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3 coppie su 4 cambiate in tre mesi: non è solo questione di risultati

Delle 32 coppie in gara tre mesi fa nel Master WPT di Abu Dhabi, ne sono sopravvissute solamente 9: è la prova di come oggi cambiare compagno sia all’ordine del giorno. I risultati continuano essere il fattore che regola la durata di un’unione, ma c’è anche altro, dettato da interessi sempre più grandi

di | 31 maggio 2023

Quando ufficializzano la nascita di una collaborazione con un nuovo compagno, i giocatori di padel parlano spesso e volentieri di “progetto”. Eppure, la storia recente del circuito racconta di tanti (troppi?) progetti che appaiono più come delle parentesi, visto che nascono e muoiono nel giro di un paio di tornei. Un vizio di solito comune ai giocatori di seconda fascia, sempre alla ricerca di quello step per unirsi alla prima, ma che ultimamente si sta trasformando in una – cattiva – abitudine anche per vari giocatori di vertice.

Il raffronto fra gli iscritti al primo torneo WPT stagionale, ossia il Master di Abu Dhabi giocato dal 20 al 26 febbraio, e quelli dell’Open di Vienna della scorsa settimana (tre mesi esatti dopo, non tre anni) dice che delle 32 coppie in gara negli Emirati ne sono cambiate addirittura 23, praticamente 3 su 4. Non siamo nemmeno arrivati a metà stagione eppure l’assetto del padel di vertice ha già cambiato volto a più riprese, fatta eccezione per le prime tre coppie della Race: Coello/Tapia, Stupaczuk/Di Nenno e Galan/Lebron, i quali a onor del vero si sono divisi ma solo temporaneamente, visto l’infortunio del primo.

Una statistica che fa intuire come la prima causa delle rotture sia la più scontata, ovvero la carenza di risultati. Chi vince di più difficilmente cambia strada, mentre chi vince meno prova a trovare nuove soluzioni. Le vittorie regolano il successo di una unione, ma sarebbe un po’ superficiale ridurre il tutto ai traguardi sportivi.

Oggi, nel padel internazionale di vertice, ci sono numerosi interessi. Un tempo anche i big giocavano soltanto per la gloria o poco più, mentre ora ci sono soldi (sempre in aumento), fama, visibilità mediatica e quindi sponsorizzazioni (cioè altri soldi). Fattori che aumentano le ambizioni e la fretta di ottenere risultati, come se tutto dipendesse da ogni singolo incontro, a scapito di quella pazienza che invece è un ingrediente decisivo per avere successo, in quanto necessaria per creare l’alchimia ideale.

“Un tempo – ha detto il sempre saggio Sanyo Gutierrez, uno senza troppi peli sulla lingua – quando il tuo partner ti chiamava per dirti che aveva in mente un altro progetto, pareva qualcosa di terribile. Ora è diventato normalissimo. La mia mente è pronta a questa evenienza, specialmente nella mia situazione, visto che ho 39 anni ed è pieno di ragazzi giovani che possono unirsi in dei progetti a lungo termine”.

Così succede che nei primi 12 tornei dell’anno ci siano stati giocatori fra i primi 20 del mondo che hanno cambiato fino a quattro compagni diversi. Alcune rotture sono state quasi obbligate, come quella fra Navarro e Tello (che in coppia non funzionavano proprio) o quella fra Belasteguin e lo stesso Gutierrez, i quali si sono accorti di essere nati per competere da avversari e non da compagni, così hanno separato di nuovo i loro percorsi.

Le loro rotture ne hanno generate altre, quasi obbligate, ma in certi casi molte separazioni sono figlie solo di un certo opportunismo, con buona pace di chi definisce il padel uno sport di squadra. Nei primi tre mesi dell’anno il recordman è Alex Arroyo, che ha già giocato a fianco di cinque compagni differenti: Yanguas, Momo Gonzalez, Cardona, Capra e Rubio. Quattro compagni diversi anche per Mike Yanguas, oggi scelto da Bela, così come per Jon Sanz (arrivato a Galan passando da Leal, Garrido e Nieto).

Tre compagni differenti per Garrido, Momo Gonzalez, Lamperti e anche Lucho Capra, appena tornato con Maxi Sanchez. I due argentini hanno deciso di unire la loro strada professionale per la terza volta in tre stagioni: vuol dire che il rapporto funziona sia in campo sia fuori, eppure prima di ritrovarsi si sono già detti addio (in questo caso arrivederci) ben due volte. Un tempo sarebbe stato qualcosa di molto strano, mentre nel padel di oggi pure questo profuma di normalità. Abituiamoci.

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