-

Golubev, il kazako di Bra (con Bublik) a un passo dal Roland Garros

A un soffio dal trionfo, i due kazaki cedono alla coppia francese Herbert/Mahut, ma il loro resta un torneo straordinario. Mancavano due punti per l'approdo diretto alle Nitto Atp Finals di Torino, ma in fondo c'è ancora tempo per rimediare, anche se...

di | 15 giugno 2021

Mai prendere sotto gamba Andrey Golubev. A settembre, dopo tre challenger vinti su altrettanti tornei di doppio disputati, “Il kazako di Bra” (numero 33 del mondo in singolare nel 2010) fissò come obiettivo quello di riuscire a giocarsi le proprie chance per un posto a Tokyo 2021. "Sappiamo bene che le possibilità non sono molte, anche perché riuscire ad entrare in tabellone in doppio alle Olimpiadi è ancora più difficile rispetto al singolare, ma vale la pena provarci", disse all’epoca, quando giocava in coppia con Nedovyesov. Pareva un traguardo più motivante che concreto.

Poi, però, è arrivato il Roland Garros, è cambiato l’Aleksandr al suo fianco (da Nedovyesov a Bublik, con il quale aveva raggiunto il terzo turno agli Australian Open), e così Golubev e collega sono arrivati in finale. Non solo: per poco non hanno portato a casa il titolo e, a cascata, la qualificazione per le Nitto Atp Finals di Torino. Intanto, comunque il piemontese d'adozione si gode il ritorno nei piani alti del tennis mondiale, specialità di doppio. 

Andrey, nel corso delle due settimane del Roland Garros hai avuto la sensazione che qualcosa stesse girando particolarmente bene?

“A essere sinceri, all’inizio pensavamo a una partita per volta, senza guardare troppo lontano. Poi abbiamo visto che si stava aprendo la nostra parte di tabellone, perché alcune teste di serie avevano perso, altre le avevamo battute noi. Tutto ciò, aggiunto al ritiro della coppia numero 1, i croati Mate Pavic e Nikola Mektic, per positività al Covid, ci ha dato la speranza di poterci spingere molto avanti, come in effetti è stato”. 

Hai alle spalle una brillante carriera da singolarista, durante la quale ti sei aggiudicato anche un titolo Atp 500 nel 2010. Entrare in campo per disputare la finale a Parigi in doppio è un’emozione paragonabile a quella provata scendendo in campo per la finale ad Amburgo nel singolare?

“Direi che la finale ad Amburgo è stata più emozionante, perché sai che il singolare è più seguito rispetto al doppio, quindi sai che ci sono più persone che ti stanno guardando mentre ti giochi il titolo. Detto ciò, disputare una finale di uno Slam sul centrale del Roland Garros è una di quelle cose che non ti capitano spesso nella vita”.

Come non capita spesso nella vita a due “outsider” di arrivare a due soli punti dal titolo. A ripensarci, è maggiore la soddisfazione per il percorso fatto o il rimpianto?

“50 e 50, direi. Se mi avessero chiesto, prima di iniziare, 'firmi per arrivare ai quarti?', avrei chiesto una penna senza nemmeno pensarci. Per come è andata la finale e visto quanto siamo andati vicini a vincere, un po’ di rammarico c’è. Paradossalmente, avessimo perso 6-2 6-2 sarebbe stato uno smacco più facile da accettare. Per questo motivo vivo due sentimenti contrastanti a riguardo, ma non c’è dubbio che siano state due settimane ottime”.

Neanche un po’ di amaro in bocca, quindi?

“A ben vedere, più ancora del titolo, mi scoccia non essermi ancora assicurato la possibilità di andare a Torino a disputare le Nitto Atp Finals di doppio, l’appuntamento conclusivo dell’anno a cui partecipano i migliori singolaristi e doppisti del mondo. Chi vince un titolo dello Slam conquista di diritto l’accesso. Sarebbe bello giocare “a casa mia” una delle competizioni più importanti al mondo”.

Rimangono ancora altri due Slam prima delle Finals...

“Staremo a vedere cosa succederà. Giustamente, in questo momento Bublik dà la priorità al singolare, per cui dovremo capire come gestire le diverse esigenze”.

Questo risultato cambia i tuoi piani futuri?

“Il prossimo torneo sarà Wimbledon, ma lo giocherò in coppia con Robin Haase”. 

Così le possibilità di conquistare un posto per le Nitto Atp Finals di Torino insieme a Bublik si riducono...

“Il fatto è che le iscrizioni per Wimbledon si sono chiuse un mese fa e all’epoca non potevamo certo immaginare che avremmo fatto così bene insieme. A Wimbledon si gioca 3 su 5 anche in doppio e per questo i singolaristi fanno più fatica. Robin è più abituato a giocarlo e in singolare parte dalla quali. Dopo Wimbledon non so ancora cosa farò, dipende anche dalle liste per le Olimpiadi che usciranno in settimana”. 

Sia tu che Bublik rientrate nella categoria “genio e sregolatezza”. Aiuta in doppio avere un po’ di sana follia accanto?

“Giocare con Bublik in doppio non è mai facile. Ride, parla... ma se sei primi 40 al mondo di singolare come lui vuol dire che hai un ottimo livello di gioco a prescindere. Alexandr serve bene, risponde bene e ha anche un bel tocco. Non è proprio un esperto del gioco di doppio, ma è forte sotto tutti gli altri punti di vista, quindi va bene così”. 

Come ha commentato la tua famiglia questa nuova impresa tennistica?

“Sono contenti per come è andata e niente più. Ormai sono più di 25 anni che gioco a tennis, sono abituati. Questo è senza dubbio un buon risultato, ma domani è un altro giorno e si va avanti. Anche per me è così, specie in doppio la prendo con molta più tranquillità rispetto al singolare. Ho degli obiettivi precisi che intendo raggiungere, ma ho giocato ieri e domani già mi preparo per un altro torneo, e via così”. 

Visto che sei uno che non rimugina troppo, posso chiedertelo. Quando mancavano due punti alla vittoria ed eravate al servizio, prima tu hai sbagliato una volée non impossibile, e nel punto successivo Bublik ha fatto doppio fallo. Chi si è arrabbiato di più con l’altro? 

“Sicuramente lui! (ride, ndr). Ma un secondo dopo stava già di nuovo ridendo e parlando, come fa sempre”.

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti