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Nel convegno multidisciplinare “Muoversi per conoscere” svolto nei giorni scorsi a villa Candida di Foligno, sede della Tennis Training, si è parlato di giovani e crescita. Sono intervenuti alcuni tra i migliori specialisti di ogni settore
di Giordano Granelli | 16 giugno 2023
Si è parlato della crescita e dello sviluppo della persona, nel convegno “Muoversi per conoscere” svolto nei giorni scorsi a Villa Candida di Foligno, organizzato dalla Tennis Training in collaborazione con alcuni specialisti del settore.
Un approccio multidisciplinare al tema che è stato trattato da diversi relatori, dai coach internazionali ATP Fabio Gorietti e Giampaolo Coppo, a Fabrizio Alessi direttore della Tennis Training School e Francesco Bordoni dottore specialista in fisiologia e riabilitazione e dal dottore in fisica e biomeccanica Freddy Romano, al mental coach Stefano Massari, dal medico specialista in metabolismo e nutrizione Piero Ferolla allo psichiatra e psicoanalista Paolo Catanzaro.
Dopo i saluti di rito del Presidente di Villa Candida S.p.A. Luigi Napolitano, e dell'assessore allo Sport del Comune di Foligno Decio Barili, il Presidente FITP Umbria Roberto Carraresi ha sottolineato come “la Tennis Training riuscendo a coprire tutta l’evoluzione del giocatore, dal bambino al professionista e per i risultati prestigiosi ottenuti, sia stata di stimolo per la crescita di tutto il movimento tennistico regionale rendendoci fieri di essere umbri”.
“Siamo partiti nel 2017 da zero, - ha introdotto Fabrizio Alessi ripercorrendo la storia della Tennis Training - avevamo otto bambini partecipanti ai campus estivi e oggi, dopo 16 anni, abbiamo 26 tra maestri e preparatori atletici, 13 campi in doppia superficie, trasformando il club in una scuola tennis. Quando siamo nati il nostro obiettivo era quello di mettere al centro la persona, che fosse un bambino o un giocatore professionista. Oggi crediamo che l’ulteriore step che possiamo fare sia quello di crescere tutti noi come persone e di conseguenza far crescere i nostri ragazzi”.
“Il nostro apprendimento - ha spiegato coach Fabio Gorietti - passa dalle informazioni che riceviamo dall’ambiente esterno attraverso gli organi di senso e da quello interno attraverso il sistema propriocettivo. Le informazioni vengono così catalogate in memoria secondo un principio per cui quelle derivanti da situazioni vissute con una componente fortemente emotiva diventeranno altamente significative in modo da rimanere stabili in memoria. Più lo stimolo sarà ripetuto e più la risposta allo stimolo sarà precisa e veloce. Perché però una risposta risulti efficace occorre che sia molto sviluppato un processo di adattamento allo stimolo che non riproduca né un modello esterno né utilizzi modelli precostituiti. Una risposta si struttura sulla capacità di espressione che un individuo possiede. Così ciascuno risponderà ad uno o più stimoli con comportamenti che non potranno mai prescindere dal suo stato emotivo. C’è un filo conduttore che spiega tutto: il movimento. Occorrerà tornare a quelle relazioni con il mondo che tutti abbiamo sviluppato dalla nascita e poi troppo spesso relegato a semplici comportamenti finalizzati, restituendo loro un significato vitale e perciò funzionale”.
“Ci sono tre passaggi che ci aiutano a gestire le emozioni complesse - ha spiegato il mental coach Stefano Massari nel proprio intervento - accorgersi e chiamarle con il proprio nome è il passaggio più complicato di tutti, considerato che c’è un'enorme confusione nel nome che diamo alle emozioni. Il secondo passaggio è quello di accettare emozioni che culturalmente non ci piacciono molto come la tristezza, la paura, l’ansia e la malinconia. Non solo non c’è niente di male nel vivere l'ansia, la tristezza, la rabbia, ma può essere persino funzionale, l’importante sarà accettarle, conoscerle e usarle. Il terzo passo riguarda come viene gestita la tensione perchè è questo che fa la differenza. Le emozioni difficili che proviamo le prova anche l’avversario. Chi si sente teso pensa di avere già perso, ma è un’equazione sbagliata.
Noi coach a volte più che essere delle carrozze siamo dei vigili urbani che danno indicazioni perentorie, ma le diamo per uscire da un imbarazzo che sentiamo tutti noi”.
"Più che di mental coach, mi piace parlare di accordatore d’anime” ha spiegato Paolo Catanzaro. Le due strategie che gli atleti hanno per arrivare anche molto in alto sono la tecnica e la gradualità. Lo sport è anche metafora dell’aiuto di cui abbiamo bisogno nella vita per arrivare all’obiettivo”.
“Riguardo al pensiero - ha approfondito coach Giampaolo Coppo - non sappiamo come il corpo organizza il movimento, come allenatore dico ai miei allievi che chiaramente devono sapere quello che fare ma sul come farlo devono lasciare che il loro corpo lo faccia come vuole. Il giocatore deve pensare prima della partita, mentre durante il match sarà la palla che gli dirà cosa deve fare”.
Il problema di molti ragazzi agonisti - ha sottolineato Piero Ferolla - è che per buona parte sono sottopeso perché non hanno un introito alimentare adeguato. Nei ragazzi è importanti avere bene in mente le curve di crescita, per poi intervenire sull’alimentazione quando la situazione lo richiede. In medicina il grande passo degli ultimi 20 anni è stato l’approccio multidisciplinare e cioè quello di unire tutte le competenze, come in un puzzle, per costruire un grande atleta”.