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'Pancho' Di Matteo: "Roma Garden Open una festa del tennis"

Dal 19 aprile al 2 maggio il Tennis Club Garden di Roma ospiterà, per la prima volta, due tornei consecutivi

di | 19 marzo 2021

Gian Marco Moroni, finalista dell'ultima edizione del Roma Garden Open - Foto Magni

Gian Marco Moroni, finalista dell'ultima edizione del Roma Garden Open - Foto Magni

Lo spettacolo del Roma Garden Open raddoppia. Dopo un anno di stop forzato a causa della pandemia, il circuito Challenger è pronto a riabbracciare una tra le manifestazioni più apprezzate da giocatori e addetti ai lavori. Dal 19 aprile al 2 maggio, il Tennis Club Garden ospiterà la 23esima e la 24esima edizione del torneo. Ezio ‘Pancho’ Di Matteo, direttore e anima dell’evento, ha fatto il punto della situazione.

“Il tennis è la mia vita – racconta ‘Pancho’ – e dopo un anno complicato come il 2020 non vedevo l’ora di mettermi nuovamente a lavoro. Quando siamo stati contattati dall’ATP per chiederci se potevamo organizzare un secondo torneo mi è esploso il cuore di gioia. Il Roma Garden Open è uno degli appuntamenti più apprezzati dai giocatori di tutto il mondo e avere la possibilità di raddoppiarlo ci sta spronando a fare ancora meglio, giorno dopo giorno”. La realtà del circuito Challenger, primo vero banco di prova dei campioni del domani, richiede attenzione e preparazione certosina. “Lo scorso anno era già tutto pronto, è stata dura realizzare di dover rimandare. Organizzare un torneo di questo tipo non è semplice e in era di pandemia le cose si fanno ancora più complesse. Ho la fortuna di avere uno staff preparato che già si sta dando da fare per quanto riguarda i campi, la palestra ed il resto della struttura. Ci faremo trovare pronti”.

La storia del torneo capitolino è ricca di aneddoti e curiosità. Sui campi in terra rossa del circolo di via delle Capannelle sono passati grandi campioni del passato e del presente. “Nell’albo d’oro del Roma Garden Open – ricorda Di Matteo – figurano i nomi di Giorgio Galimberti, Simone Bolelli e Marco Cecchinato, professionisti che hanno contribuito in maniera esponenziale al nostro movimento. Ricordi? Ne ho moltissimi. Nel 2015 vidi giocare Andrey Rublev, due anni più tardi diedi una wild card a Stefanos Tsitsipas. Allora erano ragazzini, oggi infiammano il pubblico nei tornei dello Slam. Questi giorni stavo dando uno sguardo alle statistiche e mi sono accorto che ben 32 degli attuali primi 100 del mondo hanno disputato questo torneo. Oltre vent’anni fa partecipò anche un giovanissimo Juan Carlos Ferrero e devo ammettere che mi impressionò moltissimo. Ero certo che sarebbe arrivato in alto ma non pensavo potessi spingersi sino a diventare il numero 1 del mondo. Feci due chiacchiere con uno degli sponsor e gli consigliai di non lasciarsi scappare un talento del genere. Cinque anni più tardi mi hanno telefonato per ringraziarmi”.

Da Jannik Sinner a Lorenzo Musetti, l’Italia del tennis ha un meraviglioso sorriso a trentadue denti. “Sono orgoglioso di come stiano andando i nostri ragazzi. Perdere qualche ora di sonno per seguire le imprese di Musetti ad Acapulco è qualcosa che faccio con piacere. Lorenzo è un talento straordinario, ha una mano fantastica e quel rovescio canta che è una meraviglia. Battere giocatori del calibro di Diego Schwartzman e Grigor Dimitrov significa essere destinati ad un futuro radioso. Stesso discorso vale per Sinner, così giovane ma già una garanzia. Senza mai dimenticare Berrettini, Sonego, Travaglia, Caruso e tutti gli altri. I loro allenatori, così come la Federazione, non possono che essere estremamente soddisfatti. Continuiamo così, ci divertiremo tanto”.

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