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Per le attesissime sfide al Roland Garros dei Next Gen azzurri i consigli doc del capitano di Davis, da giocatore capace di sconfiggere Djokovic e Nadal: “In ogni caso da queste partite si impara davvero tanto”
di Gianluca Strocchi | 06 giugno 2021
Tre tennisti italiani negli ottavi di uno Slam è una prima volta nella storia, mai verificatasi nell’Era Open. E se il ritiro ufficializzato da Roger Federer consente a Matteo Berrettini di staccare per la prima volta il pass per i quarti del Roland Garros, lunedì, in una giornata di quelle che, comunque vada, rimarranno impresse nella mente degli appassionati (e chissà, forse, anche negli annali), Lorenzo Musetti e Jannik Sinner sfidano nientemeno che Novak Djokovic e Rafael Nadal, ovvero due dei fuoriclasse che hanno scritto e ancora scrivono la storia del tennis.
Una giornata da brividi, quella che si appresta a regalarci lo Slam parigino, non solo perché all’insegna del Tricolore ma anche e soprattutto per un intrigante confronto generazionale. E allora chi meglio di Filippo Volandri, attuale capitano di Coppa Davis e Direttore Tecnico Nazionale, può raccontarci quel che si sente dentro quando trovi dall’altra parte della rete campioni di questa caratura.
“Si prova innanzitutto un senso di responsabilità, quel giusto mood per poter innalzare il proprio livello – sottolinea il livornese, 40 anni il prossimo 5 settembre – e fornire una prestazione al massimo. Perché sono proprio questi campioni della racchetta che ti spingono ad alzare l’asticella in campo, nella consapevolezza che non puoi permetterti le benché minima sbavatura. Sono sfide di grande fascino, che servono ai Next Gen azzurri per capire quanto manca per arrivare al top, l’obiettivo a cui ambiscono. E comunque vadano a finire lasceranno dunque delle sensazioni importanti in prospettiva futura”.
Arrivato a un best ranking di numero 25 del mondo nel luglio 2007, da giocatore Volandri è riuscito a sconfiggere una volta i “Big 3” della racchetta. E allora, se fosse in panchina nelle vesti di capitano, che consigli darebbe ai talenti emergenti azzurri?
“E’ il primo confronto per lui con il numero uno del mondo e si tratta di uni di quei match che ti mettono a nudo, in cui devi riuscire a fare bene ogni cosa per evitare di finire stritolato dall’intensità e dal ritmo di Novak. Nel senso che a Lorenzo non basterà affidarsi al suo grande talento e alla sua mano, ma dovrà sforzarsi di essere lui a fare la partita: quindi piantare i piedi in campo e cercare di dettare i ritmi, pure con variazioni certo, come smorzate e attacchi, anche a costo di commettere errori.
Comunque vada, un incontro da cui Musetti può imparare molto, a cominciare da come rispondere, perché non si può permettere di farlo da lontano dando tempo e campo a Djokovic. Non ha sicuramente nulla da perdere e quindi mi aspetto da lui un atteggiamento propositivo: è un test assai probante, di quelli che dicono a che punto sei e quanto ti serve ancora per colmare il gap con i migliori del circuito”.
“Si sono affrontati già due volte, lo scorso anno nei quarti proprio a Parigi e a maggio al secondo turno degli Internazionali BNL d’Italia, quindi si può dire che ora Sinner lo conosce meglio. Credo che la strategia per contrastare un campione come Nadal sia quella di rischiare, muovendo per primo la palla ed evitando di insistere troppo sulle diagonali, cosa che Jannik sa fare bene ma che non crea grossi problemi a Rafa, anche per il suo essere mancino.
Ho visto la partita a Roma accanto a Piatti e lo stesso Riccardo suggeriva al suo giovane allievo di variare l’angolo. E ritengo che sia una tattica da adottare anche nel servizio, come direzioni e anche tipologia di palla, cercando di non dare troppi riferimenti allo spagnolo. Qualunque sia l’esito della sfida, mi auguro di vedere Jannik alla fine meno deluso rispetto al Foro Italico e con maggiore consapevolezza dei suoi mezzi: capisco bene che credeva tanto nell’impresa, ma ricordiamoci tutti che ha solo 19 anni e diamo insomma tempo al tempo…”.
Questi i suggerimenti da panchina di Volandri. Ma da capitano e uomo di riferimento azzurro dal punto di vista tecnico, alla luce dell'approdo di Berrettini nei quarti senza giocare, si accontenterebbe di un "fifty fifty" lunedì? “Sono discorsi che non mi piacciono, io spero che possano vincere tutti gli italiani. Sarebbe un giorno di svolta per il tennis mondiale? Beh, credo che da diverse settimane a questa parte i media stiano scrivendo di pagine storiche per il tennis italiano visto che i nostri giocatori arrivano in fondo ai tornei con continuità, anche nei Masters 1000. Per come sono fatto io preferisco andare con i piedi di piombo, senza ricorrere a toni trionfalistici, ma dando priorità al lavoro – conclude Filippo, pure lui assai curioso di quella che sarà la risposta del campo - che è alla base di questi risultati sicuramente molto positivi”.