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Roberto Marcora lascia a testa alta: “un viaggio meraviglioso”

A 32 anni ha annunciato il ritiro Roberto Marcora, uno dei tennisti lombardi più forti di sempre. Il varesino saluta con qualche piccolo rimpianto, ma soprattutto una lunga serie di soddisfazioni. Se le è prese in una carriera iniziata tardi, ma ancora in tempo per raccogliere successi ed esperienze. Di tennis e di vita

21 febbraio 2022

Si dice che il tennis sia una scuola di vita, e Roberto Marcora è la perfetta incarnazione di un concetto tanto caro ai migliori allenatori del mondo. Perché dietro al tennista c’è la persona, e spesso è proprio l’uomo a fare il giocatore.

Per rendersene conto basta dare una sbirciata nei commenti del post social col quale il 32enne di Busto Arsizio ha annunciato l’addio al tennis giocato, con un best ranking al numero 150 della classifica ATP che l’ha reso uno dei tennisti lombardi più forti di sempre.

C’è tanto affetto, tanti cuori e molti grazie, da parte di colleghi e avversari, amici, addetti ai lavori o anche semplici appassionati, perché nei suoi dodici anni da giramondo con la racchetta – con base prima a Milano, poi a Palermo e quindi a Roma – Marcora è stato un signore in campo e fuori, in grado di farsi volere bene da tutti.

E pensare che oggi Marcora dovrebbe fare l’avvocato, invece gli studi di legge li ha lasciati presto, una dozzina d'anni fa, quando decise che il tennis poteva diventare qualcosa più di un passatempo coltivato al Tennis Club Busto Arsizio presieduto da papà Giuseppe, suo primo tifoso e a sua volta tennista, ancora attivo nel circuito Itf Senior (nel quale ha un passato da n.1 al mondo fra gli over 45).

A vent’anni l’ingresso nel ranking ATP, poi una scalata costante che qualche anno dopo l’ha portato nella top-200, prima che un grave infortunio alla spalla lo obbligasse a ricominciare quasi da zero. L’ha fatto, ha rilanciato la programmazione ambiziosa che l’ha sempre contraddistinto e si è riportato su livelli di classifica consoni al suo valore, sfruttando il servizio e un elegante rovescio a una mano per togliersi tante soddisfazioni.

Roberto Marcora, classe 1989, è stato n.150 ATP (foto Milesi)

Prima di dire basta, Marcora ha fatto in tempo a giocare il suo primo Masters 1000, lo scorso novembre a Indian Wells, mentre nei tornei del Grande Slam non è mai riuscito a prendersi la gioia della qualificazione, malgrado una quindicina di tentativi fra Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e Us Open. Gli resterà il rammarico del 2020 a Parigi, quando al turno decisivo delle “quali” dovette dare forfait prima di scendere in campo, per un problema fisico.

Qualche rimpianto anche nei Challenger: ha giocato 5 finali e le ha perse tutte, compresa quella del 2019 a Bergamo che lanciò un giovanissimo Jannik Sinner, ma in compenso ne ha vinte 11 a livello Itf fra Italia, Spagna, Svezia, Svizzera e Israele.

Un bottino importante, che diventa ancora più prezioso se unito alle tantissime esperienze di vita che il tennis gli ha lasciato. Gli strapperanno un sorriso ogni volta che deciderà di voltarsi indietro.

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