Nell’albo d’oro della Serie A1 c’è traccia del suo nome addirittura nel lontano 2000, quando vinse il titolo con il Tennis Club Milano Alberto Bonacossa. Ma mentre le altre protagoniste della cavalcata scudetto di quasi vent’anni fa sono ormai fuori dai radar, Alberta Brianti è ancora in campo, a caccia di una nuova finale col suo Tennis Club Genova 1893. La carta d’identità della tennista di Fontanellato (Parma) dice 39 anni compiuti ad aprile, ma 'Tina' invecchia come il buon vino, e la grinta e le qualità sono le stesse di quando nel 2011 batteva Simona Halep in finale nel torneo Wta di Fes (Marocco), salendo al n.55 del ranking Wta.
Oggi i palcoscenici sono inevitabilmente diversi, perché la parmense ha dato l’addio al professionismo da un paio d’anni ed è diventata coach (in particolare di Martina Caregaro e Susan Bandecchi), ma sa ancora come essere decisiva. L’ha dimostrato in un campionato sin qui perfetto, con 6 vittorie su 6 in singolare, più 3 in doppio. Ha giocato da numero 1, 2 o 3 della formazione genovese, ma il risultato è stato sempre lo stesso, con l’exploit alla terza giornata a Prato contro Kristina Kucova (numero 176 Wta, in piena attività) e la doppietta preziosissima della scorsa domenica nella semifinale d’andata contro il Circolo Tennis Lucca.
Prima Alberta ha sconfitto in singolare Tatiana Pieri, di 19 anni più giovane di lei, e poi ha spalleggiato Liudmila Samsonova nel doppio del 4-0, che promette di riportarle a Lucca fra un paio di settimane, per la finale scudetto del PalaTagliate. Alle genovesi basterà un punto nella gara di ritorno in casa per garantirsi il posto, per la sesta volta nelle ultime sette edizioni. L’unica ad averle giocate tutte, festeggiando il titolo del 2014 e digerendo ben quattro sconfitte, è naturalmente lei, la veterana d’oro dal rovescio fatato. Se Federer nell’anno dei 38 ha sfiorato il titolo a Wimbledon, lei - che di Roger è una grandissima tifosa - ha tutto il diritto di sognare un altro scudetto a 39. E poi un altro e un altro ancora.