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Il titolo a Biella è il primo da papà per Andreas, che a 37 anni si riporta fra i primi cento ATP dove entrò per la prima volta nel maggio 2005: “Orgoglioso dell’alto livello mantenuto così a lungo. Avere accanto moglie e figlia mi aiuta ad esprimermi al meglio. Però l’anca mi limita sempre più: prossima settimana mi fermo per un nuovo trattamento”
di Gianluca Strocchi | 16 marzo 2021
Vincere un titolo nel circuito regala sempre una sensazione forte, farlo per la prima volta da papà, proprio sotto gli occhi della moglie Michela e della figlioletta Liv, nata poco più di un anno fa, deve essere un’emozione speciale.
Andreas Seppi c’è riuscito domenica a Biella, sul veloce del Palapajetta, dove lasciando appena tre game in finale al britannico Liam Broady ha messo in bacheca il suo decimo trofeo a livello challenger, tornando al successo un anno e mezzo dopo aver firmato il torneo di Cary, negli Stati Uniti.
“Proprio a Biella avevo giocato uno dei miei primi Challenger nel 2002, grazie alla wild card che mi venne concessa da Cosimo Napolitano – ricorda il giocatore di Caldaro – Ci conosciamo praticamente da una vita e mi sento di ringraziare lui e tutto il suo staff per la perfetta organizzazione e il gran lavoro fatto, che ci permette di pensare al tennis in sicurezza. Anche perché questo ha consentito che potessi portare con me mia moglie e la nostra bimba: averle vicine mi dà ulteriore tranquillità e mi aiuta ad esprimermi meglio anche in campo. E’ stata una settimana impegnativa, ma anche molto bella e chiusa in modo davvero speciale proprio perché avevo loro accanto a me”.
Un risultato che è anche una rivincita personale per Andreas, dopo il Covid-19 contratto a novembre e poi un inizio di stagione un po’ complicato.
“Ho preso il virus quando ero a casa in America e non in giro per tornei. Per una settimana è stata abbastanza tosta, con febbre, perdita del gusto e tutti gli altri sintomi. Comunque poi mi sono ripreso bene, anche se l’ho passata a mia moglie e alla bimba. Anche per tale ragione ho dovuto iniziare in ritardo la preparazione off season e così in Australia non è andata proprio come avrei voluto. Alla luce di tutto ciò ho preferito venire a giocare per alcune settimane a Biella, che potevo raggiungere in auto e dove potevo stare insieme a Michela e Liv, anziché andare da solo a disputare le qualificazioni a Doha o Dubai ad esempio, in un periodo in cui affrontare viaggi aerei non mi entusiasma, per i motivi che tutti sappiamo. Del resto, dopo il lockdown ho faticato e avevo bisogno di disputare qualche match in più per trovare continuità. E considerando che mi piace giocare su questa superficie indoor tra gli obiettivi principali c’era quello di raccogliere il maggior numero di punti possibili per tentare di rientrare tra i primi cento del mondo, anche nella prospettiva di essere in tabellone al Roland Garros e a Wimbledon, tenendo conto che poi da qui in avanti non ho granché in scadenza in termini di classifica”.
Missione compiuta, insomma, anche con un doppio regalo di compleanno con qualche settimana di ritardo: con il titolo nella città piemontese Seppi, nato il 21 febbraio 1984, festeggia infatti il ritorno fra i primi cento della classifica mondiale (è salito al numero 96, guadagnando 11 posizioni), dove carta d’identità alla mano di più attempati di lui ci sono solo i 39enni Roger Federer e Feliciano Lopez e l’altro spagnolo Fernando Verdasco (novembre ’83).
L’altoatesino è entrato per la prima volta in Top 100 a metà maggio 2005, riuscendo a chiudere qualcosa come 15 stagioni consecutive (2005-19) in questo club d’elite del circuito. E per dieci anni di fila Andreas è rimasto ininterrottamente nei primi cento, dal 9 luglio 2007 al 26 giugno 2017, togliendosi la soddisfazione di entrare tra i top 20, con un best ranking alla 18esima posizione mondiale a fine gennaio 2013 dopo gli ottavi agli Australian Open.
Davvero uno straordinario esempio di continuità ad alti livelli, in un circuito altamente competitivo come quello della racchetta.
“Sinceramente non avrei mai immaginato di essere a 37 anni ancora protagonista nel tour internazionale misurandomi con avversari che spesso hanno almeno dieci o persino quindici anni in meno di me – ammette il veterano azzurro - anche se poi non è che uno ci pensi più di tanto. A fine stagione si tirano le somme e si riparte in vista della successiva. Di certo l’età media dei tennisti si è alzata e fra i top 100 ci sono sempre più over 30.
Il segreto per questa mia longevità? Sicuramente è stato decisivo non aver avuto gravi infortuni, a parte il problema all’anca con cui da anni ormai devo convivere, ma ho sempre lavorato in un certo modo. E sono orgoglioso della continuità di rendimento che sono riuscito a tenere nella mia carriera: tante stagioni di seguito in Top 100 significano aver mantenuto un alto livello di gioco. Lo dice in modo chiaro l’aver partecipato fin qui a 62 Slam in tabellone principale, quarto in questa speciale classifica, il dato che ricorderò più volentieri anche quando smetterò”.
Nel palmares di Seppi figurano tre titoli ATP, conquistati su altrettante superfici diverse: nel 2011 sull’erba di Eastbourne, l’anno seguente a Belgrado (terra) e a Mosca (cemento indoor). Senza dimenticare il trofeo in doppio alzato a Dubai nel 2016 insieme all’altro azzurro Simone Bolelli.
“Vincere un torneo è un momento dal fascino particolare, anche se probabilmente il primo resta il ricordo indelebile a cui sono più legato. E poi ci sono delle singole partite che a livello di emozioni vissute restano impresse dentro, in particolare il successo su Wawrinka a Roma, nella straordinaria atmosfera creata dal pubblico del Foro Italico, o quelli su Federer in Australia e su Nadal a Rotterdam. O anche qualche bel match in Coppa Davis, con i brividi che solo rappresentare il tuo Paese sa dare. Spero un giorno di avere modo di rivedere quelle partite e magari raccontarle a mia figlia…”.
Ma non è ancora giunto quel momento anche se negli ultimi tempi il problema all’anca si fa sentire in maniera sempre più fastidiosa.
“L’età per cominciare a pensare anche ad altre cose ci sarebbe pure, però adesso mi piace dedicare tante attenzioni a Liv e da papà ogni giorno si impara qualcosa di nuovo. Dal punto di vista fisico sono due-tre mesi che faccio fatica perché sento pizzicare l’anca e quindi questo non mi permette di allenarmi al massimo della intensità, ripercuotendosi anche sulla competitività a un certo livello. Ad esempio non posso spingere il servizio come vorrei, però la settimana scorsa negli altri fondamentali riuscivo a colpire bene la palla. Una volta terminato il quarto challenger a Biella, mi fermerò per sottopormi a due infiltrazioni all’anca, non le solite che effettuo ogni anno, ma qualcosa di più complesso, che richiederanno uno stop di 5-6 settimane. Per i programmi aspettiamo quindi di vedere l’efficacia di questo trattamento: spero ovviamente di poter partecipare agli Internazionali d’Italia, sempre che le condizioni fisiche lo consentano, perché giocare con il dolore non è il massimo. Da un po’ ho stretto i denti – conclude Andreas – tuttavia non intendo certo ritrovarmi poi a quarant’anni a dover zoppicare dopo aver lasciato il tennis”.
I 10 SUCCESSI CHALLENGER DI ANDREAS SEPPI
Bergamo 2008: +Julien Benneteau (FRA/59) 26 62 75
San Marino 2009: +Potito Starace (ITA/105) 76 26 64
Kitzbühel 2010: +Victor Crivoi (ROU/229) 62 61
Bergamo 2011: +Gilles Muller (LUX/91) 36 63 64
Mons 2011: +Julien Benneteau (FRA/73) 26 63 76
Ortisei 2013: +Simon Greul (GER/260) 76 62
Ortisei 2014: +Matthias Bachinger (GER/157) 64 63
Canberra 2018: + Marton Fucsovics (HUN/85) 57 64 63
Cary 2019: + Michael Mmoh (USA/186) 62 67(4) 63
Biella 2021: + Liam Broady (GBR/170) 62 61
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