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Volandri e Starace, il terzo Millennio azzurro

In occasione del centenario dell’Italia in Coppa Davis ripercorriamo, con cadenza settimanale, tutti i giovedì fino all'8 settembre, la storia del tennis nostrano attraverso i grandi eventi del tennis azzurro e i personaggi cardine delle varie epoche, che hanno caratterizzato anche le squadre nella massima competizione mondiale per nazioni del nostro sport

di | 07 luglio 2022

Filippo Volandri e Potito Starace in occasione del match di Coppa Davis Italia- Bielorussia del 2010

Filippo Volandri e Potito Starace insieme in occasione del match di Coppa Davis Italia- Bielorussia del 2010

Potito Starace e Filippo Volandri sono stati i leader della nazionale all’alba del terzo millennio, una nazionale che raccoglieva l’eredità di tre semifinali e una finale da giocatori imperfetti ma di qualità, capaci di alzare la voce anche nei quartieri alti, però caratterialmente irrequieti e ribelli, e quindi protagonisti di burrascosi rapporti con la dirigenza federale, a scapito dell’immagine del movimento. Gli azzurri chiamati della nuova FIT a rappresentare il paese non solo sotto il profilo tennistico ma anche comportamentale raggiungono vette e risultati diversi ma traghettano la nuova Federazione e quindi il tennis italiano tutto verso una nuova dimensione.

Ci sono giocatori che si sono fatti amare in modo particolare, al di là dei risultati, per l’umanità, per l’anima che hanno buttato in campo, ritagliandosi l’etichetta di “giocatore da Davis”. Che vuol dire tantissimo perché premia proprio i più generosi, quelli che per la bandiera superano i limiti e sforano nell’epico. Uno di questi è Potito Starace da Cervinara (Avellino), classe ’81 come Federer cui dava consigli da junior su dove andare in vacanza in estate in Italia. Poto con l’orecchino e la bandana da pirata, con quella faccia un po’ così, una maschera a metà fra sofferenza e sarcasmo, sul circuito ATP ha offerto sprazzi di ottimo giocatore d’attacco ed ha toccato il numero 27 del mondo di singolare (40 in doppio) ma non ha mai vinto un torneo di prima fascia, malgrado 4 finali e 11 titoli Challenger. 

Potito Starace, qui in maglia azzurra, vanta un best ranking di n.27 del mondo

Bloccato e poi frenato da problemi cronici alla schiena e anche dall’amore per la vita, fino al forzato stop dell’agonismo nel 2015, coinvolto nello scandalo scommesse, tuttora in attesa dell’ultimo giudizio.

La sua gemma, e insieme la sua disperazione, è legata al 2004: al Roland Garros entra per la prima volta in un tabellone Slam attraverso le qualificazioni e poi supera Tursunov, Grosjean e manca due match point contro Safin, prima di arrendersi al quinto set.

Quindi debutta in Davis contro la Polonia vincendo entrambi i singolari e contribuendo al passaggio dell’Italia nel gruppo I.

L’anno dopo vince i suoi singolari contro Lussemburgo e Marocco ed è l’eroe della promozione ai play-off per il Gruppo Mondiale del 2006. Che però salta per una frattura al braccio. Riappare da protagonista nel 2007, ma soprattutto nel 2008 salva l’Italia a Montecatini portando due punti contro la Lettonia di Gulbis, e si batte sia in singolare che in doppio fino al 2012. Aprendo poi un nuovo capitolo nel padel.

Dopo l’agonismo, Filippo Volandri non ha mai staccato la spina dal tennis e si è dedicato animo e corpo al ruolo di allenatore prima e direttore tecnico Fit e capitano di coppa Davis poi, senza abbandonare, in parallelo, i panni di talent tv.

Per amore del suo sport, certo, ma anche per quel qualcosa di incompiuto nel suo percorso tennistico: lui sa che poteva andare oltre il numero 25 del mondo, poteva evadere dalla terra rossa ed esprimersi alla grande anche sul cemento, poteva vincere altri tornei oltre Sankt Polten e Palermo, poteva prendersi altre soddisfazioni al di là di quegli indimenticabili Internazionali d’Italia del 2007, quando eliminò da numero 1, Roger Federer, e riporto un azzurro in semifinale.

Come gli suggeriva, da manager, Diego Nargiso, avrebbe dovuto fermarsi e rifondare il servizio, che è sempre stato il suo tallone d’Achille. Peccato perché è stato un bell’atleta naturale, con un ottimo rovescio e un diritto che ha migliorato negli anni.  

Filippo Volandri ha giocato 17 partite con la maglia azzurra in Coppa Davis, vincendone 10

In Coppa Davis, Volandri è stato il simbolo della ricostruzione del nuovo consiglio federale guidato da Angelo Binaghi all’alba del 2000.

Il livornese, classe ’81, ha esordito nel 2001 contro la Finlandia, indoor, perdendo contro Nieminen, ma ha poi battuto Goran Ivanisevic sulla terra di Roma in 5 set e, insieme al coetaneo Starace, ha tenuto su le sorti dell’Italietta, con la serietà del ruolo di numero 1 che deve comunque scendere in campo anche quando non è in condizioni fisiche perfette.

Come contro la Polonia nella sfida organizzata nel 2004 nel suo circolo di Livorno. Quando cede in 5 set a Kubot e affida a Potito il compito di salvare la squadra sul 2-2 nel drammatico singolare contro Fyrstenberg.

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