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Per il padel gli Stati Uniti sono un mercato potenzialmente incredibile, ma per adesso ancora dormiente. A breve proverà a fare la sua parte una leggenda come Juan Martin Diaz, pronto a trasferirsi a Miami. “Apriremo club – dice – e organizzeremo tornei: ho di fronte un progetto senza confini”
di Marco Caldara | 10 gennaio 2024
Si sente spesso ripetere che un potenziale boom negli Stati Uniti potrebbe rappresentare un’ulteriore svolta per la diffusione globale del padel, eppure il numero di impianti – e quindi di praticanti – è ancora limitato e il primo calendario Premier Padel non comprende alcuna prova negli USA. Evidentemente, il terreno non è ancora fertile per garantire degli appuntamenti che possano risultare sostenibili dal punto di vista economico, ma la situazione potrebbe essere prossima a una volta.
È uno dei grandi obiettivi della seconda vita di Juan Martin Diaz, una delle leggende della pala che da qualche settimana ha deciso di mettere fine alla sua carriera professionistica ed è pronto a trasferirsi in pianta stabile da Madrid a Miami, per provare a fare la sua parte dello sviluppo della disciplina in America. “Proprio nel periodo nel quale stavo valutando se proseguire o meno la mia carriera – ha detto l’argentino, numero 1 del mondo per 14 anni a fianco di Fernando Belasteguin – ho ricevuto una proposta per trasferirmi a Miami, in grado di garantire tranquillità e sicurezza a me e alla mia famiglia. È stato ciò che mi ha permesso di compiere il clic decisivo”.
Così, a fine mese “El Galleguito” cambierà vita, assumendo una sorta di ruolo da ambasciatore del gioco. “Non so ancora dire con certezza ciò che farò – dice ancora –, ma di sicuro non rimarrò fermo. Negli Stati Uniti ho di fronte un progetto potenzialmente infinito, che comprende aprire club e organizzare tornei”. Il primo evento di spessore sarà la Reserve Cup, una sorta di Laver Cup del padel che vedrà in gara numerosi top player, divisi in due squadre. Diaz sarà capitano di una delle due. “In futuro – prosegue – vedo l’opportunità di portare in America dei tornei Premier Padel. Il movimento è ancora vergine, quindi c’è ancora molto da fare. Ma per lo stesso motivo si può fare tantissimo”.
Per il padel, la diffusione negli Stati Uniti è un’opportunità enorme. “Sono convinto – dice ancora il 48enne di Mar del Plata – che se si dovesse affermare negli USA il padel potrebbe duplicare il suo universo. Per la quantità di potenziali praticanti, per le abitudini di una società abituata al consumo sregolato, e tanti altri motivi. Partiamo con un competitor molto forte come il pickleball, che ha già una diffusione enorme e anche numerosi vantaggi, a partire dalla facilità di gioco e dal fatto che è più semplice ed economico realizzare campi”.
“In più, il pickleball è molto tutelato: oggi chi desidera aprire un club di padel in uno spazio pubblico riceve le autorizzazioni a patto che realizzi anche dei campi da pickleball. Gli americani difendono molto i loro sport, mentre sono meno aperti ad accoglierne altri che non sono nati per mano loro”. Vero, ma il padel ha l’abitudine di conquistare tutti e può riuscirci anche negli States, in particolare in alcune zone del paese. Una su tutte? Naturalmente la Florida, dove la cultura latino-americana è fortissima. Tutt’altro che casuale, dunque, il fatto che la proposta a Diaz sia arrivata da Miami.
Fra i grandi sogni di Juan Martin, c’è quello di vedere il padel alle Olimpiadi. “Lavorerei gratis per contribuire alla conquista di un traguardo simile. Per il padel sarebbe un orgoglio immenso. Dobbiamo puntare al 2032 o al 2036, e se non ce la faremo ci proveremo per le edizioni successive. Dopotutto, che importa se quando il padel diventerà sport Olimpico io avrà 100 anni? O i migliori interpreti di oggi non saranno più in attività? La sola cosa che conta, per il padel, è raggiungere l’obiettivo".