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Stefano Travaglia e il 2021: "Voglio la top 50”

La stagione appena conclusa ha regalato nuove consapevolezze al marchigiano insieme alla possibilità di esprimere il suo talento su palcoscenici importanti

di | 24 dicembre 2020

Simone Vagnozzi, Stefano Travaglia e Davide Cassinello a Parigi

E’ stato un 2020 esaltante e ricco di conferme per Stefano Travaglia, nonostante l’emergenza sanitaria. La splendida esperienza all’ ATP Cup, il debutto vincente in Coppa Davis, i primi ottavi di finali in carriera a Roma, la prima volta al terzo turno del Roland Garros, le vittorie pesanti ed emozionanti contro Nishikori, Fritz e Coric, il big match contro Nadal, l’accesso al main draw del Masters 1000 di Bercy, la finale al Challenger di Bendigo. Nel mezzo, purtroppo, la pandemia che ha stravolto tutto senza però riuscire a fermare le ambizioni e l’ascesa di "Steto", pronto a rilanciare per vivere un 2021 da protagonista.

Circolo Tennis Maggioni di San Benedetto del Tronto e Circolo Tennis Piceno di Ascoli sono le sedi scelte per la preparazione invernale, l’aria di casa ha sempre fatto bene a Stefano che quest’inverno, dopo gli ultimi due trascorsi in Spagna ad Alicante, ha deciso di rimanere nella sua regione, le Marche. Insieme a lui, ovviamente, c’è il coach Simone Vagnozzi e il preparatore fisico Davide Cassinello: un tridente collaudato che si fonda su valori importanti come stima, amicizia, rispetto e lavoro.

“Ho la fortuna di allenarmi a casa. L’ambiente è ottimo, strutture al top sia al Maggioni che al Piceno e  tanti ragazzi della SV Tennis Team con cui giocare", racconta Travaglia.

"Quest’anno niente preparazione all’aperto, con il problema del Covid abbiamo deciso di saltare la trasferta ad Alicante. Simone e Davide hanno stilato un programma di 5 settimane, siamo entrati nell’ultima ed è adesso che mi dedicherò prevalentemente alle situazioni di gioco, a disputare qualche partita in più con giocatori di ottimo livello come Bonadio e Brancaccio ma anche con giovani talenti del tennis marchigiano e italiano come Luca Nardi, in vista del primo impegno della stagione che sarà il 250 di Antalya”.

Ma facendo un passo indietro , cosa ti ha lasciato questa 2020?

"Emozioni contrastanti. Se parliamo di questa maledetta pandemia posso dire che ho avuto paura. Soprattutto a marzo quando dopo la Davis ho preso l’aereo da Cagliari per Los Angeles per andare a giocare Indian Wells. Arrivati al circolo ci hanno detto che il torneo era stato annullato e da lì è iniziato tutto un delirio per tornare a casa. Ho avuto paura di restare bloccato là ma per fortuna è andata bene".

"Poi dopo due mesi di lockdown sono tornato ad allenarmi ma quando sono ricominciati i tornei non è stato per niente facile. Perché oltre a organizzare i viaggi e trovare gli  alberghi dovevamo pensare anche ai tamponi e a tutte le altre situazioni derivate dalle quarantene, problemi, insomma, che ti tolgono tante energie. Insieme a Simone e Davide abbiamo dovuto gestire molte situazioni nuove e dividerci i ruoli nel migliore dei modi per far si che io potessi rimanere concentrato sugli aspetti puramente tennistici".  

"Da questo punto di vista il mio 2020 è stato molto positivo, iniziato alla grande con l’ATP Cup poi una finale Challenger, la prima convocazione in Coppa Davis, gli straordinari risultati ottenuti agli Internazionali BNL d’Italia e al Roland Garros".

A Roma non ero mai riuscito ad esprimermi a buoni livelli, solamente nel 2010 avevo conquistato l’accesso al main draw. Probabilmente la tensione è stato uno dei  fattori che  ha sempre condizionato le mie prestazioni al Foro italico. Quest’anno invece sono arrivato carico e pronto dopo aver disputato tantissime partite sulla terra tra esibizioni e Serie A. Agli IBI ho espresso un ottimo tennis, fisico e mentale, che a Parigi ha raggiunto il suo apice con la vittoria su Nishikori. Contro il giapponese è  stata la partita perfetta e la più lunga della mia carriera , giocata in condizioni difficilissime con la  temperatura che segnava 4 gradi in un campo molto veloce, contro un giocatore che ha una media dell’80% di vittorie conquistate al quinto set .

Stefano Travaglia in azione al Foro Italico

Stefano Travaglia al Roland Garros

Poi il terzo turno  dove ti sei regalato la sfida con Nadal. Cosa hai imparato da quel match?

"Che bisogna sempre imporre il proprio gioco, in qualsiasi partita Senza mai adattarsi a quello dell’avversario. Rafa impone sempre il suo ritmo, quindi o gli stai dietro o non fai nemmeno un game . Avevo iniziato il match al massimo ma il problema è che anche lui aveva fatto lo stesso …".

Il tuo 2021 Inizierà dall’ ATP 250 di Antalya, poi gli Australian Open. Che obiettivo ti poni in questa stagione?

"Lo stesso del 2020, ovvero entrare in Top 50. Non ci sono riuscito quest’anno ci riproverò nei prossimi mesi (Stefano è attualmente numero 74 del ranking ATP; ndr). Con il mio team stiamo lavorando duramente per arrivare ancora più in alto. Ci crediamo, ci proveremo fino alla fine e poi vediamo che succederà. Sto dando il massimo in questa off season, ho la fortuna di lavorare in un ambiente straordinario  con strutture all’avanguardia, insieme a tanti giovani ”.

L’Accademia fondata poco più di un anno fa da coach Vagnozzi sta ritagliandosi un ruolo di primo piano a livello regionale e non solo, con l’obiettivo di diventare una fucina di giovani talenti che hanno in "Steto" il loro punto di riferimento.

Cerco di dargli una mano, aiutarli a comprendere i propri errori che poi sono gli stessi che commettevo io agli inizi - dice Travaglia -. Per chi si avvicina al professionismo credo che frequentare un’accademia a tempo pieno sia un’esperienza molto formativa, soprattutto se parliamo di quindicenni che hanno   ampi margini di miglioramento".

Come ad esempio Andrea Meduri classe 2005, uno dei prospetti più interessanti a livello nazionale.  Al Piceno c’è anche Luigi Castelletti, 18 anni, due metri di altezza, un punto ATP in tasca, reduce da alcuni infortuni che hanno minato le sue certezze ma oggi pronto a ripartire e a rivestire, talvolta, il ruolo di sparring. 

Stefano è prodigo di consigli nei loro confronti: "Umiltà, lavorare giorno dopo giorno, trovare dentro di te  stimoli e obiettivi quotidiani senza mai andare fuori dai binari, essere solidi”. 

Tutte caratteristiche che fanno parte del DNA del tennista marchigiano il quale ogni anno è sempre riuscito a trovare nuove sfide, a non darsi mai per vinto anche quando nubi nere e minacciose  hanno provato in passato ad ostacolare la sua carriera. Prima di concludere la nostra piacevole chiacchierata, gli chiediamo di elencarci le tre vittorie più belle conquistate nel corso di questi anni. 

“Al numero uno c’è sicuramente quella con Nishikori al Roland Garros, poi quella contro Taylor Fritz all’ATP Cup ed infine il successo ottenuto nel 2017 contro Peter Polansky nelle qualificazioni di Wimbledon. Era l’ultimo turno di quali e all’undicesimo match point sono riuscito a coronare diversi sogni ovvero qualificarmi per la prima volta nel tabellone principale di uno Slam, giocare per la prima volta a Wimbledon, vincere la mia prima partita al quinto set”.

Davide Cassinello, Stefano Travaglia e Simone Vagnozzi

Stefano con la fidanzata Maria Paola

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