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Per conciliare tennis e studio il 22enne di Correggio è volato alla Portland State University, nell’Oregon, dove ora è uno dei pilastri dei Vikings: “La mia esperienza è iniziata alla grande: riesco a giocare ogni giorno, ottengo ottimi risultati e ho ritrovato motivazioni che stavo perdendo”
17 agosto 2019
Abbandonare il tennis per gli studi universitari? No, tutt’altro. La soluzione, nel caso di Matteo Fortini, è stata quella di allargare gli orizzonti, armarsi di coraggio per sconfiggere qualche perplessità e fare la valigia direzione Portland State University, nell’Oregon. È lì, a 9.000 chilometri e nove ore di fuso orario dalla sua Correggio, che il 22enne emiliano ha trovato la risposta ideale alle sue esigenze, entrando nell'universo dei College americani.
Una realtà 'al contrario' rispetto a quella italiana, assaporata per qualche tempo all’Università di Modena e Reggio Emilia con i corsi di ingegneria gestionale. “Ho capito presto - spiega - che studiare e giocare diventava sempre più complicato. Pur di andare avanti mi sono trovato a fare male entrambe le cose, la mia vita stava diventando frustrante e l’unica soluzione sembrava quella di mollare il tennis”.
Una scelta che ha sempre respinto, perché l’avrebbe obbligato a gettare al vento oltre quindici anni di impegno con la racchetta, da quando a soli 4 anni iniziò a giocare per imitare la sorella maggiore. Da allora è cresciuto fino a diventare un ottimo seconda categoria (2.5 in Italia) e a competere anche a livello Itf: troppo per sprecare tutto. Ergo, meglio cambiare le carte in tavola e usare proprio il tennis come biglietto da visita per il College. “Il fatto che in America si possano ottenere borse di studio per meriti sportivi - continua - fa capire quanto sia ampia la differenza col sistema italiano. Da noi non interessa a nessuno se sei uno sportivo. Adesso invece essere uno sportivo è motivo d’orgoglio”.
E pensare che anni addietro, quando aveva sentito parlare per la prima volta del mondo college, non gli era parsa una strada adatta a lui. “Non mi sentivo la persona giusta. Sono sempre stato molto legato alla mia vita in Italia, e poi il mio inglese non era granché. Tutto questo mi spaventava”.
Ma appena ha deciso di provarci, di fronte a Matteo si sono aperte varie strade. Fortini ha scelto Portland, affascinato dalla possibilità di vivere in una grande città. Oggi studia 'business administration' ed è uno dei pilastri dei “Vikings”, il suo team di tennis composto da dieci ragazzi provenienti da tre continenti.
“La mia esperienza è iniziata alla grande: riesco a giocare ogni giorno, ottengo ottimi risultati e ho ritrovato le motivazioni che stavo perdendo”.
Come il sogno di fare il tennista, cullato sin da bambino. “Non so cosa mi aspetta per il futuro e non ci penso. Adesso sono qui e nei prossimi anni avrò modo di capirne di più”.
Giusta filosofia: per ora l’importante è aver compiuto il grande passo.