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La rimonta di Pellegrino, che si riprende il futuro

A 15 anni, nel 2013, vinceva il torneo Avvenire di Milano, diventando immediatamente una promessa su cui puntare. Otto anni più tardi, il pugliese Andrea Pellegrino sembra ben avviato verso il suo primo obiettivo: l'approdo fra i top 100. Con un segreto chiamato casa

26 aprile 2021

Andrea Pellegrino

Il rovescio bimane di Andrea Pellegrino (foto Magni/MEF)

Nel 2013, quando aveva soltanto 15 anni, il suo nome entrò per la prima volta nelle cronache tennistiche dalla porta principale: Andrea Pellegrino aveva appena vinto il torneo Avvenire all'Ambrosiano di Milano, l'internazionale Under 16 che vanta un albo d'oro degno di uno Slam. E allora venne persino naturale crearsi – da spettatori – delle discrete aspettative, e vedere in lui (quando ancora l'Italia attendeva i suoi campioni) un futuro salvatore della patria.

Ma 15 anni sono davvero troppo pochi per leggerci dentro il futuro di un giocatore, per quanto talento ci possa essere nel braccio del personaggio in questione. Così Andrea, da Bisceglie, continuò a crescere ma allontanandosi piano piano da quello scomodo ruolo di promessa che si era imposto a forza grazie al successo di Milano. Con il primo titolo Challenger conquistato a Roma, Pellegrino si riprende oggi a 24 anni quell'avvenire rimasto per un po' appeso a una crescita tecnica che non andava di pari passo con i risultati.

Andrea Pellegrino (foto Magni)

Eppure il gioco, quello, c'è sempre stato: un tennis di pressione che dava (e dà ancora) il meglio sulla terra, ma che tutto sommato gli lascia margini di crescita anche su altre superfici. Adesso il pugliese è tornato alle origini, è tornato ad allenarsi a Bari insieme a Vincenzo Carlone, e piano piano la fiducia si è ristabilita, a scapito di un ranking che fino a poco tempo fa era ancora troppo deficitario in rapporto alle aspettative. Nell'ottobre del 2020 era arrivato il primo squillo, in Sardegna, nell'Atp 250 spuntato nella pandemia sui campi del Forte Village.

Lì Pellegrino aveva superato le qualificazioni e battuto all'esordio Stefano Travaglia, prima di arrendersi a Lorenzo Musetti. Un primo segnale concreto del cambiamento che stava maturando, e un passo deciso dentro ai top 300 Atp. Con la vittoria nel Challenger della Capitale arriva un altro balzo di una cinquantina di posti, e i top 200 non sono più un miraggio. Sembra nulla, invece è tutto: è la possibilità di giocare le qualificazioni degli Slam, è una chance reale – non ipotetica – di arrivare lassù con i grandi.

Così si può riprendere il filo, si può riprendere a sognare da quei 15 anni e dalle immagini di un'adolescenza dedicata totalmente a quello sport così amato e così poco riconoscente, almeno fino all'altroieri. “Dopo anni – ha detto il pugliese – sono tornato nella mia terra, e questo mi dà tranquillità. Ognuno fa il suo percorso, il passaggio che porta al Tour maggiore e poi eventualmente fra i top 100 è diverso per ognuno, fare paragoni non ha senso, non è il caso”. Esattamente, fare paragoni non ha senso. Come non aveva senso smettere di credere in uno che ha solamente 24 anni.

E allora Pellegrino deve soltanto godersi questo momento, questa carriera finalmente lanciata dopo che per alcuni anni era rimasta impantanata in partite possibili perse per poco, in tanti dubbi, in una tensione che a volte sfociava in incontri buttati a forza di errori. Adesso è tutto diverso. Non è un caso, del resto, che a Roma siano arrivate quattro vittorie su cinque in rimonta. Anzi, di più: dominando, dopo aver perso il primo set.

Andrea Pellegrino guarda con espressione perplessa il campo

È accaduto al primo turno con il canadese Steven Diez, e sembrava un caso. È capitato di nuovo con l'austriaco Sebastian Ofner, e allora si è capito che non era una coincidenza. Quando pure il ceco Vit Kopriva si è beccato un sonoro 6-1 6-1 mentre già pregustava la finale al termine del primo set, si è capito che questo Pellegrino ha una tale fame che quando gli altri si adagiano per qualche minuto, lui riesce a mettere il turbo e vola via.

Così, lungi dal preoccuparsi, di fronte al francese Hugo Gaston che si prendeva la consueta frazione iniziale, il pugliese deve aver pensato che quello di rimontare tutti era il destino della sua settimana. Ha preso a macinare come nelle giornate precedenti, ha messo in un angolo una delle promesse più importanti del tennis francese, e ha finito per conquistare il trofeo. In totale, Pellegrino ha concesso 30 game nei primi set delle sue partite, sedici game nei restanti due parziali. Una statistica impressionante.

Certo è un Challenger, seppure molto competitivo. Certo i top 100 sono ancora lontani. Ma la vittoria di Pellegrino è un segnale per lui e per tutti gli italiani che ancora non hanno raggiunto i loro connazionali fra i migliori 100 del mondo. Lo spirito di emulazione, da sempre dà una mano alle grandi scuola d'Europa e del mondo.

Adesso alcuni campioni li abbiamo pure noi, ed è logico e naturale che alle loro spalle gli altri si accorgano che sono forti pure loro, che uno spazio per emergere e andare a ingigantire la valanga azzurra c'è, c'è eccome. Pellegrino ha tutta la carriera davanti per prendersi quello che non si è preso nei primi sei anni di professionismo. Sta a lui convincersi del tutto di essere maturo per il salto definitivo.

Andrea Pellegrino (foto Magni)

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