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Le statistiche nel padel: più scientificità a un gioco di logica

Nel padel “pro” sta assumendo sempre maggiore importanza l’utilizzo delle statistiche. Un’abitudine che può diventare molto utile per giocatori e allenatori, ma promette anche di migliorare l’esperienza di chi guarda, dando la possibilità di interpretare meglio gli incontri e comprendere tattiche e psicologia

14 aprile 2023

I numeri non mentono mai e anche nel padel non potrebbe essere altrimenti. Nella stagione 2023 stanno arrivando sempre più dati statistici da affiancare ai risultati delle partite: un servizio che migliora l’esperienza di chi guarda ma anche di chi sta in campo, perché permette di capire meglio l’incidenza dei colpi e di avere una prima chiave di lettura dei match.

Grazie al lavoro di Padel Intelligence, società europea con sede a Rotterdam che si occupa di analisi dei numeri, sono arrivati dati statistici consistenti e molto dettagliati in un mondo nel quale fino a poco fa non c’era nulla o quasi. E, grazie ai numeri, sono arrivate tante conferme su sensazioni spesso avvertite ma mai provate dalle statistiche. Oggi, alla logica si sta aggiungendo scientificità e per il futuro del gioco non può che essere un bene.

Fra le varie partite analizzate dalla piattaforma, una delle più importanti è stata la finale del Master WPT di Abu Dhabi, primo torneo della stagione nonché uno dei soli due ad aver proposto una sfida fra le prime due coppie del mondo: Ale Galan e Juan Lebron da una parte, Arturo Coello e Agustin Tapia dall’altra. Dando una sbirciata alle statistiche, il primo dato che balza all’occhio è la percentuale di pallonetti giocati dai 4 fenomeni durante la finale: un colpo su 4 è stato un globo, con Tapia e Coello che hanno adottato questa soluzione nel 78% delle loro risposte (praticamente 4 volte su 5). Non scopriamo certo ora che saper utilizzare a dovere il globo possa diventare decisivo, ma un riscontro simile va oltre perché dimostra come sia un dato determinante per vincere le partite e i tornei. Peraltro chi – in quell’occasione – ha giocato il pallonetto in risposta, ha ottenuto il 49% dei punti.

Lo studio dei numeri può rivelare anche la psicologia associata agli incontri. Sempre negli Emirati, nella semifinale vinta contro Javi Ruiz e Gonzalo Rubio, i futuri campioni hanno convertito in smash il 65% dei pallonetti giocati dai rivali (due su tre). Sorprende? Non troppo, se non fosse che nella finale del giorno successivo la strategia è cambiata completamente, con Coello/Tapia che hanno colpito il remate solamente sul 14% dei pallonetti giocati da Galan e Lebron (uno su sette). Il tutto a testimonianza di una tattica più prudente, animata dalla voglia di non sbagliare. Una media di 8,9 colpi per ciascuno scambio sottolinea ancora di più il tema del match, con i giocatori che si sono preoccupati prima di mettere la palla in campo e poi del resto.

Volendo prendere in esame altri casi, di recente sono stati diffusi i dati della finale dell’Open 500 di Reus, conquistata da Momo Gonzalez e Mike Yanguas contro Fernández/Diestro. Superiori nei vincenti, con meno errori forzati anche se meno efficaci sulle palle break, il successo della coppia appena nata e subito vincente (ma già pronta a separarsi: il primo andrà con Sanyo Gutierrez e il secondo con Fernando Belasteguin) è testimoniato dai numeri. Se il primo set, terminato 6-3, è stato gestito da Momo e Yanguas, nel secondo (finito al tie-break) è servita invece tutta la qualità di Gonzalez, che dei quattro è il più abituato a giocare certe partite e l’ha dimostrato, trovando la bellezza di quattro colpi vincenti a fronte di un solo errore.

Oltre a permettere un’analisi d’insieme di un incontro, i dati danno la possibilità di concentrarsi anche sulle performance dei singoli giocatori. Per esempio, nonostante la sconfitta, Pincho Fernandez in finale a Reus ha giocato una super partita, trovando 21 soluzioni vincenti (15 delle quali solamente nel secondo set) e commettendo appena 6 errori. Facile ipotizzare che sia stato questo uno dei motivi per i quali, nel secondo set, la coppia avversaria abbia giocato molto più spesso sul suo compagno, il quale invece a fronte di 16 vincenti ha commesso ben 24 errori non forzati. Idee, tattiche e giocate sviscerate dai numeri.

Numeri che possono aiutare a scoprire certe dinamiche, rivelare aspetti difficili da notare a occhio nudo, oppure semplicemente confermare le sensazioni. Per esempio, il 6-3 6-2 della finale femminile vinta da Paula Josemaría e Ari Sánchez sulle numero uno Gemma Triay e Alejandra Salazar non ha lasciato spazio ad alcuna recriminazione, e infatti i numeri sono tutti dalla parte delle vincitrici. I 14 vincenti della padrona di casa Ari Sanchez, determinata a prendersi davanti al suo pubblico il secondo titolo stagionale, hanno fatto la differenza in una finale senza storia. In quel caso i numeri aggiungono poco, ma in tanti altri possono diventare uno strumento molto prezioso per interpretare gli incontri e studiare gli avversari, come già succede da anni nel tennis. Anche da questo punto di vista il padel non sta a guardare.

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