non sono riuscito a tenere sempre. L'importanza del servizio anche nella finale? In realtà devo dire che ho servito mediamente meglio del recente passato. La battuta è un colpo su cui sto lavorando particolarmente. E vedere che il lavoro produce frutti ha un suo peso, positivo”.
Il giovane marchigiano non si culla comunque sugli allori, visto che dalla capitale spagnola è subito volato in Repubblica Ceca, per disputare il torneo ITF da 25mila dollari di Pardubice (terra battuta), dove è sesta testa di serie e al debutto ha fatto suo per 62 76(7) il derby tricolore con Omar Giacalone.
La classica prova del nove, ricca di insidie, perché dopo un successo mantenere alta intensità e livello di gioco nell’appuntamento successivo, in un’altra località e con differenti condizioni, è una delle prove più difficili nel tennis. Ma chi aspira a trovare posto all’università della racchetta deve passare anche da questi esami di maturità.