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Lo spagnolo Alvaro Cepero ha denunciato l’approdo nel padel di una triste abitudine già nota nel tennis e in altri sport: gli insulti e le minacce ai giocatori da parte degli scommettitori delusi per le puntate andate male. Un tema delicato e difficile da limitare: il primo modo per farlo è dargli attenzione
di Marco Caldara | 06 ottobre 2023
La crescita della popolarità di uno sport è sempre una medaglia a due facce. Da una parte ci sono fama, denaro e attenzioni, che naturalmente non dispiacciono a chi le riceve, ma c’è anche qualche aspetto negativo inciso sull’altro lato. Uno, da poco portato all’attenzione dalla denuncia del giocatore spagnolo Alvaro Cepero, è il tema delle scommesse, che non è un problema di per sé (quando legale e controllato), ma può diventarlo per ciò che talvolta nasconde, in particolare le minacce ai giocatori che nel cugino tennis sono diventate una vera e propria piaga, sempre troppo poco dibattuta.
Era inevitabile che la crescente fame di padel – giocato e guardato – portasse i principali bookmakers europei a iniziare a quotare i tornei, in modo da allargare i mercati a disposizione degli amanti del betting, ma la diretta conseguenza (purtroppo) sono anche gli insulti e le minacce social ai giocatori, da parte di scommettitori delusi da una giocata andata male. Oppure che provano addirittura a portarsi avanti, come nel caso di Cepero, che ha denunciato via social il trattamento ricevuto alla vigilia del suo match di secondo turno al Masters WPT di Madrid, quando è stato minacciato di morte da uno scommettitore che in sostanza lo invitava a non provare a vincere il match del giorno successivo, perché evidentemente aveva scommesso sulla coppia avversaria.
I fatti risalgono a una quindicina di giorni fa ma il tema è attualissimo e chi ha confidenza anche col mondo del tennis non ne rimane affatto sorpreso: il problema è storia vecchia eppure rimane comunque molto distante da una soluzione, nonostante a turno siano stati vari i giocatori ad alzare la voce contro il triste fenomeno.
Nel tennis, per molti, la dinamica – malata – è diventata automatica: non appena una puntata non dà il risultato desiderato, scatta l’insulto social al giocatore che suo malgrado è stato causa della mancata vincita economica di qualcuno. E non sempre (o quasi mai) chi scrive si limita soltanto a qualche brutta parola. I tennisti, ormai, ci hanno fatto il callo e 9 volte su 10 passano oltre, concentrandosi soprattutto sui messaggi positivi. Ma ricevere costantemente minacce di morte, solo per aver vinto o perso una partita, può diventare difficile da reggere. Anche perché non tutti hanno la forza per ignorare e andare oltre, o almeno non sempre.
Ci sono numerosi casi documentati di sportivi (ma non solo) caduti in depressione a causa degli attacchi ricevuti da sconosciuti via social, e ora la piaga sta iniziando ad allargarsi anche all’universo della pala. Francamente non se ne sentiva il bisogno e bisognerebbe fare il possibile per limitare il fenomeno, anche se allo stato attuale gli organi competenti non hanno particolari possibilità di intervento.
In primis tocca perciò appellarsi alla coscienza delle persone e del pubblico del padel, che – salvo in rari casi – segue i tornei non per tifare questo o quel giocatore, ma per ammirare lo spettacolo sportivo e di intrattenimento che i più forti sanno regalare con una pala in mano. Rovinare l’atmosfera per questioni economiche, spesso legate a scommesse di pochi euro, sarebbe un vero peccato.