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'Bufalo' Moroni stende anche Rune: finale a Milano

Nel penultimo atto dell'ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS il 23enne romano elimina il Next Gen danese, secondo favorito del torneo: domenica (live SuperTennis alle 16.30) per il suo primo titolo challenger sfiderà l'argentino Coria, n.1 del torneo

26 giugno 2021

Gian Marco Moroni Milano Challenger

Un diritto in corsa di Gian Marco Moroni (foto Peluso)

Gian Marco Moroni si è qualificato per la finale dell'ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS, challenger ATP (montepremi 44.820 euro) che si conclude domenica sui campi in terra battuta dell’ASPRIA Harbour Club di Milano.

Il 23enne giocatore romano (n.257 ATP), in tabellone con una wild card e ottava testa di serie, dopo aver sconfitto all'esordio 62 63 il croato Viktor Galovic (n.333 ATP), al secondo turno 63 64 il qualificato brasiliano Orlando Luz (n.326 ATP) e nei quarti per 63 75 il croato Duje Ajdukovic (n.297 ATP), anch’egli proveniente dalle qualificazioni, si è imposto per 76(4) 61, in un'ora e 40 minuti di gioco, sul Next Gen danese Holger Vitus Nodskov Rune (n.236 ATP), secondo favorito del seeding.

Sono trascorsi cinque anni dall'ultima vittoria azzurra in questo torneo: allora fu Marco Cecchinato, che iniziò un percorso che lo avrebbe portato addirittura in semifinale al Roland Garros. Proverà a imitarlo "Jimbo” Moroni, bravissimo a conquistare la sua terza finale Challenger dopo quelle (entrambe perdute) a Mestre 2018 e Roma-Garden 2019. Non è stata una settimana semplice, ma lui l'ha fatta sembrare tale superando ogni difficoltà. E contro Rune ha giocato la miglior partita del torneo, sigillata dal fantastico rovescio lungolinea con cui ha chiuso il tie-break del primo set. Un colpo che ha tagliato definitivamente le gambe al danese, che nel secondo set è rimasto in campo soprattutto per onor di firma. Ancora numero 1 del mondo junior (anche se ormai gioca solo tra i “pro”), Rune ha pagato la fatica del giorno prima, in cui era sopravvissuto a una maratona contro Pedro Cachin. “Ma ci sono tanti meriti di Gian Marco – dice coach Fabio Gorietti, con lui a Milano – perché Rune gioca molto bene ed era difficile trovare un buco nel suo gioco. La nostra idea era spingere, tenere in mano il gioco, farlo muovere e impedirgli di prendere l'iniziativa. Sul piano tattico, pensavamo di giocare palle alte sul dritto e poi attaccarlo sul rovescio, oltre ad allungare gli scambi perché sapevamo che avrebbe potuto essere stanco”. A parte i primi tre giochi (3-0 Rune in avvio), Moroni ha eseguito il compito alla perfezione. Ha ricucito lo svantaggio, poi i due hanno lottato spalla a spalla fino al tie-break. A differenza di Cachin, l'azzurro ha mostrato sin dal primo punto la sua presenza agonistica e ha messo in un angolo Rune.

Il diritto di Holger Rune (foto Peluso)

Il rovescio di Gian Marco Moroni (foto Peluso)

Quando è arrivato a Foligno, Moroni mi ha colpito perché ha tre caratteristiche che mi piacciono molto – dice Gorietti – è un generoso, un combattente che dà tutto quando sta in campo. Per questo, ci si può lavorare bene; dal punto di vista tecnico era molto migliorabile e questo mi ha fatto capire che certe armi, già buone, potevano diventare ottime; e poi sa vincere le partite, altra qualità che apprezzo molto. Sin da subito abbiamo verificato i suoi margini mettendolo di fronte a compiti diversi, e lui ha mostrato notevoli capacità di adattamento. In quel momento, abbiamo pensato di poterlo condurre a una classifica molto alta”.

Moroni è stato al massimo numero 209 ATP, mentre a Milano si è presentato in 257esima posizione. “Sul medio termine non puntiamo tanto alla classifica, quando alla costanza di rendimento – precisa Gorietti, che lo allena insieme a Federico Torresi, altrettanto importante nel progetto – deve ancora assimilare concetti nuovi ed è soggetto ad alti e bassi. Abbiamo fatto un lungo lavoro di officina, in cui abbiamo sistemato la macchina: mi aspetto che a breve vada a pieno regime e riesca a produrre una performance standard, in modo da crearsi un'identità come giocatore. Sul lungo termine, mi auguro che possa imitare altri giocatori italiani e trovare i top-100. Noi ci crediamo fino in fondo. Ci vorrà pazienza, poi quando ci arriveremo le cose cambiano e bisogna rivedere un po' tutto”

Moroni sembra davvero aver intrapreso il sentiero che potrebbe portarlo laddove spera. Vincere a Milano sarebbe un passo significativo, anche sul piano mentale, perché il romano non è troppo abituato ad alzare trofei. “Vincere un torneo significa che sei stato continuo e hai fatto le cose per bene per dieci giorni – continua Gorietti – per me, giocare bene significa provare a vincere in qualsiasi condizione. Ci sono momenti in cui senti male la palla, sei stanco... In questi giorni Jimbo ha capito che stare dentro le difficoltà è un modo per affrontarle. Non è fuggito, c'è stato dentro e i risultati si sono visti. Se questa caratteristica rimarrà, è davvero un grande passo in avanti. Penso a Nadal: a Barcellona giocò un brutto primo turno, poi però ha giocato una finale fantastica contro Tsitsipas. Il punto di riferimento deve essere quello”.

A proposito di riferimenti, la carriera di Moroni dovrà necessariamente svilupparsi anche su superfici diverse dalla terra battuta. “Credo che possa avvicinarsi a questo rendimento anche sul veloce, ha assimilato un modo di muoversi che gli permetterà di giocare bene anche lì. Inoltre può servire molto bene: contro Rune lo ha fatto nel secondo set, vincendo agevolmente i suoi turni di servizio, senza dare all'altro la sensazione di poter calare. Migliorando le percentuali, può fare ottime cose anche sul cemento all'aperto. Per l'indoor è un altro discorso - conclude Gorietti - ma al giorno d'oggi i campi davvero rapidi sono praticamente scomparsi”.

La grinta di Gian Marco Moroni (foto Peluso)

Federico Coria non ha tradito. Al momento di lasciare Prostejov, laddove si è imposto la scorsa settimana, ha detto che avrebbe cercato di fare il bis a Milano. Per adesso è stato di parola, centrando un posto in finale senza perdere un set. Il match contro Hugo Grenier (n.265 ATP), è stata semplice routine per l'argentino (n.89 ATP), primo favorito del torneo, vincitore col punteggio di 64 63. A parte qualche difficoltà in avvio, in cui è stato sorpreso dagli attacchi del francese, ha gestito con agio gli scambi, mostrando una fantastica fase difensiva, aiutata da due gambe rapidissime.

La sfida tra Coria e Moroni avrà una suggestione in più: alle spalle della Spagna (4 titoli), Italia e Argentina sono le nazioni più titolate dell'ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS, con tre titoli a testa. Chi vincerà, dunque, darà una spinta decisiva alla sua nazione in questa speciale classifica. L'appuntamento è alle 16.30, anche in diretta TV su SuperTennis, per un match davvero affascinante. Non sarà il primo scontro diretto tra i due, perché Coria e Moroni si sono già affrontati due anni fa a Perugia e si impose l'italiano in tre set.

L'argentino Federico Coria (foto Peluso)

I cechi Vit Kopriva e Jiri Lehecka, vincitori del doppio a Milano (foto Peluso)

La finale sarà aperta al pubblico, che potrà accedere all'impianto con l'acquisto dei Coupon Hospitality messi a disposizione dagli organizzatori, che garantiranno un'esperienza “full” all'interno del club, senza limitarsi alla visione dell'incontro.

Nel frattempo si è concluso il tabellone di doppio, con la vittoria a sorpresa dei cechi Vit Kopriva e Jiri Lehecka, al loro terzo torneo in coppia, bravi a battere 6-4 6-0 i ben più esperti Tristan Samuel Weissborn e Dustin Brown.

 

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