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Giulio Di Meo: ''Sinergia è la parola chiave''

Il punto del nuovo direttore tecnico del CT Eur di Roma: dalle attività del circolo al futuro dei tennisti della regione Lazio

di | 10 marzo 2021

Giulio Di Meo sui campi del CT Eur

Giulio Di Meo sui campi del CT Eur

“Non mi sento un boss, dal mio punto di vista siamo tutti uguali”. Sono queste le prime parole di Giulio Di Meo, ex tennista professionista e nuovo direttore tecnico del CT Eur di Roma. “Sono felicissimo che il circolo abbia sposato subito il mio modo di pensare. Mi piace essere il primo ad arrivare in campo e l’ultimo ad andarsene. Il mio obiettivo è quello di vivere al meglio il presente per costruire sul futuro ed investirci in maniera ragionata. Per quanto riguarda il settore agonistico, del quale sono il responsabile, abbiamo 22 ragazzi e covo il desiderio di creare qualcosa che assomigli alla filosofia del Barcellona calcio, un vero e proprio modello di crescita interna. I nostri under 10, 12, 14 e 16 hanno tutte le carte in regola per fare bene e togliersi presto delle belle soddisfazioni.  Tra questi mi sento di fare i nomi di Guglielmo De Simone e Gaia Valeriani, davvero degli ottimi prospetti. La loro è un’età delicata, in cui occorre concentrarsi soprattutto nell’apprendere il rispetto per gli altri e per ciò che si fa”.

Uno degli aspetti fondamentali è la serenità sul posto di lavoro. “Il mio rapporto con i maestri – prosegue di Meo – è eccezionale. In campo con me ci sono Elena Bavassano, cresciuta al CT Eur e capitano della squadra di Serie A, e Federico Rondinara. Sono estremamente preparati e trasmettono quotidianamente una gran voglia di fare. Matteo Flamini, fiduciario FIT, è responsabile della SAT, mentre Luca Pedone è il preparatore fisico che segue esclusivamente la parte atletica del settore agonistico. La speranza è che si possa tornare presto a disputare un gran numero di tornei perché abbiamo il desiderio di lavorare e di farlo al meglio. Le competizioni servono ma ci si deve arrivare dopo essersi dati da fare sulla parte tecnica. Questa è una cosa che so bene io e che devono sapere ancor meglio le famiglie dei ragazzi. Alla base ci deve essere fiducia reciproca, ognuno deve essere lasciato libero di svolgere il proprio lavoro”.

Nel credo di Giulio Di Meo la parola chiave è sinergia. “Collaborare con i maestri degli altri circoli è una cosa che mi piace da sempre. Adoro confrontarmi, non gareggiare con i miei colleghi. Abbiamo creato un sistema che ci consente di dare una sorta di borsa di studio ad atleti che non si allenano qui da noi ma che possono tesserarsi per il CT Eur. Organizziamo raduni per capire meglio a che punto sia il nostro percorso, ci diamo ospitalità a vicenda e supporto nelle difficoltà. Lo sport deve sempre saper trasmettere un messaggio positivo”.

Inevitabili, infine, alcune considerazioni sui giovani professionisti laziali, a partire da Giulio Zeppieri. “Giulio è ancora in fase embrionale ma è fortissimo. Siamo molto amici anche fuori dal campo, possiamo sentirci anche cinque volte a settimana. Se dovesse trovare la giusta continuità a livello fisico potrebbe esplodere definitivamente. Ogni professionista ha i suoi tempi: alcuni escono fuori subito, altri più tardi. Ha milioni di cose da fare ed è già in grado di esprimere un tennis di altissimo livello. Come lui ce ne sono altri, a partire da Flavio Cobolli. Flavio lo tenevo in braccio da piccolino, l’ho visto crescere. Vive la competizione in modo viscerale, come piace a me. Conoscono benissimo anche papà Stefano, ho giocato tanti anni la Serie A con lui e sono certo che non potrebbe avere una guida migliore. Arriverà anche lui. Il Lazio può contare su strutture ed allenatori di primissimo livello. I giovani sono in ottime mani”.

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