-

Niente è impossibile: la lezione di Chingotto/Di Nenno

La cavalcata dei due argentini fino al match decisivo del Master Final è una delle belle storie del 2022. Entrambi giocatori di destra, sulla carta non dovevano avere dei limiti insormontabili come coppia, invece hanno superato prima Sanyo/Tapia e poi Navarro/Tello, grazie a un padel tutto grinta e determinazione

di | 20 dicembre 2022

Non passa giorno, nel mondo del padel moderno, nel quale non si discuta dell’importanza sempre maggiore di centimetri e potenza, e della necessità di avere all’interno della coppia un giocatore dalle spiccate doti fisiche, in grado di chiudere il punto alla prima occasione utile. Poi, però, succede che Federico Chingotto e Martin Di Nenno si trovino un po’ per caso a fare coppia al Master Final, apparentemente senza la minima chance di fare bene perché le caratteristiche della loro coppia non rispettano i canoni appena elencati, e invece i due argentini si fanno bastare un solo torneo, tre sole partite, per diventare una delle storie più entusiasmanti dell’intero 2022.

Alla fine il torneo l’hanno vinto Galan/Lebron e non è una novità, ma la finale raggiunta dai due sudamericani, che non superano il metro e 75, generalmente tirano due smash a settimana e per caratteristiche fisiche, tecniche e stili di gioco sono i due giocatori di destra più giocatori di destra che vengono in mente, può essere una lezione per tutti. Visto che i rispettivi compagni non erano fra i 16 qualificati per l’evento di Barcellona, i due argentini hanno dovuto arrangiarsi giocando insieme e aiutati dall’assenza di pressione sono addirittura arrivati a un set dal titolo, quando, solo all’idea di vederli in campo uno a fianco all’altro, all’appassionato medio faticava a trattenere le risate.

Federico e Martin potevano avere mille scuse, invece si sono semplicemente adattati alla situazione, con la flessibilità che li caratterizza. In realtà non era una novità assoluta, perché ai due era già successo di dover dividere il campo anni fa in un mondiale giovanile, per una scelta un po’ strampalata del ct. Ma allora ne lato del “reves” era finito Di Nenno, mentre stavolta ci è andato Chingotto e quello che ha saputo fare in tre incontri ha veramente sorpreso chiunque, per facilità, intensità e qualità. La sua capacità di leggere il gioco è rimasta intatta e non ha fatto affatto rimpiangere la mancanza di centimetri, fino a diventare una delle chiavi di un torneo inimmaginabile.

Parevano già spacciati al primo turno contro Sanyo Gutierrez e Agustin Tapia, che avevano rinunciato al P1 di Premier Padel a Milano proprio per preparare a dovere il Master Final, mentre loro avevano avuto giusto qualche giorno per costruire da zero tattica e intesa. Invece, hanno vinto quel match e poi anche il successivo, battendo Paquito Navarro (ex compagno di Di Nenno) e Juan Tello, per otto anni partner di Chingotto: un successo dal grande valore, sia sportivo sia simbolico, che ha aperto loro le porte di una finale che, c’è da scommettere, pure loro stessi avrebbero immaginato di vedere in tv.

Invece l’hanno giocata e anche bene, riuscendo a trascinare al terzo set i numeri uno che sino a lì avevano passeggiato, peraltro non prima di aver cancellato loro quattro match-point consecutivi nel secondo set. Poi nel terzo Galan e Lebron sono tornati padroni della sfida e la vittoria è rimasta un sogno, ma il k.o. in finale non cambia quanto visto nel week-end catalano.

Di Nenno e Chingotto hanno ricordato a tutti che, prima di potenza e centimetri, il padel è ancora un gioco che richiede impegno, sacrificio e fatica, e che una buona intesa può valere tantissimo. Dopo la stagione più intensa che mai, potevano tranquillamente interpretare questo Master Final come una occasione per incassare un ultimo assegno prima delle vacanze, invece hanno voluto giocarlo con la massima attenzione, sfruttando la situazione di (apparente) svantaggio rispetto alle coppie rivali per dimostrare una volta di più tutta la loro forza.

Si sono sostenuti dal primo all’ultimo punto di tutte le sfide, lottando insieme con l’obiettivo di godersi il torneo e trasformarlo in un’opportunità, senza pensare all’assetto inusuale, alla mancanza di allenamento insieme e alla fatica di fine stagione. Anche se non era certo quello il loro obiettivo, al pubblico del padel hanno insegnato tantissimo.

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti