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Coello, il numero 1 del padel che adora il tennis (e il pallone)

Arturo Coello è diventato l’undicesimo numero 1 dalla nascita del circuito WPT. Un traguardo inseguito fin da ragazzino, quando ha mollato tennis e calcio per dedicarsi alla pala. Ma è ancora super appassionato di entrambi, con un debole per Alcaraz e Nadal, ma anche per Sinner e… Francesco Totti

01 giugno 2023

Arturo Coello ha sempre avuto un obiettivo chiarissimo: conquistare il numero uno al mondo. E ora che ci è riuscito, diventando l’undicesimo di una lunga lista di campioni che hanno toccato la vetta del ranking dalla nascita del circuito World Padel Tour, si gode il successo.

Lui e Tapia hanno dominato la prima parte del 2023, ma la scalata di Coello verso la cima assoluta parte da molto prima e ha vissuto una tappa importante fra 2021 e 2022, grazie alla possibilità di dividere il campo con la leggenda Fernando Belasteguin. “Giocare con Bela? È stato un privilegio che mi sono goduto dall’inizio alla fine”, ha detto il giovane classe 2001 di Valladolid, che i segreti di Bela li ha “rubati” nel migliore dei modi, unendo la sua esplosività anche al senso tattico che ha sviluppato nel corso dei mesi e degli anni

Arturito, o se preferite King Arthur, questi sono i suoi soprannomi più utilizzati, ha sempre guardato con attenzione il tennis, prendendo spunto in tutto da Rafael Nadal. “Se penso che ho giocato al Roland Garros, al Foro Italico e in altri posti dove lui ha dominato per 20 anni mi vengono i brividi. Nel 2005, l’anno del suo primo successo a Parigi, avevo solo tre anni. È il mio idolo”, disse Coello qualche tempo fa in un’intervista. 

E poi c’è la resilienza e la capacità di lottare anche quando sembra finita. Arturo l’ha sviluppata grazie ai miti che hanno tracciato la strada. “Nadal è lo sportivo più grande della storia, io non ho dubbi su questo. Quando l’ho incontrato ad Acapulco avevo la pelle d’oca”. Stessa sensazione quando ha visto sul display il numero di Fernando Belasteguin, che lo chiamava per convincerlo a giocare con lui, nonostante Arturo avesse soltanto 19 anni. “Ho pensato subito che era strano che mi telefonasse, avevo il suo numero ma pensavo che non sarebbe mai successo. E poi, quando ci lavori insieme, lui non ti dà consigli. Ti dà una strada senza parlare, si comporta da professionista a 360 gradi. E allora lo segui automaticamente, senza chiedergli nulla. Lui ti fa diventare grande”. 

Nato a Mojados, un paesino di tremila abitanti vicino Valladolid, fino a 12 anni il nuovo Re del padel mondiale giocava anche a calcio e a tennis. Era bravino (parole sue), ma la pala lo divertiva di più. A 17 anni ha capito che sarebbe diventato un professionista. A 19 ha vinto il primo torneo importante, a 21 appena compiuti è il numero 1, il tutto sotto la guida dello stesso allenatore, quel Gustavo Pratto che quando si tratta di coltivare talenti è in pole position. Guai, però, a chi paragona Coello a Carlos Alcaraz. “Non scherziamo – ribatte il diretto interessato –, perché Carlitos è Carlitos: un vero alieno”. 

E visto che il calcio e il tennis potevano essere i suoi sport della vita, Arturo ha dato un occhio anche ai grandi numeri 10 italiani. “Totti? Fenomenale, sono cresciuto guardando le sue magie. Lui e Sinner sono gli azzurri che utilizzo come riferimenti. Arturo è così, un allievo che prende spunto dai maestri di tutte le discipline. E come disse Phil Jackson dopo la giocata del secolo di Michael Jordan in gara-6 della finale NBA del 1998, il professor Belasteguin potrà dire “That’s brilliant”. Già, Coello è stato il suo miglior studente

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