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La romana, superate due operazioni alla caviglia che avevano messo a rischio i suoi sogni, a 22 anni ha vinto il primo titolo ITF: “Speciale la torta al cioccolato con cui mi ha accolto nonna. Dopo il ritiro del mio idolo Sharapova avevo smesso di seguire il tour fino agli US Open, folgorata da Emma”
di Gianluca Strocchi | 05 ottobre 2021
Alla settimana di fine estate da applausi dell’Italtennis al femminile ha contribuito anche lei: domenica 19 settembre, poche ore prima dei trionfi di Jasmine Paolini nel WTA 250 di Portorose e Martina Trevisan a Valencia (ITF da 80mila dollari di montepremi), Chiara Catini ha conquistato infatti il suo primo titolo nel circuito professionistico. La 22enne romana si è aggiudicata il torneo ITF da 15.000 dollari di Sozopol, in Bulgaria, cittadina di circa cinquemila abitanti sulla costa sud del Mar Nero.
Un successo tutt’altro che banale, se è vero che si è imposta in rimonta, per 46 76(5) 63, sulla slovena Nastja Kolar, prima favorita del tabellone, annullando anche un match point sul 5-3 nel secondo set prima di ribaltare l’inerzia della sfida e regalarsi una di quelle giornate che non si dimenticano, facendo emozionare chi da casa, nella Capitale, seguiva con trepidazione l’incontro sul live score.
“E’ stata una partita talmente strana come andamento che non ho realizzato fino in fondo subito che avevo centrato il mio primo titolo – ammette la giocatrice capitolina – e solo dopo qualche giorno sono riuscita a gustarmi appieno il successo. Avevo di fronte una giocatrice dotata davvero di una grande mano e in grado di contrastare il mio tennis in accelerazione con continue variazioni di ritmo, alternando smorzate, colpi stretti e pallonetti. Una situazione complicata per me, tanto che solo dopo aver salvato il match point e averla riagganciata sul 5-5 ho cominciato veramente a crederci. Avevo iniziato con l’idea di comandare gli scambi e farla muovere, ma mi sono resa conto che non era una tattica efficace, così ho provato a darle meno angoli e farle toccare sempre più palle. Una volta recuperato il secondo set, è salita la mia convinzione e nel terzo, dopo aver perso la possibilità del 3-3, la Kolar è un po’ calata e così sono riuscita a cogliere qualcosa a cui tenevo tantissimo, anche perché non ero mai andata oltre i quarti a livello ITF e quindi nei turni precedenti avevo sentito un po’ di pressione”.
Una prima volta che rappresenta anche una vittoria contro il destino per Chiara, fin qui rallentata nella sua crescita agonistica da una serie di problemi fisici, che avrebbero anche potuto far svanire i sogni di diventare una giocatrice.
“Nel 2017 ho subito un primo infortunio alla caviglia che mi ha costretta a star ferma per più di un anno e alla fine mi sono dovuta operare – racconta – con tante complicazioni e incertezze sul futuro. Tornata in campo, ho vinto subito il titolo di campionessa regionale in singolare e doppio, ad ottobre 2018, così da vedere la luce in fondo al tunnel. Invece a dicembre di quello stesso anno sono ricominciati i problemi alla caviglia, avevo dolore e non riuscivo ad allenarmi. E a febbraio 2019 ho dovuto accettare di sottopormi ad un nuovo intervento: lacrime e disperazione mentre guardavo la mia caviglia con 30 punti di sutura. La riabilitazione è stata faticosa, ma mi sono sforzata ogni giorno di pensare positivo. E quando ho ripreso, la voglia di giocare, lottare e competere erano ancora maggiori…”.
Ad aiutare la giovane romana, cresciuta respirando tennis fin da piccolina (madre e padre sono maestri e praticano questo sport anche i fratelli Daniele e Niccolò), è lo staff del TT Vianello che, dopo i tre anni passati ad Anzio all’Accademia dei fratelli Piccari, la affianca ormai da un paio di stagioni nel tentativo di recuperare il tempo perduto.
“Sono seguita da tutti i punti di vista e sono molto contenta. Da subito è nato qualcosa di speciale e inspiegabile con tutto il team: Massimo Vianello, Antonello Regina e Marco Martizi mi stanno aiutando a crescere sia a livello fisico che mentale oltre a quello tecnico. In particolare adesso sto lavorando molto sul costruire il punto in maniera aggressiva per andare a chiudere in avanti, a rete, dove devo trovare ancora maggiore confidenza. Ma è la strada da percorrere per compiere un ulteriore step in un circuito in cui tutte ormai sono solide come colpi e ben preparate dal punto di vista atletico”.
Del resto, fin da ragazzina Chiara ha avuto dei modelli ben precisi.
“Mi sono sempre ispirata a Maria Sharapova e ad Ana Ivanovic come tipo di gioco, aggressivo e in costante spinta, a volte pure esagerando, e ho vissuto emozioni speciali nel poterle vedere dal vivo a Roma agli Internazionali - racconta -. Basti dire che dopo il loro ritiro non sono più riuscita a seguire il circuito femminile. Almeno fino agli ultimi US Open, quando mi sono appassionata alle imprese di Leylah Fernandez ed Emma Raducanu: ho visto solo le loro partite, soffermandomi sulle caratteristiche del loro tennis e in certi casi cercando di riproporre, con le debite proporzioni, alcune situazioni messe in pratica da loro. E devo confessare che per la giovane britannica è stata una sorta di folgorazione, anche perché solo fino a qualche tempo fa frequentava il tour ITF. Mi sono interessata alla sua storia personale e l’ho presa un po’ a riferimento per il mio desiderio di ulteriore crescita”.
In tal senso potrebbe rappresentare uno spartiacque la vittoria in Bulgaria, che merita giustamente una dedica speciale. “A mia nonna, l’unica in famiglia che non ha a che fare con il tennis, ma che sa sempre trovare le parole giuste in ogni circostanza. E la torta al cioccolato, la mia preferita, con cui mi ha accolto al ritorno è stata qualcosa di speciale per condividere questo bel momento”, ammette Chiara, attesa a un autunno ricco di impegni.
“Disputo la serie A2 con il Bal Lumezzane, club per cui gioco dallo scorso anno. Mi hanno accolto subito benissimo, siamo un gruppo giovane e ben affiatato, guidato da un capitano esperto e carismatico come Alberto Paris. Speriamo davvero di poter toglierci delle soddisfazioni.
Tra un match e l’altro del campionato cercherò comunque di inserire ancora qualche torneo ITF, perché quando si è in fiducia fermarsi è la peggior cosa da fare. Ho sempre creduto di avere un livello di gioco competitivo per il circuito professionistico ma non ero ancora riuscita a sbloccarmi per dimostrarlo nei fatti, dopo questo risultato mi auguro di avere più consapevolezza nei miei mezzi per trovare quella continuità che fa la differenza, anche e soprattutto in termini di classifica.
Uno degli obiettivi che ci siamo ripromessi è quello di entrare nelle prime 500 del ranking WTA a fine anno, sarebbe utile per impostare una programmazione di un certo tipo, però potrei accontentarmi anche di arrivare nelle prime 600 entro il 2021, per poi guardare avanti”.
Proprio guardando avanti, la romana nata il 17 luglio 1999 ha idee chiare anche in ambito extratennis, pur conservando un sogno nel cassetto.
“Fin da quando ho cominciato con la racchetta il desiderio in fondo al mio cuore è sempre stato quello di vincere uno Slam e Wimbledon è il mio preferito, capisco di sognare in grande ma visto che non costa nulla… Al di fuori di questo sport mi piacerebbe studiare scienze dell’alimentazione, però facendo l’atleta professionista non posso frequentare e seguire le lezioni universitarie on line costa davvero troppo, non me la sento di chiedere alla mia famiglia altri sacrifici dopo quelli sostenuti per il tennis. Magari più avanti nel tempo, se riuscirò a migliorare in classifica così da guadagnare qualcosa in più – l’auspicio finale di Chiara - deciderò di iscrivermi”.