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Il riscatto di Ksenia, la russa dall’animo andaluso

Grande promessa del tennis da ragazzina, Ksenia Sharifova ha detto basta col tennis ad appena 21 anni, logorata dalle pressioni. Ma a Valencia, dove si era trasferita diventare una tennista, ha scoperto il padel: tre anni dopo è vicina alle prime 60 del mondo e con obiettivi sempre più ambiziosi

di | 01 aprile 2023

Scorrendo la lista delle prime 100 padeliste del ranking mondiale WPT, c’è una bandiera che non può proprio passare inosservata, per due motivi ben distinti. Il primo è che nelle competizioni sportive non la si vede da oltre un anno, perché i colori sono quelli della Russia e il motivo è noto a tutti; mentre il secondo è che fa strano trovare una giocatrice russa fra le migliori al mondo in uno sport che nel suo paese esiste appena, con pochissimi campi e zero tradizione. Eppure, a suon di volèe di diritto (il suo colpo migliore) Ksenia Sharifova sta salendo sempre più in alto, questa settimana fino al numero 61 della classifica WPT.

Come è facile immaginare, la ragazza classe 1996 originaria dell’estremo oriente russo – precisamente dell’isola di Sachalin, a meno di 200 chilometri in linea d’aria dal Giappone – vive in realtà in Spagna, patria del padel dove l’ha scoperto e sposato circa tre anni fa. Ma anche il suo arrivo a Valencia, datato una decina d’anni fa, ha sullo sfondo una racchetta. Da tennis.

Era quella di una grande promessa che nel 2009 a Ercolano (Napoli) vinceva il Master under 14 di Tennis Europe, una sorta di campionato europeo di categoria, e di lì a poco avrebbe iniziato una carriera professionistica col sogno di eguagliare Maria Sharapova. Ancora oggi la indica come suo modello, folgorata da stile ed eleganza, ma ora tutte le ambizioni di Ksenia sono traslocate a casa padel, dopo che col tennis ha detto basta nel 2017, con un best ranking da numero 774 del ranking WTA rimasto ben lontano dalle ambizioni fissate – da lei o per lei – da ragazzina.

Il vero problema della sua carriera da tennista sono state le troppe pressioni, che per molto tempo l’hanno condizionata. “Ogni fine di stagione – ha raccontato – era un sollievo: arrivavo distrutta mentalmente e non c’era nessuno in grado di spiegarmi che perdere delle partite non era la fine del mondo”. Doveva diventare una star, invece non ci è riuscita e ne ha sofferto tanto, arrivando a decidere ad appena 21 anni di cambiare strada.

Per un po’ di tempo è uscita completamente dall’ambiente, iniziando a studiare business administration e lavorando come direttrice creativa in un’agenzia di pubblicità, sempre in Spagna. Poi, nel 2020 ha deciso di dare una chance a quel padel che da tennista aveva sempre visto come uno sport adatto giusto per riempire il tempo libero. La sua fortuna è stata trovare subito coach Marco Lucas, tutt’oggi il suo allenatore, che l’ha spinta a provarci sul serio e ha finito per regalarle una seconda carriera, molto più felice della precedente.

È stato lui – ha spiegato – a trasmettermi l’amore per il gioco, a farmi capire che è uno sport completo e molto emozionante. L’ho ascoltato, ho giocato i miei primi tornei e mi sono completamente innamorata di questo mondo, fino a iniziare a fare la giocatrice a tempo pieno”. Grazie all’esperienza del tennis,e  a una predisposizione per il gioco aggressivo, ha impiegato poco a farsi strada.

Nel 2022 la Sharifova ha raggiunto una manciata di volte il Cuadro Final nei tornei WPT, conquistando anche un paio di ottavi (il più importante nel Master di Marbella, con Raquel Segura), mentre nella recente tournèe sudamericana ha giocato nel main draw sia in Cile sia in Paraguay, sempre con la 21enne Patricia Martínez, top-50 della Rafa Nadal Academy. Formano una buona coppia: la spagnola – da destra – più padelista, brava a lavorare il punto, la russa – da sinistra – più aggressiva, grazie al fisico e al retaggio tennistico, fra le ragioni che le hanno permesso di bruciare le tappe.

“Ma c’è anche altro – precisa lei –: c’è tanto impegno quotidiano e grande voglia di competere, di imparare, di giocare. Tutto ciò che mi riesce oggi è frutto di ore e ore di allenamento, e di altrettanta motivazione. L’esperienza del tennis mi ha permesso di riuscire subito a competere contro giocatrici cresciute col padel, ma non è sufficiente. Ho dovuto metterci fame e voglia di vincere sempre ogni singolo punto”.

È così che è diventata la numero uno di Valencia, traguardo che nell’universo del padel spagnolo non è esattamente un dettaglio, e piano piano sta salendo sempre più, mixando le origini russe all’influenza latina (“i miei amici dicono che sono una russa dall’animo andaluso: inizialmente seria, ma poi molto brava ad aprirsi e farsi voler bene”) e ponendosi obiettivi sempre più importanti. Per il 2023 punta alla top-20, per il futuro al numero uno del mondo. Difficile credere che ce la farà, ma puntare in alto è uno dei pochi segreti per riuscire a fare sempre di più. Ksenia lo sa.

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