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Un pioniere di… 24 anni: Maxi Rozas e il padel a Miami

Arrivato negli Stati Uniti nel 2018, per frequentare il college a Indianapolis con una borsa di studio ottenuta grazie al tennis, il cileno Maximilano Rozas ha virato sul padel, in un paese dove ancora la disciplina si deve sviluppare. Oggi insegna a Miami, è nella top-10 del circuito statunitense e sogna di ottenere cittadinanza e passaporto grazie ai meriti sportivi

di | 27 settembre 2022

In un paese come gli Stati Uniti il padel ha un potenziale importante, sia per il bacino umano sia perché gli americani adorano le moda e la socialità, quindi c’è da scommettere che prima o poi lo sport della pala riscuoterà un enorme successo anche lì. Per il momento va un po’ sì e un po’ no, e la zona dove il gioco è maggiormente sviluppato è la Florida, vuoi per l’influenza dei latinoamericani (molto presenti), vuoi per gli sforzi di qualche pioniere, che sta spingendo per la crescita di padel.

Fra i pionieri, il più giovane è il cileno Maximilano Rozas, classe 1998 da La Serena, che negli Stati Uniti ci è arrivato nel 2018 da tennista, grazie a una borsa di studio per frequentare il college di International Business a Indianapolis, ma cinque anni più tardi ha già virato da tempo sul padel. Con la racchetta da tennis è stato bravino: ha giocato spesso in nazionale, anche in competizioni importanti, e grazie al suo rendimento si è guadagnato un posto gratuito al college.

Ma proprio quando era l’ora di partire per gli States, è stato convocato per i mondiali di padel di Paraguay, così si è trovato a un bivio. A malincuore ha preferito la ragione ai sentimenti, investendo sul proprio futuro con una laurea (e un Master in finanza, che sta frequentando), ma col senno di poi si può dire che ha fatto bene, visto che il suo piccolo universo padelistico se l’è ricreato in fretta negli ultimi due anni in Florida, dove lo scorso febbraio sono passate anche le star del circuito mondiale per un Open del World Padel Tour.

Oggi, “Maxi” si mantiene dando lezioni di padel a Miami, e nei fine settimana frequenta i tornei del circuito statunitense, con ottimi risultati. “Inizialmente – ha raccontato – davo anche lezioni di tennis, ma ora lo faccio esclusivamente di padel. È più vantaggioso. Per un’ora posso arrivare a prendere dai 70 ai 120 dollari. La gente qui non si fa alcun problema a pagare certe cifre: tutti hanno una voglia enorme di giocare. Dal totale va tolto il costo del campo, ma ciò che rimane è comunque ottimo. Il padel qui sta andando forte: ci sono tanti messicani e argentini naturalizzati, grazie ai tanti vantaggi che la cittadinanza può dare, tutto tutti i punti di vista”.

Si può dire – prosegue – che io sia stato uno dei pionieri del padel qui in Florida, e sono davvero entusiasta di vedere come si svilupperà in futuro. Ci sono ragioni per credere che lo farà velocemente: a New York, per esempio, hanno appena aperto un paio di impianti, in Texas altri quattro, e parliamo di città giganti con potenzialità enormi. Direi che nel giro di due o tre anni si vedranno risultati importanti”.

Maximiliano Rozas con Pedro Alonso Martinez, ex giocatore professionista: hanno vinto insieme a Houston

Grazie ai suoi recenti risultati, Rozas è entrato nella top-10 del circuito statunitense. “Si tratta di un Tour che sta crescendo molto rapidamente – ha continuato – e nel quale ho subito ottenuto buoni risultati. Prima una semifinale, poi una finale, poi un’altra semifinale, quindi la prima vittoria”. L’ha ottenuta insieme a Pedro Alonso Martinez, spagnolo, fino a un paio di stagioni fa assiduo frequentatore dei tornei del World Padel Tour, con buoni risultati. Oggi lavora come manager del brand Siux, e non appena ha conosciuto Rozas gli ha proposto di giocare insieme un torneo a Houston. Vinto. E gli ha offerto un contratto di sponsorizzazione.

“Ha una grande esperienza: in passato ha giocato anche a fianco di Juan Lebron, e da lui ho imparato tantissimo. Mi ha dato una grande mano, anche dal punto di vista finanziario”. Già, perché malgrado gli ottimi guadagni, il costo della vita a Miami non è per tutti. Non doversi più pagare l’attrezzatura è già molto, e i recenti successi l’hanno aiutato a farsi conoscere ancora di più. Quindi ad attirare ancora più clienti. “Adesso – dice ancora – vorrei riuscire a diventare numero uno del circuito americano. Se dovessi riuscirci potrei chiedere un visto per meriti sportivi, e con quello, dopo qualche anno, chiedere la cittadinanza e il passaporto americano. È questo il mio più grande obiettivo”.

Il padel professionistico, invece, per il momento non è nei suoi piani. “Credo di avere la stoffa per giocare nel circuito mondiale – dice – ma se devo scegliere fra andare in Europa a lottare nelle qualificazioni, oppure consolidarmi negli Stati Uniti, avere il mio giro di clienti e vivere una vita tranquilla, scelgo la seconda opzione. Ho già vissuto la parte competitiva dello sport quando giocavo a tennis, perciò preferisco una situazione più serena, seppur con lo sport come parte integrante. Ma non è detto che non possa cambiare idea: metti che gioco un paio di tornei professionistici e vanno alla grande. Potrebbero bastare a cambiare completamente la mia prospettiva”.

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