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I bresciani Ivano Boriva e Alberto Saja hanno conquistato il tricolore fra i Quad ai Campionati italiani di tennis in carrozzina di Alessandria. Un successo che corona un progetto nato nel 2017: Saja voleva provare l’handbike, Boriva l’ha portato per la prima volta sul campo da tennis e la racchetta l’ha conquistato
17 settembre 2020
La sedia a rotelle è entrata nella sua vita a 16 anni, quando un incidente in moto gli è costato l’amputazione degli arti inferiori, ma l’idea di praticare sport in carrozzina Alberto Saja non l’ha mai valutata seriamente fino a dopo i 40. Poi il bresciano di Villanuova sul Clisi ha deciso di darsi una possibilità. Nel 2017 si è avvicinato ad Active Sport, una delle associazioni più vivaci del panorama nazionale, con l’intenzione di provare l’handbike, ma Ivano Boriva – responsabile dei progetti tennistici di Active, e a sua volta tennista in carrozzina – ne ha intravisto le potenzialità e l’ha dirottato sulla racchetta, facendogli un regalo enorme.
Sono andati in campo insieme per la prima volta, Saja si è innamorato del tennis e quel giorno a Brescia è nata la coppia che solo tre anni e mezzo più tardi, al Circolo Saves-Centro Sportivo Orti di Alessandria, ha conquistato lo scudetto di doppio nella categoria Quad (atleti con lesioni anche agli arti superiori). Una bella storia che unisce l’enorme esperienza del 57enne Boriva, le cui prime tracce nel circuito Itf Wheelchair risalgono addirittura al lontano 1996, alla forza di volontà di Saja, diventato in fretta uno dei più forti d’Italia e capace di raggiungere il maestro e compagno fra i primi 50 della classifica mondiale di specialità.
Nella rassegna tricolore di Alessandria i favoriti non erano loro, bensì due giganti della disciplina come Alberto Corradi (campione d’Italia in singolare) e Marco Innocenti, già entrambi nazionali alle Paralimpiadi. Ma la coppia bresciana si è rivelata più collaudata e solida: li hanno battuti per 6-2 7-5 e all’indomani, spuntandola con un doppio 6-1 su Raffaele/Fasano, si sono guadagnati uno scudetto dal sapore speciale. Perché non è figlio solo di un buon torneo, ma di un percorso comune iniziato nel 2017. Quando una persona che desiderava tornare a praticare sport si è affidata alle mani giuste, trovando strutture e attrezzature, oltre che compagni di viaggio pronti a condividerne gli obiettivi. Si sarebbe accontentato di tornare a divertirsi, invece si è scoperto un vincente.