
Chiudi
La più giovane numero uno di sempre non ha dubbi: l’impegno con gli studi di medicina ha aiutato la sua carriera nel padel, e viceversa. In più, le ha insegnato a dare importanza solo a ciò che conta davvero, a saper gestire la tensione e a concentrarsi molto rapidamente
di Marco Caldara | 13 ottobre 2023
Si dice sempre che studio e sport ad alti livelli facciano fatica a convivere, perché entrambi richiedono indistintamente tempo, fatica e attenzione, senza farsi sconti a vicenda. Per questo, negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede la soluzione dei college negli Stati Uniti, che offrono borse di studio agli atleti per trasferirsi oltreoceano e continuare a coniugare le due attività. Ma c’è comunque qualche eccezione, e anche chi sostiene che studio e sport non debbano essere per forza nemici. Come Marta Ortega, che a 26 anni è numero 5 del ranking mondiale FIP ma a 22 è stata la più giovane numero uno di sempre, dominando la stagione a fianco di Marta Marrero.
Nel mondo della pala tutti la conoscono come “la doctora”, perché parallelamente all’attività professionistica ha portato avanti gli studi in medicina (anche oggi: sta frequentando un master in medicina sportiva), ed è convinta che nel suo caso l’impegno nel padel abbia giovato a quello sui libri. E viceversa. “Quando un torneo andava male – ha raccontato – all’indomani potevo rifugiarmi negli studi, dimenticando il padel. Al contrario, al termine di un esame sapevo di potermi concentrare sul padel, così da non pensare troppo all’esito. Questa vita mi è costata tanti sacrifici, ma è tutta una questione di priorità”.
E non è tutto, perché il suo tipo di vita l’ha anche aiutata a maturare prima. “Studiando medicina ed essendo quindi a contatto con situazioni gravi – ha aggiunto – ho imparato a dare importanza a ciò che conta davvero. Questo mi ha aiutato a gestire la tensione: sono sempre stata molto più tesa prima di un esame che prima di un incontro di padel. Al contrario, la competizione insegna a concentrarsi rapidamente e credo sia per quello che mi è sempre venuto naturale anche negli studi. Ricordo amici che impiegavano parecchio tempo per trovare la concentrazione, mentre a me è sempre bastato aprire il libro per chiudermi in quel mondo e dimenticarmi del resto”.
In Spagna il tema dello studio fra i giovani atleti sta tenendo sempre più banco, perché persino le squadre di calcio di alto livello si sono rese conto che spesso i talenti che arrivano più in fretta in prima squadra sono anche i più meritevoli sui libri. Perché lo studio, oltre a far maturare, dà disciplina. “Uno sportivo disordinato – dice ancora la Ortega – può ottenere lo stesso successo iniziale, ma alla lunga risulterà più irregolare degli altri. Io, per esempio, non mi considero una giocatrice di particolare talento, ma una grande lavoratrice sì. Questo mi sta aiutando ad avere una carriera molto regolare”.
In effetti, anche se non ha più saputo raggiungere i picchi di quattro anni fa, la madrilena classe ’97 è rimasta nel giro grosso e quest’anno ha ritrovato una continuità che non vedeva da un pezzo, anche grazie alla chiamata di Gemma Triay. Rimasta senza la compagna Alejandra Salazar frenata da un infortunio, la connazionale l’aveva scelta ad interim ma poi ha deciso di rimanerle fedele anche dopo il ritorno nel tour della precedente partner. Una decisione giustificata da grandi ambizioni e in particolare da un titolo, il più gustoso di sempre, quello vinto nel BNL Italy Major.
Nessuno potrà mai negare che sono state loro le vincitrici del primo torneo femminile nella storia del circuito Premier Padel. Durante una finale lottata fino all’ultimo punto, “Martita” era mezzo gradino sotto le altre tre giocatrici in campo. Ma quando la palla ha iniziato a scottare è stata perfetta, gestendo la situazione a meraviglia. E pazienza se le cinque finali giocate successivamente hanno prodotto altrettante sconfitte, alcune pure nette. La più importante l’hanno vinta loro.