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Luca Tomasetto è l'ennesimo prodotto dell'inesauribile vivaio piemontese. Cresciuto con Vavassori e Sonego, ha sostanzialmente perso un'intera stagione a causa del Covid, ma adesso è pronto a provarci sul serio per fare un balzo in classifica almeno dentro ai top 600
di Raffaele Viglione | 15 gennaio 2021
Il 2020, per il torinese Luca Tomasetto, classe 1996, sarebbe potuto essere l'anno della maturità agonistica, nel quale confermare quanto di buono fatto vedere l'anno precedente, quando aveva raggiunto i quarti di finale in un M25 a Santa Margherita di Pula. Invece l'emergenza sanitaria ha scombinato i piani e quelli appena conclusi sono stati per il talentuoso piemontese 12 mesi senza disputare nemmeno un torneo Itf. “Il 2020 è stato un anno complicato per tutti, in cui ci sono stati meno tornei e con tagli piuttosto alti. Inoltre, in questi mesi caratterizzati dal Covid ho voluto correre meno rischi possibile, non muovendomi al di fuori dell'Italia. Tutti questi fattori hanno fatto sì che abbia disputato solo tornei Open, vincendone uno (Voghera, ndr) e facendo finale in un altro (Caselle, ndr)”.
Fatta la doverosa premessa in merito a un anno travagliato a livello generale, quali obiettivi ti poni per il 2021?
“Il mio obiettivo è di chiudere l'anno tra i primi 600 al mondo. Lo considero un primo step da raggiungere, necessario per cercare di fare ulteriori salti in avanti e pormi altri traguardi”.
Ora sei intorno alla posizione 1000. Pensi di poter muovere la classifica a breve?
“In quelle parti del ranking basta azzeccare un paio di settimane giuste, in cui porti a casa un po' di punti, per salire sensibilmente in classifica. Ma non è per nulla facile, perché sono in tanti a provarci”.
Tra un Itf da 15.000 e gli Open in giro per l'Italia c'è molta differenza a livello di gioco?
“Come qualità dei giocatori non è detto, però cambia lo spirito con cui viene affrontata la competizione. Inoltre, a livello Itf, si incontrano spesso avversari diversi, mentre negli Open è più facile sfidare giocatori già affrontati in precedenza”.
Sei abbastanza giovane da non doverti precludere ancora alcuna possibilità, ma abbastanza maturo da pensare a dove puoi arrivare. Che limite ti sei posto?
“Più che una scadenza anagrafica, mi sono posto un limite economico. Fino a quando le competizioni a squadre e i tornei nazionali mi consentiranno di avere fondi da investire per gli Itf, continuerò a provarci. Penso di proseguire nel circuito internazionale almeno per un paio d'anni. Poi vedrò a che punto sono arrivato e valuterò cosa fare”.
Cosa ti è mancato sinora per fare il balzo in avanti decisivo?
“Nell'ultimo anno si è sentita la mancanza del poter girare molto e partecipare a più tornei. A livello personale, direi che devo trovare un po' più di continuità. Il fattore mentale conta molto, spesso più del diritto e del rovescio”.
Guardando al Piemonte e alla tua generazione, il movimento non è messo male...
“Tanti piemontesi della mia età sono saliti bene. Penso a Vavassori, per esempio. Ocleppo, poi, ha dei bei colpi e Sonego... vabbé, è sotto gli occhi di tutti cosa sia riuscito a fare”.
Proprio Lorenzo Sonego ha un anno in più di te e lo hai incontrato più volte, a livello giovanile e non solo. Avresti detto che sarebbe stato in grado di arrivare a ridosso dei primi trenta al mondo?
“È difficile fare previsioni nel tennis. Però Lorenzo ha sempre avuto la mentalità giusta: entra in campo con grande determinazione ed è pronto a fare tutto il necessario per uscirne vittorioso. Rappresenta la dimostrazione vivente del fatto che salire più su è sempre possibile, anche se magari non tra i primi trenta o quasi come lui. Non bisogna mollare o lasciare qualcosa di intentato”.
Parlando di Sonego è quasi inevitabile collegarlo a Gipo Arbino, da sempre suo allenatore. Sotto il profilo del coach, in che situazione ti trovi?
“Da quattro mesi mi alleno presso il Monviso Sporting Club di Grugliasco (prima era seguito da Laurent Bondaz presso I Ronchiverdi di Torino, ndr) e mi sto trovando molto bene con i maestri del circolo. Ho deciso di spostarmi al Monviso perché conoscevo già e stimavo Claudio Risso, responsabile della scuola tennis: mi sono affidato a lui e al suo staff”.
Con chi giocherai le competizioni a squadre?
“Con la Nuova Casale. Disputerò il campionato di B2, insieme a Remy Bertola, anche lui 2.1, e a Filippo Moroni, 2.2. Siamo una bella squadra che penso potrà regalare soddisfazioni alla società, in cui ho trovato persone gentili e disponibili”.
Qual è il più bel momento che ti hanno regalato i tuoi primi 22 anni di tennis?
“Direi giocare le prequalificazioni agli Internazionali d'Italia a Roma. Al di là dei singoli momenti, comunque, a me piace molto giocare a tennis e lo farei anche solo per divertimento. Ho iniziato all'età di tre anni, a Borgaro, e non ho più smesso”.