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Premier Padel, il circuito delle opportunità (anche per gli azzurri)

Si dice che per alzare il livello sia necessario confrontarsi stabilmente con i più forti: per questo il nuovo circuito mondiale unico targato Premier Padel può dare una spinta importantissima al movimento italiano, per permettere ai nostri di accorciare la distanza nei confronti dei più forti

di | 05 gennaio 2024

Daniele Cattaneo (foto Adelchi Fioriti)

Chiunque pratichi uno sport a buoni livelli lo sa: per migliorare non basta soltanto allenarsi di più, ma è fondamentale anche la competizione. Giocare serve, giocare contro gli avversari migliori ancora di più. Permette di abituarsi a un livello più alto, allenare situazioni diverse e momenti di tensione, e obbliga a trovare una soluzione a difficoltà che inizialmente possono sembrare insormontabili ma col tempo lo diventano meno.

In questa ottica l’arrivo del nuovo circuito unico Premier Padel, con la bellezza di 25 tornei sparsi in quattro continenti, potrebbe rappresentare una svolta non solo per la diffusione globale della disciplina (che comunque è già a buon punto), ma anche per lo sviluppo del movimento italiano d’èlite, uomini in primis. A livello femminile, infatti, le nostre ragazze hanno già fatto tanto – sono già una decina quelle capaci di arrivare fra le prime 100 del mondo – e sono sempre state abituate a frequentare il vecchio circuito World Padel Tour, quindi per loro l’opportunità di confrontarsi costantemente ai più alti livelli non sarà una novità. Ma per gli uomini sì. Nelle ultime stagioni, infatti, nessuno dei nostri aveva più preso parte ai tornei del WPT per puntare sul calendario Premier Padel, ma il numero di eventi limitato (otto nel 2022, scesi a sei nel 2023 a causa di due cancellazioni) non ha permesso a giocatori come Cremona, Cassetta, Di Giovanni, Sinicropi e Cattaneo (ma non solo) di giocare costantemente in mezzo ai migliori.

Il che non vuol dire solo affrontarli, ma anche allenarsi insieme a loro, vivere lo stesso ambiente, osservarli da vicino per imitarne le abitudini e copiarne i segreti, e via dicendo. Opportunità che in un percorso di crescita mirato a colmare il gap coi più forti possono rivelarsi più preziose di ore e ore di allenamento.

Riccardo Sinicropi (sinistra) e Giulio Graziotti (foto Adelchi Fioriti)

Per questo motivo, l’avere dal 2024 la possibilità di girare il mondo insieme ai più forti per 25 settimane all’anno può rappresentare un impulso determinante per i nostri migliori giocatori. Anche perché superare le qualificazioni non è impossibile e quindi nemmeno l’ipotesi di disputare 10-15 partite all’anno contro coppie da main draw. Una bella differenza rispetto alle 2-3 del passato.

Non si può nascondere che, se si escludono i primi 20 del mondo semplicemente inarrivabili, la distanza dai più forti si è gradualmente ridotta, tanto che oggi i migliori 7-8 big italiani possono pensare di fare partita anche contro buona parte dei top-50. Ma va altresì detto che, specialmente nei frangenti importanti, la differenza con spagnoli e argentini si vede ancora anche a occhio nudo. La differenza di abitudine a certe situazioni è ancora troppo grande, ma dal 2024 le possibilità di colmarla lieviteranno. Difficilmente vedremo i nostri affrontare l’intera stagione da 25 tornei e ripetute trasferte in giro per il mondo, perché le spese sono alte e per chi staziona lontano da certi livelli di classifica non è semplice sostenerle, ma sicuramente avranno molte più opportunità di competere in mezzo ai più forti rispetto alle scorse stagioni.

Da lì può passare buona parte della crescita futura del nostro movimento di punta, con l’obiettivo comune di portare finalmente un azzurro di nascita fra i primi 100 giocatori della classifica mondiale. Ci sono andati vicino in particolare Cassetta, Cremona e Cattaneo, ma fino a qui nessuno ci è ancora riuscito e oggi di azzurri ce ne sono cinque fra il numero 117 e il numero 124, racchiusi in una cinquantina di punti. Grazie al nuovo circuito, il 2024 può essere l’anno buono per abbattere finalmente il muro top-100 e iniziare a guardare ancora più su.

Simone Cremona (sinistra) e Lorenzo Di Giovanni (foto Adelchi Fioriti)

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