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Daniel Windahl: dall’addio al tennis alla rinascita, grazie al padel

Lo svedese, ex n.55 al mondo da under 18, aveva detto addio al tennis ad appena vent’anni, cedendo psicologicamente alle minacce e agli insulti di scommettitori frustrati per le sue sconfitte. Si è dato al padel e oggi è l’unico giocatore non spagnolo, argentino o brasiliano nei primi 50 del mondo. Con ambizioni importantissime

di | 22 gennaio 2023

Daniel Windahl, classe 1996 da Helsinborg, è il primo giocatore non spagnolo, argentino o brasiliano nel ranking mondiale FIP (foto Giampiero Sposito)

Grazie all’impegno della Federazione Internazionale il padel è uno sport sempre più globale, ma i piani alti del ranking mondiale rimangono comunque popolati da solamente tre nazionalità: Spagna, Argentina e Brasile. Per trovare la prima bandiera differente bisogna scorrere fino alla posizione numero 50, grazie ai colori svedesi di Daniel Windahl, 26enne di Helsinborg che può vantare una sorta di record di primo al mondo fra gli umani. O di secondo fra coloro che prima di dedicarsi al padel hanno praticato a livello professionistico anche il tennis. Lo precede solamente lo spagnolo Miguel Semmler, che ha giocato a livello ITF fino al 2019 (è stato n.514 del mondo) ma poi ha preferito la pala, bruciando le tappe da compagno d’allenamento di Galan e Lebron.

Tuttavia, subito alle sue spalle c’è quello che fino a qualche tempo fa era per tutti “lo svedese”, mentre oggi ha un nome e un cognome grazie ai risultati ottenuti in un 2022 che ne ha cambiato da dimensione sportiva. Il best ranking da tennista di Windahl parla di un’anonima posizione numero 825 nel 2014, con in bacheca solamente un paio di titoli Futures in doppio. Ma non dice che, prima dell’addio del 2016, il biondo del nord Europa ha giocato anche da titolare con la Svezia in Coppa Davis (disputando due singolari contro la Russia) e ha vissuto un passato da ottima promessa fra gli under 18, con una semifinale al campionato europeo, un secondo turno a Wimbledon juniores nell’anno del trionfo di Gianluigi Quinzi e anche una vittoria su un futuro numero uno come Daniil Medvedev o sull’altro russo Karen Khachanov. Ma poi, una volta catapultato fra i “pro”, la sua carriera non è decollata.

Un giovane Windahl impegnato nel 2013 sull'erba dell'All England Club di Wimbledon, durante il torneo juniores. Perse contro Thanasi Kokkinakis

Le ragioni del fallimento tennistico di Windahl, tuttavia, non sono da imputare agli infortuni o a un tennis che fra i grandi si è rivelato meno efficace di quanto lo fosse fra i giovani, come successo a tanti. Il vero motivo del suo rapido addio al circuito mondiale si chiama match fixing, miscelato con minacce di morte che per mesi e mesi gli hanno tolto la serenità, fino a portarlo alla depressione e sull’orlo del suicidio. L’ha raccontato lui stesso a distanza di anni, dopo aver superato il tutto, in un’intervista col sito web svedese Padel Alto.

Ero ancora minorenne – ha spiegato – quando la mia vita di tutti giorni è diventata un insieme di insulti e minacce per delle partite perse. A volte, lo sport di alto livello non è bello come sembra. Se non vengono affrontate nel modo giusto, certe situazioni diventano difficili da affrontare”. L’allusione principale è a quando, durante un torneo in Polonia, gli vennero offerti 7.000 euro per perdere al primo turno. Rifiutò e vinse la partita, ma da lì in avanti iniziò a ricevere minacce di morte sempre più insistenti, che ne minarono la salute mentale fino a portarlo alla decisione di allontanarsi dal tennis.

Di lì a poco, per sua fortuna, è subentrato il padel che gli ha restituito passione e voglia di competere. È stato uno dei primi in Svezia a lavorare da professionista, con ripetute tappe in Spagna per allenarsi coi migliori, nel 2022 ha superato anche i suoi stessi obiettivi (puntava alla top-80) e oggi è il numero uno del nord Europa, con un contratto fresco fresco firmato con Head, che l’ha scelto come testimonial per la sua area geografica.

Nel 2022 Windahl ha giocato buona parte della stagione a fianco dell'argentino Cristian Gutierrez. Sono arrivati agli ottavi al Foro Italico (foto Giampiero Sposito)

Nel corso della scorsa stagione Windahl ha giocato principalmente a fianco dell’argentino Cristian Gutierrez, nipote del mitico Sanyo, raggiungendo con lui anche gli ottavi nell’Italy Major Premier Padel del Foro Italico, uno dei risultati più importanti della loro stagione. Poi, i due si sono detti addio e lo svedese ha chiuso la stagione con Josè Solano, ma ciò che Windahl ha imparato dal sudamericano rimane. “Giocando con lui – ha detto ancora – ho cambiato completamente il mio approccio al padel”.

Gutierrez gli ha insegnato tanto, permettendogli grazie ai risultati di affrontare vari big: Lebron/Galan, Bela/Coello, Chingotto/Tello e non solo. “Sento – ha continuato – di avere il livello per competere con loro, e anche le doti fisiche. La differenza la fa il fatto che loro sanno esattamente cosa fare in ogni situazione, e si sanno adattare a tutte le condizioni. Per loro non fa differenza se si gioca all’aperto con 40 gradi o indoor con 12, mentre io faccio molta più fatica. Ma giocare contro di loro è il solo modo per salire di livello. Nel 2022 ho giocato una decina di match di un certo calibro: ricordo bene come mi sono sentito in campo la prima volta, e ricordo come mi sono sentito l’ultima. Le sensazioni sono cambiate dal giorno alla notte”.

Segno che è cresciuto e può crescere ancora, magari trasferendosi a tempo pieno a Malaga, dove fa tappa periodicamente. “È una soluzione che sto valutando – ha spiegato –: mi permetterebbe di fare tutto ancora meglio. In questo momento le mie ambizioni e la mia fiducia sono ai massimi livelli. Arriveranno altre batoste, ma servono per crescere. Se continuerò a prenderle nel modo giusto non vedo alcuna ragione per la quale io non possa diventare uno dei migliori giocatori del mondo. Dopo il 2022 il mio obiettivo è cambiato: oggi voglio diventare uno dei più forti. Ci credo sempre di più”. La determinazione non gli manca di certo.

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