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Paquito story: perché la rottura con Tello era annunciata

La tournèe sudamericana ha sancito la fine della coppia Navarro/Tello: un (grosso) azzardo in pieno stile Paquito, che non ha dato i risultati sperati e ha spinto l’andaluso a riprendersi la sinistra. Questione di attitudine a un tipo di gioco completamente diverso, ma anche di carattere. Perché uno come Navarro non può essere al servizio di nessuno

31 marzo 2023

In una scala dell’ordinarietà, agli ultimi tre posti troveremmo probabilmente le seguenti tre voci: giocatore di padel, spirito andaluso, Paquito Navarro. È bene esserne consapevoli prima di andare a trattare di una coppia durata il tempo di un passo di flamenco. Ormai è ufficiale, Paquito Navarro e Juan Tello si sono spaiati, a nemmeno cinque mesi dal loro esordio insieme nell’Open WPT di Malmö: era metà novembre, si fermarono in semifinale contro i numeri uno Lebron e Galàn. Cinque mesi di ombre e un’unica luce folgorante, il successo a novembre a Città del Messico, in finale contro Stupaczuk/Lima (seppur in contumacia Lebron-Galàn). Una parentesi breve che ha minacciato di cambiare gli equilibri del circuito, per poi non lasciare praticamente nulla, se non quella one-hit wonder messicana.

La fine. La prima foto è in bianco e nero. Ritrae i due nella stessa metà campo, con Juan rivolto a fronte camera e Paquito di schiena. A testa bassa. La direzione dei corpi è opposta. La seconda è a colori e se la ricordano tutti: Paquito solleva il compagno verso il cielo nell’esultanza del loro primo e unico titolo. A fianco la didascalia ufficializza e al tempo stesso chiarisce la definitiva separazione.

La grafia (se su Instagram esistesse) è quella di Navarro. Si leggono, tra le altre cose: “Mi assumo la responsabilità del fatto che la coppia non abbia raggiunto una buona velocità di crociera”, “Ti sarò sempre grato per essere stato coraggioso. Il cimitero è pieno di coraggiosi, ma sono quelli che cambiano il mondo”, “Non me ne pento. Mi pento solo di quello che non provo”. Tutto però è sotteso alle prime parole: “Grazie per aver accettato quella sfida folle che ti ho proposto. L’abbiamo fatto con tutta la convinzione e scommettendo alla morte”.

Le parole suggeriscono qualcosa. Innanzitutto che a decidere sia stato Navarro, sia nella proposta iniziale, sia nel mettere il punto all’avventura. La forma e le figure retoriche utilizzate restituiscono poi l’animo più profondo di quello spirito andaluso. La morte, il cimitero, la follia. Il tutto mosso dal coraggio. Una tendenza verso l’estremo che è da sempre la cifra del campione classe 1989.

Tutto o niente. Formatosi dentro un movimento spagnolo che riconosceva in lui i crismi dell’eletto, Paquito è cresciuto dovendo gestire talento, autostima ed esuberanza sovradimensionati. Vivere il campo venti per dieci in maniera passionale lo porta ad esaltare il compagno quando esso si dimostra un facilitatore di gioco e vittorie, così come ad abbandonarlo nel momento in cui sente di aver toccato il soffitto, non importa quanto in alto esso sia. Nel corso della sua eccezionale carriera, di passaggi dall’esaltazione all’abbandono ce ne sono stati molti, ma questo capita diffusamente in uno sport di coppia e agonismo come il padel. Alcuni, però, hanno oscillato maggiormente tra gli opposti.

Tra 2016 e 2017 l’impennata assieme a Sanyo Gutierrez, le sfide infinite con Belasteguìn e Lima, sconfitti in diverse occasioni ma mai superati in vetta alla classifica mondiale. Il numero 2 era almeno una posizione sotto il dovuto.

Nel 2019 nasce poi lo strano caso Juan Lebron. Giocatore di sinistra, talentuoso, caratterino, andaluso. Nella stessa metà campo si avvicinano nitro e glicerina. Questo incontro cambierà la carriera del più giovane. Il reves spetta a Paquito, così “el Lobo” muove verso il drive. La prima esplosione è nei risultati. I due mettono la firma su cinque tornei e dopo la vittoria di San Paolo Lebron diventa il primo giocatore spagnolo a raggiungere il numero 1 del ranking. Grazie all’eletto, più in alto dell’eletto (il nativo di Cadice, quattro anni dopo, è ancora lassù). La seconda esplosione, invece, è quella che divide i due a fine stagione.

Se Lebron poteva essere il compagno ideale dal punto di vista tecnico, l’argentino Martìn Di Nenno diventa il compagno ideale dal punto di vista empatico, nel 2021. I due diventano amici, si stimano come uomini prima che come padelisti, trasformano l’intesa personale in intesa agonistica. Tre titoli il primo anno, una serie di otto finali consecutive e la tavola apparecchiata per il final perfecto, la vittoria del Master di fine anno con conseguente sorpasso a Lebron (e Galàn). Peccato che la coppia cada alla vigilia della resa dei conti, sconfitta in semifinale da Sanyo e Tapia. Final imperfecto.

Paquito tocca il soffitto con la testa e il 2022 sarà un lento ritorno al pavimento. I risultati non sostengono l’alchimia, l’amicizia e la stima non bastano più, arriva l’abbandono. “Ogni principio ha la sua fine e questa è una di quelle che fa male”, scrive Navarro in un altro post, quello d’addio a Martìn, stavolta con toni molto più affettuosi e pastello di quelli audaci e metallizzati che avrebbe poi utilizzato per Tello. Una settimana dopo l’annuncio, in quello che gli stessi protagonisti definiranno ultimo baile, Navarro e Di Nenno metteranno insieme un torneo scintillante, lasciando per strada pochissimi giochi, per trionfare a Santander. I tifosi della coppia si trovano a soffrire e godere con la stessa potente intensità.

Svolta a destra. Dopo quanto analizzato sopra, non ci si può stupire dei soli undici tornei vissuti dal duo Navarro-Tello. Anche perché la scommessa aveva una posta alta. Paquito a destra era difficile solo da immaginare, figuriamoci da vedere. Non per limiti tecnici, ma per attitudine. La pazienza del costruire, la solidità del non rischiare, la velocità di palla più bassa, le traiettorie più conservative. Fare legna da mettere sulle braci, che poi a divampare il fuoco ci pensa il vicino. La pazienza e la calma. Certo, la sfida era saper interpretare quel ruolo, apparentemente così lontano, con le proprie caratteristiche. Qualcosa di mai visto e di fortemente affascinante.

Un esperimento non andato a buon fine, laddove la buona fine dovesse essere trovata già nei primi mesi. Un cambiamento così sostanziale aveva bisogno di tempo, di allenamento, di costituzione d’intesa con un compagno, di presa di consapevolezza. “Ci sono colpi, tattica e dettagli che devo incorporare”, ammetteva il trentaquattrenne ancora a inizio 2023. Tutto subito non si poteva proprio, così è andata a finire che molto spesso Paquito si riprendesse il reves obbligando a destra il compagno. Una regola ben diversa da quelle stampatenel contratto matrimoniale.

Dal Gatto al Topo. Paquito era stato cassandra di sé stesso già a fine ottobre: “Se sono catastrofico a destra, torno a sinistra”, aggiungendo poi: “E non avrò nessun problema a farlo”. Ecco di nuovo lo spirito andaluso che si libera. I problemi, lo stupore, lo sgomento Paquito li lascia agli altri, che lo osservano da fuori. L’eletto continua la sua ricerca, accettando eventualmente il rischio di calpestare il fallimento sulla strada, ma solo per buttarselo alle spalle il prima possibile.

Col Gato (soprannome di Tello) non ha funzionato, ora toccherà con ogni probabilità al Ratòn (soprannome di Federico Chingotto, già storico compagno di Tello) provare a rompere il soffitto. Difensore eccezionale, maestro di tattica, un computer al posto del cervello, ma pur sempre sangue argentino, quindi abituato a gestire alte temperature. Potrebbe essere lui il facilitatore ideale, sulla carta i due profili matchano. O potrebbe nascere una nuova catastrofe, chissà. Perché da un giocatore di padel, andaluso, che si chiama Paquito Navarro non ci si può aspettare proprio nulla di ordinario. Per fortuna.

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