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Occhi di tigre, ordine tattico e pannolini: il mix rilancio di 'Ceck'

Marco, tornato in Top 100 con un finale di stagione positivo, guarda con rinnovate ambizioni al 2021: “Grazie a mio figlio Edoardo e a Max Sartori ho ritrovato il mio tennis e la voglia di soffrire. Obiettivi? Rivivere quelle emozioni per cui ho affrontato tanti sacrifici”

di | 05 dicembre 2020

Un primo piano di Marco Cecchinato (foto @lapresse)

Un primo piano di Marco Cecchinato (foto @lapresse)

Può apparire un’affermazione persino paradossale, però il lockdown e la lunga sosta forzata causa pandemia gli hanno fatto bene. Non è un caso, infatti, se la ripresa del circuito ha restituito un Marco Cecchinato ben diverso da quello che aveva iniziato l’anno ancora in piena spirale negativa dopo un 2019 che dalla primavera in poi – a metà aprile era arrivato alla 16esima posizione mondiale, suo best ranking - gli aveva regalato solo bocconi amari e sempre più dubbi, andando man mano ad intaccare certezze e autostima accumulate in una stagione magica come quella 2018.

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Ho cominciato il 2020 davvero male, con tante eliminazioni al primo turno fra gennaio e febbraio, conseguenza di brutte partite – riconosce il 28enne tennista di Palermo riavvolgendo il nastro della memoria – Non avevo per niente buone sensazioni in campo e facevo tanta fatica anche fisicamente. E così a inizio marzo ho deciso di rimettermi in discussione e tornare a lavorare con Massimo Sartori, che mi aveva allenato quando ero diciassettenne a Caldaro e poi avevo ritrovato a Bordighera da Riccardo Piatti. E’ stato un cambiamento forte, un taglio netto con il recente passato, ma che ho voluto con tutto me stesso: essere uscito dai primi 100 del mondo dopo il torneo di Buenos Aires, che dodici mesi prima avevo vinto, mi rodeva davvero tanto. E dentro di me morivo dalla voglia di rispondere con i fatti a chi chiedeva qual era il vero Cecchinato, se quello della semifinale al Roland Garros 2018 o quello che non riusciva più a vincere…”.

Il tennis però si è fermato e si è dovuto armare di pazienza il siciliano lavorando sodo nelle strutture del TC Vicenza, dove lo stesso tecnico veneto è tornato a fare base.

Sei mesi senza competere sono stati un periodo assai faticoso, specie per uno come me che non ha mai avuto infortuni seri e quindi non abituato a uno stop così lungo – riconosce Marco – Però grazie a Sartori e al preparatore atletico Massimiliano Pinducciu li abbiamo saputi gestire in maniera ottimale. Pur  non sapendo se e quando sarebbero ripresi i tornei, il primo mese mi sono allenato mattina e pomeriggio 6 giorni su 7, con tanta intensità ma al tempo stesso ritrovando il gusto di divertirmi in campo e nell’allenamento fisico, poi grazie anche a delle intelligenti variazioni adottate, come il calcetto o altre situazioni, siamo riusciti ad evitare l’eccessiva ripetitività e quindi che diventasse pesante sul piano mentale. Una delle cose più importanti è stata quella di convincermi che non avevo disimparato a giocare a tennis. Abbiamo insomma lavorato per rimettere in ordine un po’ tutto: gioco, mentalità, fisico. Del resto, per me Massimo é l’allenatore numero uno in Italia e io ho massima stima e fiducia in lui. Riesco a capire cosa vuole, come imposta il lavoro, dove intende arrivare: come si dice, parliamo la stessa lingua e questo è fondamentale in un percorso di crescita”.

Marco Cecchinato e Massimo Sartori a Vicenza

Marco Cecchinato al servizio (foto @lapresse)

Un ritorno alle origini, dal punto di vista tecnico, che ha portato i frutti sperati, probabilmente anche prima di quanto preventivato.

“Lo si è visto nello scampolo di stagione che abbiamo potuto disputare. Da settembre in poi ho superato le qualificazioni agli Internazionali d’Italia, al Roland Garros e a Parigi-Bercy, ovvero uno Slam e due Masters 1000, e ho raggiunto una finale ATP, nel ‘Sardegna Open’, che mi mancava da un sacco di tempo, un anno e mezzo – sottolinea ‘Ceck’ – Anche dopo partite tirate e faticose, come ad esempio quella contro De Minaur sulla terra parigina, mi sentivo bene da un punto di vista fisico, in grado di recuperare senza problemi per il match successivo.

Ma soprattutto ho ritrovato il mio tennis, semplice sì, ma ordinato e fatto di scelte giuste in campo, dove gioco dal primo all’ultimo punto con tanta cattiveria agonistica, che è anche una diretta conseguenza della piena convinzione in quello che sto facendo. E così sono arrivate tante soddisfazioni in partita, con il ritorno tra i top 100 del mondo nel giro di cinque-sei tornei. Chiudo il 2020 al numero 80 ATP con il sistema delle classifiche bloccate, ma in una situazione normale, tenendo conto dei soli risultati degli ultimi dodici mesi, sarei 48esimo. Ecco perché possiamo considerare positivo l’anno che stiamo per salutare”.

Un anno che anche fuori dal campo ha regalato qualcosa di veramente speciale al giocatore siciliano: il 24 luglio scorso è infatti diventato papà di Edoardo, venuto al mondo a Brescia.

Proprio per via dello stop del circuito negli ultimi mesi di gravidanza ho avuto la possibilità di rimanere accanto a Gaia, la mia compagna, in un periodo così particolare per una donna. E poi a luglio e agosto mi sono potuto veramente godere nostro figlio, anche se c’era da girare come una trottola – sottolinea Marco con un sorriso che fa trapelare tutta la sua gioia – Ho sangue del sud nelle vene e dunque per me lui è tutto, mi trasmette una grandissima forza. Devo riconoscere che nel mio caso è proprio vero che un figlio ti cambia la vita. Pannolini? Me la cavo bene in questa operazione, stando ai complimenti che ricevo. E mi piace anche fargli il bagnetto o rendermi utile anche nelle altre fasi della giornata familiare”.

Marco Cecchinato con la compagna Gaia e il figlio Edoardo

Marco Cecchinato (foto @lapresse)

Proprio al primogenito – chiamato affettuosamente ‘Dodo’ – ha rivolto dediche e pensieri di giorno in giorno Cecchinato nella sua bella cavalcata di metà ottobre al ‘Forte Village’, che lo ha riportato nell’elite del circuito.

La svolta c’è stata subito al primo turno, quando sono riuscito ad impormi in rimonta su Gianluca Mager, uno di quegli incontri particolari fra due connazionali che si conoscono bene, annullando anche un match point nel tie-break del secondo set. Lì, dentro di me, è scattato un clic. E non a caso poi sono arrivato in finale, superando anche un avversario come Ramos Vinolas che mi aveva sconfitto già tante volte. Peccato per l’esito della sfida conclusiva con Djere, sarebbe stata una splendida ciliegina sulla torta tornare al successo proprio in Italia, ma ci riproverò…”.

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Con otto azzurri fra i primi cento del mondo rimane comunque una stagione da incorniciare per l’Italtennis al maschile.

Un rinascimento tricolore a cui proprio il palermitano ha dato il la con la storica semifinale al Roland Garros 2018, come ricordato anche dall’Equipe in occasione del ‘Sardegna Open’.
Penso che nessuno potrà dimenticare la mia semifinale, quarant’anni dopo quella giocata da Corrado Barazzutti. Ma tutto il 2018 è stato da ricordare, con il primo mio titolo ATP a Budapest, poi bissato con la vittoria a Umago, e tanti altri buoni risultati che mi avevano portato a chiudere al ventesimo posto – ricorda Marco, che ha messo in bacheca il 3° trofeo del circuito maggiore a Buenos Aires 2019 – Proprio per arrivare a vivere quel genere di emozioni ho sostenuto tanti sacrifici da ragazzo, lasciando anche la mia terra a 17 anni per spostarmi a Caldaro e inseguire fino in fondo il sogno di diventare un professionista. E adesso il mio desiderio è quello di ritornare ad alti livelli per poter provare di nuovo certe sensazioni che ti rimangono impresse in modo indelebile”.

Marco Cecchinato durante il Roland Garros 2018

Marco Cecchinato alza il trofeo vinto a Buenos Aires

Marco Cecchinato con Matteo Arosio (Joma Italia) durante un fotoshooting

Con questo carburante ad alto contenuto di energia Cecchinato ha cominciato a inizio dicembre la preparazione ‘off season’ in vista dei primi appuntamenti del 2021, aspettando che l’ATP ufficializzi il calendario sulla base dell’ormai probabile slittamento degli Australian Open.

Sono decisioni che non dipendono da noi, anche perché stiamo ancora combattendo con il coronavirus e tante persone continuano a morire, per cui le autorità devono pensare al bene comune. Obiettivi? Più che fissare dei numeri in classifica vorrei prima di tutto riuscire a giocare 70-80 partite nell'anno, un ritmo come quello degli ultimi mesi del 2020, sentendomi a mio agio anche fisicamente, per puntare a tornare stabilmente tra i top 50. Del resto anche Sartori, l’unica persona in grado di riportarmi in alto, é molto ambizioso e quindi faremo di tutto per riuscirci. La condizione fondamentale sarà l’atteggiamento da tenere: sempre carico e attento, mai più spento – conclude Marco con una promessa, prima di tutto a se stesso – ma anzi pronto ad affrontare anche le difficoltà con quegli occhi di tigre che fanno la differenza”.

Marco Cecchinato esulta per il titolo a Buenos Aires 2019

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