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Federico comincia la preparazione ‘off-season’ allo Stampa Sporting Torino, seguito da Fabio Colangelo: “Aspettando notizie sull’Australia tanta carica per questa nuova avventura, puntando a iniziare forte il 2021. Ma ‘bolle’, mascherine e distanziamento non si dimenticano”
di Gianluca Strocchi | 01 dicembre 2020
Tanta voglia di gettarsi alle spalle un anno dalle mille sfaccettature, che sarà impossibile dimenticare anche e soprattutto per quel che è accaduto fuori dal campo, con ripercussioni pesanti però anche sullo sport e dunque sul tennis. E’ il sentimento che anima anche Federico Gaio nel momento di archiviare una stagione che definire particolare è il minimo.
“Un 2020 cominciato con l’Australia in fiamme e proseguito poco dopo con l’emergenza coronavirus che ha sconvolto tutto il pianeta e quindi anche il nostro mondo – ricorda il 28enne di Faenza riavvolgendo il nastro della memoria -. Il circuito internazionale si è fermato a inizio marzo e per come si erano messe le cose è già andata bene che l’attività sia ripresa ad agosto e si sia potuto giocare altri tre-quattro mesi, dopo i due iniziali, una prospettiva che a un certo punto pareva impossibile. Certo, non è proprio quello che un professionista si aspetta avvenga quando pensa a un’annata ma è giusto prendere il positivo da questa situazione guardando anche quel che è accaduto ad altri sport”.
Salvo assestamenti per i risultati dell’ultima settimana di challenger, il giocatore romagnolo chiude il 2020 al 137° posto ATP, dopo aver toccato a febbraio il proprio best ranking, al numero 124.
“Dopo un avvio così così il successo nel challenger di Bangkok mi ha fatto avvicinare alla Top 100, peccato che lo stop causa pandemia sia arrivato proprio nel momento in cui non avevo punti da difendere in classifica. Nel complesso, tuttavia, non mi posso lamentare: anche dopo la ripresa ho giocato abbastanza bene e, considerando che sono uno a cui piace mettere nelle gambe tante partite, lo stesso può dirsi anche per il finale di stagione, a parte qualche torneo indoor”.
Più che qualche exploit tennistico, comunque, nella mente di Gaio restano impresse alcune situazioni che si è trovato a vivere per la prima volta.
“La ‘bolla’ di New York è stata la prima e quindi fa sicuramente specie, ma anche quella a Parigi per il Roland Garros ad ottobre, molto più pesante da sopportare. A differenza degli US Open, dove dall’organizzazione erano stati previsti spazi all’aria aperta, con un maxischermo e la possibilità di mangiare nel rispetto delle distanze di sicurezza, nella capitale francese non c’erano spazi all’aperto in hotel ma solo al circolo: ci si sentiva quasi in carcere, come in gabbia. E pure le mascherine da indossare sempre e il distanziamento sociale, o l’assenza di pubblico, sono aspetti che non si possono dimenticare tanto facilmente…”, confessa Federico, che come tutti i colleghi attende con una certa ansia notizie certe riguardo al calendario e in particolare agli Australian Open.
“Ad oggi l’unica vera certezza è che non ci sono certezze – afferma con una battuta amara – Sappiamo che ci sono contatti quotidiani fra ATP, Federazione australiana che organizza lo Slam e governo locale, non intenzionato a mollare sui 14 giorni di quarantena. L’indicazione dello Stato del Victoria è che fino all’inizio di gennaio nessuno può entrare nel Paese se non è residente, per cercare di gestire il ritorno di tanti australiano per le festività natalizie e di fine anno. Su questa base credo sia molto probabile lo slittamento del torneo di un paio di settimane, però ci è stato detto di non prenotare ancora biglietti aerei e alberghi fino a quando non ci sarà ufficialità sulle date e il format. Già, perché al momento non si sa se ci saranno o meno le qualificazioni e questo, con la mia attuale classifica, è determinante sull’affrontare o meno la trasferta Down Under. Nelle ultime ore addirittura è uscita l’ipotesi di disputarle in un altro continente. Inoltre Tennis Australia punta ad avere anche il pubblico, sebbene a capienza ridotta, prendendo spunto da un importante evento sportivo in calendario a fine dicembre, proprio vicino a Melbourne, che avrà comunque spettatori”.
Nonostante queste incognite, martedì 1 dicembre il faentino comincia la preparazione off season, con una significativa novità.
“Il mese scorso ho interrotto la collaborazione con Daniele Silvestre e il preparatore atletico Umberto Ferrara, che hanno deciso di dedicarsi a un altro progetto, e quindi farò base a Torino, allo Stampa Sporting, seguito da Fabio Colangelo. Punto di riferimento importante sarà anche il preparatore atletico Riccardo Zacco, e un prezioso aiuto verrà da Danilo Pizzorno con la sua video-analisi. Inizio con tanti stimoli questa avventura, nello stesso circolo in cui si allena Lorenzo Sonego con il suo coach Gipo Arbino, club che ospiterà anche gli allenamenti dei protagonisti delle ATP Finals e dunque in vista di quell’appuntamento sta per attrezzarsi anche con impianti ancora più moderni”, sottolinea Gaio, quanto mai determinato in vista del 2021.
“L’intenzione è quella di arrivare bello carico fin dall’inizio dell’anno per puntare a partire bene e sfruttare poi quei mesi in cui non ho scadenze in termini di punti. Obiettivi? L’ingresso tra i primi cento del mondo è la priorità, io lavoro sempre per arricchire il mio bagaglio tecnico-tattico oltre che atletico, e risultati e classifica ne sono una conseguenza. Spero davvero di riuscire a compiere questo ulteriore step – l’auspicio finale di Federico – imitando quanto sono già stati capaci di ottenere altri giocatori italiani”.