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A Forlì i migliori Under15 della regione e i corsi di aggiornamento per tecnici e dirigenti: le parole del Direttore dell'Istituto Superiore di Formazione
di Edoardo Frati | 04 ottobre 2020
Forlì ancora capitale del tennis emiliano romagnolo. Prima di cedere il fulcro dell’attenzione a Parma, con il Challenger 125 iniziato il 3 ottobre che entrerà nel vivo proprio questa settimana, durante questo weekend si sono radunati al Tennis Villa Carpena molti dei migliori Under 15 della regione, per l’attività del Centro Periferico di Allenamento.
In concomitanza, in una delle tensostrutture della cittadella tennistica forlivese si radunavano tecnici, dirigenti, preparatori atletici e insegnanti per i corsi e aggiornamento.
Un fine settimana, dunque, all'insegna della formazione e dell'insegnamento a 360 gradi che rappresenta un investimento a medio e lungo termine sul movimento tennistico regionale ed italiano, il quale sta cominciando a raccogliere adesso, sull’onda delle prestazioni dei Musetti e dei Sinner, la semina di un lavoro tecnico ed organizzativo cominciato anni fa.
Ne è ben consapevole Michelangelo Dell’Edera, Direttore dell’Istituto superiore di formazione Roberto Lombardi e responsabile Under 16 Junior Club Italia, che ha parlato ai ragazzi dell’importanza del crescere praticando tennis: “Ringraziate i vostri genitori per avervi fatto cominciare a giocare a questo meraviglioso sport, perché attraverso esso potrete maturare come persone e come giocatori. La Federazione sta cercando di creare un modello virtuoso per fare incontrare gli allievi più talentuosi come voi con gli insegnanti migliori. Oggi abbiamo sempre meno ‘lancia palline’ e sempre più ‘insegnanti di gioco’. Non abbiate fretta di vincere ogni partita, di tenere tutte le prime in campo, di non sbagliare. Perché è attraverso l’errore che scoprite e imparate il gioco”.
Dopo il momento di condivisione con gli atleti, poi, ci ha raccontato in intervista: “Questi ragazzi hanno qualità incredibili ed è nostro dovere non disperdere questo potenziale. La FIT sta creando, a livello territoriale, i presupposti per fare formazione a 360 gradi con dirigenti, insegnanti e genitori, che hanno un ruolo determinante. Obiettivo principale deve essere sempre quello di creare ‘campioni di se stessi’, per far sbarcare più atleti possibili nel circuito maggiore. Dieci anni fa avevamo due insegnanti che giravano a livello internazionale, oggi una ventina e l’obiettivo è quello di averne sempre di più. Per allievi di talento sono necessari insegnanti talentuosi, e oggi il movimento può contare su maestri di altissimo livello”.
E ancora: “Il successo di questo progetto sta nel decentrare l’attività di consulenze, in modo da attivare un processo virtuoso di capillarità nel territorio. Sicuramente, le condizioni igienico-sanitarie di cui gode il nostro sport rispetto ad altri ci favorisce, ma il tennis italiano era preparato ad un allargamento della base di iscrizioni e partecipazione già prima della pandemia, con una crescita delle scuole tennis da 1200 a 2000 e una maggior qualità di formazione. Inoltre, siamo davvero fortunati perché i nostri circoli hanno grande elasticità organizzativa e grande professionalità. Si può dire che la Federazione sta unendo ‘anima e corpo’: i migliori giocatori con i migliori insegnanti”.