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Tanti iscritti e incontri di alto livello per il Memorial Morra organizzato nel circolo torinese. Sconfitti in finale i lombardi Massimino e Caldera. Adesso, per Cigna, la sfida dello studio (con tennis annesso) negli Stati Uniti
di Raffaele Viglione | 05 marzo 2021
La nona edizione del “Memorial Morra”, riservato a giocatori con classifica compresa tra 2.3 e 2.8, non ha deluso le attese. Il circolo Ronchiverdi di Torino ha accolto un centinaio tra tennisti e tenniste, i quali per cinque weekend si sono sfidati con l'obiettivo di scrivere il proprio nome nell'albo d'oro, accanto a quello di giocatori di valore, come Andrea Vavassori, Marco Bella, Alessandro Vittone nel maschile, Lisa Pigato e Anna Maria Procacci nel femminile.
“L'appuntamento ai Ronchiverdi è sempre molto apprezzato - commenta Enzo Di Salvo, giudice arbitro del torneo - e siamo soddisfatti di aver concluso nei tempi previsti, riuscendo a non inserire doppi turni, sempre molto pesanti per i giocatori. Anche in questa edizione è stato confermato il montepremi da 1.500 euro, grazie all'impegno dei familiari del dottor Morra, socio del circolo mancato a causa di un malore proprio mentre giocava a tennis”.
Nel torneo maschile, a trionfare è stato Nicola Cigna, tesserato per il Tennis Club Saluzzo e con classifica 2.4, il quale nell'atto conclusivo ha avuto la meglio sul pari classifica milanese Manuel Massimino dell'Asd Sportrend Tennis con il punteggio di 4-6 7-6 6-3. La finale ha reso onore a un torneo di alto livello, con i contendenti che si sono confrontati per oltre tre ore di gioco.
Così commenta il successo Nicola Cigna, il quale prima di alzare il trofeo al cielo ha dovuto annullare, nel secondo set, ben sette match-point: “Per me si trattava del primo torneo dell'anno e per giunta sulla terra, mentre io abitualmente mi alleno sul cemento. Non posso che essere soddisfatto per il risultato e per la finale molto combattuta che ho vinto. In questa parte di stagione mi sto impegnando a fondo e voglio arrivare a raggiungere un buon livello entro agosto, quando partirò per iniziare un percorso di studi negli Stati Uniti”.
Il livello di gioco del diciannovenne, vincitore della Racchetta d'Oro 2019, è già sufficientemente alto per pensare a qualche Itf, ma l'emergenza sanitaria in atto non consente a un giovane senza classifica internazionale di prendere parte a tornei da 15.000 dollari in giro per l'Italia e per l'Europa. Meglio concentrarsi sugli Open, dunque, dove comunque al piemontese non mancherà occasione di sfidare giocatori quotati. “Ho la fortuna di adattarmi abbastanza facilmente a diverse superfici di gioco, anche se la più adatta al mio gioco aggressivo sempre in spinta è il cemento. Non a caso, il giocatore a cui mi ispiro è Denis Shapovalov”, aggiunge Cigna, prima di un'ultima considerazione sul suo futuro: “Vado in America sia per lo studio che per il tennis. Conto di tornare tra 4 anni con una laurea in chinesiologia e un livello di tennis più alto. A quel punto, valuterò che strada seguire».
Quale strada seguire, invece, è già ben chiaro alla vincitrice del tabellone femminile del Memorial Morra. La torinese Stefania Chieppa, tecnico nazionale, mamma di due bambini e istruttrice presso il Circolo della Stampa Sporting, visti anche i tanti impegni lavorativi, da qualche tempo ha deciso di ridurre la sua attività agonistica, ma quando scende in campo si conferma avversaria quanto mai ostica.
Ai Ronchiverdi il successo è arrivato in virtù della vittoria per 6-4 6-1 contro la lombarda Sofia Caldera, tesserata per l'Us Beinasco. “La partita più complicata - commenta Stefania Chieppa - è stata quella in semifinale contro Jessica Bertoldo, una tennista che conosco bene e con cui mi sono anche allenata in passato. Devo ammettere, però, che anche la finalista mi ha molto ben impressionato: non mi aspettavo giocasse così bene. Pur essendo giovanissima, ha dimostrato già di controllare bene tutti i colpi e ho dovuto fare attenzione fin dall'inizio per non lasciarle troppo spazio”.
“In genere inizio a giocare più avanti nella stagione, ma quest'anno, visto il gran numero di Open organizzati ho cominciato prima -spiega ancora la piemontese -. Mi sono imposta di giocare tornei per mantenere alto il mio livello, anche in vista delle competizioni a squadre. Penso che giocare sia molto importante anche per insegnare, intanto perché posso essere di esempio ai miei allievi e poi perché certe dinamiche di gioco le perdi se non le metti in pratica in partita. Durante la settimana gioco e insegno, non ho molte occasioni per allenarmi, per cui quando gioco un torneo devo farmi trovare al meglio, sia fisicamente che mentalmente, perché la solidità è sempre stata una delle mie caratteristiche migliori. Poi, se devo essere sincera, giocare questi tornei rappresenta anche un modo per rilassarmi, staccare per qualche ora da tutto il resto e dedicare un po' di tempo a me stessa, facendo qualcosa che mi piace ancora molto”.