Accompagnare nella crescita umana e tecnica le giovani promesse del tennis italiano. È questo l’obiettivo principale che i maestri Silvano Papi e Carlo Polidori vogliono raggiungere con il progetto AB Tennis. Un’idea vincente divenuta realtà grazie alla collaborazione con AB Medica, leader nella tecnologia robotica in campo sanitario. Fra raduni a Genazzano e tornei in ogni parte d’Europa l’avventura prosegue ricca di soddisfazioni. Ultima, in ordine cronologico, l’affermazione a Milano di Greta Petrillo come campionessa italiana Under 12.
“Siamo davvero contenti di quanto fatto fino ad ora – racconta Silvano Papi – ed è corretto sottolineare come gli ottimi risultati di Greta siano il frutto del lavoro di tutto il team AB Tennis. Lei, come Francesca De Matteo, Andrea Cadeddu ed altri ragazzi stanno davvero facendo buone cose. Il trionfo nei Campionati Italiani Under 12 arriva dopo le semifinali raggiunte a Boulogne e a Porto San Giorgio, tornei importanti dove si incontrano avversarie di livello. Avere l’opportunità di vederli crescere sin da piccoli aiuta a capire molte cose, dentro e fuori dal campo. Greta Petrillo, Francesca De Matteo e Flavia Monteverde disputeranno la Serie C, un traguardo straordinario per giocatrici classe 2007. Aldo Cerruti, fondatore nel 1984 di AB Medica, crede molto nel progetto e ha voglia di continuare questo percorso intrapreso insieme. Abbiamo creato un gruppo saldo in grado di coinvolgere tutti a 360°. Dai maestri ai preparatori atletici, dai ragazzi alle loro famiglie: efficienza, professionalità e passione sono il nostro credo”.
“La storia di Greta è davvero interessante. Ha cominciato a giocare ad Itri con papà Ernesto – prosegue il Tecnico Nazionale – grande appassionato di tennis. In un secondo momento ha scelto di affidarsi a Luigi Maggiacomo, che coltene le potenzialità ha segnalato Greta ad Attilio Rubino del CT Gaeta. Dopo essere stato informato ho contattato personalmente il maestro Enzo Centola, che ha fatto da tramite fra me ed il padre. AB Tennis era appena nato e gli ho proposto di fare un salto a Genazzano. Sono passati esattamente due anni e devo ammettere con orgoglio che è stata fatta tanta strada”. Il lato umano è una delle chiavi del lavoro svolto al Circolo Tennis La Signoretta. “Ahimè non abbiamo modo di vederci con quotidianità ma trascorriamo insieme tutta l’estate ed i weekend. Vederla svegliarsi, pranzare e studiare mi ha fatto capire molto di lei. Il bello di Greta è nel suo essere un po' naïf. Vorrei diventasse una professionista senza però perdere la sua natura. Il gioco migliora dopo giorno perché ha tanta voglia di imparare. Spesso durante i match tende ad eclissarsi per poi esplodere e dominare. Qualche tempo fa soffrivo in tribuna, mentre ora ho imparato a farci l’abitudine. Ci guardiamo, ci sorridiamo a vicenda e tutto prosegue nel migliore dei modi. Le interferenze fanno parte di lei e la rendono speciale. Quanto a tecnica e colpi sono rimasto stupito dal servizio, un aspetto su cui è già avanti rispetto a molte coetanee e che ha notevoli margini di crescita. A Milano ha messo referto ace e servizi vincenti in ogni partita. Dal punto di vista psicologico apprende “per insight”. Memorizzare non significa accumulare, ma collegare a lungo termine, nuove conoscenze, dopo un processo di riconoscimento, selezione e sintesi. In generale non è questo il momento di curare esclusivamente il rendimento. Deve imparare a conoscersi, come persona e come atleta”.
Inevitabili alcune considerazioni sul momento del nostro tennis e sull’exploit di Matteo Berrettini. “Il movimento è in salute. Tanti giovani tennisti stanno iniziando a farsi largo, aiutati da maestri e staff molto preparati. C’è bisogno di impegno e di attenzione a tutto tondo, dal rettangolo di gioco alle loro abitudini nella vita di tutti i giorni. Matteo Berrettini, al quale voglio bene come ad un nipote, è la medicina che può guarire dal male peggiore: la sfiducia. Nel 1927 Charles Lindbergh fece la prima trasvolata in solitario attraversando l’oceano Atlantico quando nessuno, fino a quel momento, era riuscito in una tale impresa. L’anno successivo ci furono oltre 500 trasvolate, tutte con esito positivo. Con questo paragone vorrei che Matteo rendesse possibili i sogni di tutti i ragazzi che hanno iniziato un cammino simile al suo. L’ho conosciuto che aveva sette anni, quando con il suo mentore Raoul Pietrangeli veniva a Genazzano per il college estivo. Ha fatto sempre le cose giuste, lontano dalle luci dei riflettori, con costanza e dedizione”. “Un ragazzo normale – conclude Papi – pronto all’ingresso fra i primi dieci giocatori del mondo. Mamma Claudia e papà Luca sono persone straordinarie che hanno vissuto vittorie e sconfitte con spirito costruttivo, lasciando che Matteo facesse suoi questi atteggiamenti diventando uomo nella testa. I successi ottenuti daranno una spinta importante e sono certo non occorrerà attendere molto”.