-

Felici, n.2 junior nel wheelchair: "Lo sport paralimpico è agonismo. Punto allo US Open"

Intervista a Francesco Felici, teenager di Bastia Umbra, numero 2 del mondo nel ranking ITF Under 18 di wheelchair tennis che punta a partecipare da protagonista al prossimo US Open

di | 03 giugno 2023

Francesco Felici con Nicola Pietrangeli all'Unicredit Firenze Open (Foto Sposito)

Francesco Felici con Nicola Pietrangeli all'Unicredit Firenze Open (Foto Sposito)

"Tante volte si racconta lo sport paralimpico come una seconda chance, come un'attività riabilitativa. Invece lo sport paralimpico è agonismo, competizione". Parola di Francesco Felici, numero 2 del ranking junior di wheelchair tennis. Diciottenne di Bastia Umbra, soffre dalla nascita di spina bifida, una malformazione congenita contraddistinta dalla mancata saldatura degli archi vertebrali. Ha praticato per qualche mese pallamano e basket. Ma, dice, "quando ho preso la racchetta in mano la prima volta ho sentito qualcosa di diverso". Il tennis, ci racconta, "mi ha insegnato ad accettare gli errori. E mi ha fatto capire che in campo sei da solo, e devi imparare a cavartela".

Come hai scoperto la passione, e la predisposizione per il tennis?
E' iniziato un po' per caso, a un evento promozionale a cui c'era anche l'attuale ct della nazionale, Giancarlo Bonacia, che si è tenuto alla Tennis Training School di Foligno dove tuttora mi alleno. E' stata un'occasione per provare questo sport. Fin dall'inizio c'è stato un interesse, il tennis mi piaceva molto. Da lì ho iniziato ad allenarmi, una o due volte a settimana, per divertimento. La Federazione ha iniziato a chiamarmi ai primi raduni [del circuito oggi chiamato Tennis Trophy FITP Kinder Joy of Moving]. Ho iniziato ad andarci e a capire il livello. Volevo migliorarmi, e all'inizio arrivare a confrontarmi con gli altri ragazzi italiani che cominciavo a conoscere. Il desiderio di migliorarmi è andato di pari passo con il crescere degli allenamenti, passati dalle due alle cinque o sei volte a settimana. Poi è arrivato il COVID, la Federazione mi ha dato la possibilità di continuare ad allenarmi. In quel periodo mi sono dedicato solo al tennis. L'anno scorso, per voglia di confrontarmi fuori dal contesto nazionale, mi sono iscritto al primo torneo internazionale. E ho capito cosa potevo fare anche fuori dall'Italia. Questo, la mia consapevolezza e i progressi dell'ultimo anno mi hanno portato a raggiungere i tornei che ho ottenuto.

Francesco Felici (Foto Sposito)

Te lo ricordi quel primo torneo internazionale?
Era il Knokke Zoute Junior Roller Open 2022. Sono partito dalle qualificazioni, era un turno solo. Ho giocato contro un ragazzo lettone e ho vinto 60 60. Dopo le quali, ho giocato contro l'olandese Ivar van Rijt [allora numero 10 del mondo nel rankinhg junior] e vinsi al terzo, dopo una partita di tre ore e mezza. In semifinale ho perso al terzo set contro [l'allora numero 1] Maximilian Taucher. E sono ancora oggi i giocatori che mi trovo di fronte con più frequenza nelle fasi finali dei tornei.

Il post di Francesco Felici dopo l'esperienza in Turchia ad Antalya. Con lui nelle foto Taucher: l'ha battuto in finale in singolare al Corendon Sports Open, e insieme sono arrivati in finale in doppio al Corendon Airlines Open

Hai praticato altri sport prima del tennis?
Sempre nuoto, principalmente a scopo riabilitativo per la schiena. Sono venuto a contatto con lo sport paralimpico quando nella mia scuola sono venuti a far provare la pallamano, e nella mia città c'era una squadra. La pallamano ha un circuito anche se non è inserita nel programma delle Paralimpiadi. Ho fatto per un paio di mesi anche basket, poi sono passato al tennis.

Cosa ti ha fatto scegliere uno sport individuale rispetto a una disciplina di squadra?
Quando ho preso in mano una racchetta ho sentito qualcosa che non avevo provato negli altri sport. Negli sport di squadra si stava bene insieme, ma questa parte la ritrovo un po'. Anche nel tennis, finita la partita, dopo che ci si stringe la mano, la sera a cena ci si ritrova tutti insieme comunque senza problemi. 

Hai modelli di ispirazione nel tennis?
Il mio idolo tennistico è Rafa Nadal, per la sua forza mentale nell'affrontare le varie difficoltà che gli si presentano davanti. A livello di tennis in carrozzina il mio idolo resta Kunieda: si è appena ritirato ma resta un idolo per quello che è riuscito a fare. Come Roger ha fatto nel tennis 'in piedi', lui ha rivoluzionato il tennis in carrozzina, ha portato un nuovo livello e un nuovo stile di gioco, quello che vediamo oggi. L'ha avvicinato molto di più al tennis 'in piedi', e poi ha portato l'agonismo vero nello sport paralimpico. Certo, ognuno pratica sport al livello che vuole, ma troppo spesso passa solo il messaggio che lo sport paralimpico sia riabilitativo, per dare una seconda chance. Ma se entri in campo e vai a competere, sei un agonista. La parte della promozione dello sport è un'altra cosa.

Francesco Felici con Diego Nargiso all'Unicredit Firenze Open (Foto Sposito)

Quando è sport, dunque, è competizione, a qualunque livello. Ma sei competitivo anche fuori dal campo?
[Sorride poi ammette] Sì, e mi arrabbio se non vinco, ovvio. Poi, come in campo, con gli stessi principi.

Il tuo giorno tipo, quando non sei impegnato in tornei?
Mi sveglio indicativamente alle 6.30-7. Alle 8 sono a scuola, frequento il quarto liceo scientifico. Esco e vado direttamente in accademia, che dista 20 minuti da casa. Mi alleno con il mio maestro Mauro Arcangeli, e talvolta con la maestra Valeria Piccioli, vengo spesso supervisionato dal tecnico nazionale Giampaolo Coppo. Mi alleno circa due ore in campo, poi facciamo lavoro atletico con il preparatore Alessio Bianchi. Finito, torno a casa, doccia, cena e studio.

A scuola ti aiutano in questo percorso sportivo?
Ho la possibilità di far più assenze, e dunque fare meno presenze del monte orario obbligatorio per legge. Posso fare verifiche e interrogazioni concordate, ma per mia scelta mi attengo a tutto il programma di tutti gli altri ragazzi.

I tuoi compagni come vivono questa tua carriera sportiva?
Vorrebbero che stessi di più a scuola perché non mi vedono mai, perché sono gli stessi con cui uscivo prima di iniziare la carriera. Vorrebbero vedermi di più, anche io vorrei vedere di più loro, ma per tutto servono dei sacrifici. E io sono disposto a farlo per quello che voglio.

Hai avuto anche la possibilità di debuttare in nazionale nella BNP Paribas World Team Cup, la “Coppa Davis” del wheelchair tennis. Come è andata quell'esperienza?
E' stata un po' inaspettata, perché in Italia ci sono giocatori che hanno un ranking "adulti" migliore del mio. Quando ho saputo che Luca Arca, numero 1 in Italia, avrebbe potuto essere costretto a rinunciare per un infortunio, un po' la possibilità si è creata. Quando ho avuto l'ufficialità ero molto contento. Io ero come terzo dei tre convocati, quindi forse avrei giocato i doppi. Ma anche uno degli altri due aveva avuto dei problemi, e dunque la mia prospettiva è un po' cambiata. Ho sentito più responsabilità, perché lo è sempre indossare la maglia della nazionale. Abbiamo giocato la prima partita nella fase a gironi contro l'Austria. Ho giocato da 2 contro Martin Legner, ex numero 3 del mondo e 1 in doppio, che ha vinto 345 titoli in carriera. Praticamente una leggenda del nostro sport, e ci giocavo contro nella mia prima partita in nazionale. Ho vinto il primo set al tie-break, nel secondo sono salito 5-2 40-40, faccio il punto. Sul match point però ho tirato un rovescio fuori di poco. Ho avuto un secondo match point, ma lì è stato bravo lui. Alla fine ha vinto lui, 7-5 il secondo e 6-3 il terzo. Ma essere stato così vicino a una leggenda è stato memorabile, che ricorderò per la partita e perché è stata la prima partita in nazionale.

Riesci ad apprezzare l'esser stato parte di un evento dopo una sconfitta così?
Adesso apprezzo, ma sul momento no perché la voglia di vincere c'è sempre. A posteriori sono consapevole di quello che ho fatto bene.

Che tipo di giocatore sei, come ti descriveresti?
Principalmente un giocatore solido, mi piace costruire il punto da fondo, cercando di contrattaccare: sono un contrattaccante da fondocampo. Sto lì, aspetto, sempre pronto per costruirmi l'occasione per potermi aprire il campo ed entrare.

Il prossimo sogno è lo US Open junior?
Sì, è l'unico Slam nel circuito in cui faranno un tabellone junior [di wheelchair]. Sarà molto piccolo, da otto, perché nel nostro circuito sono molto ristretti i tabelloni Slam. Ma essendo numero 2 questa settimana l'obiettivo diventa molto più reale, visto che mancano solo due mesi alla chiusura delle iscrizioni. L'anno scorso lo guardavo da lontano, quest'anno è molto più reale.

Come ti immagini che sarà andare a giocare a New York?
Non lo so, sinceramente. L'anno scorso lo guardavo come qualcosa di irraggiungibile, ora solo un anno dopo mi rendo conto che potrò puntare non solo alla partecipazione. Non so cosa succederà, ma so che sarà bellissimo.

Se invece ti dico Parigi, a parte il Roland Garros, cosa ti viene in mente?
A parte il Roland Garros, le Paralimpiadi. Sono un sogno ma, se guardo con occhio realistico, forse è un po' presto. Il tabellone è a 56, per diritto ci entrano i primi 40. Io nel ranking pro sono 140, si può puntare a fare qualcosa ma credo che sia più realistico puntare a Los Angeles 2028.

Qual è la cosa più bella che il tennis ti ha insegnato?
La prima, e un po' sottovalutata, è l'accettazione dei propri errori. Quando uno gioca a tennis fa tanti errori, perché è uno sport che presuppone fare errori. Di fatto ogni punto nasce da un errore, anche il vincente che fai o subisci. Poi il come considerare i propri errori e come imparare da questi. L'elemento fondante dello sport è la competitività, il fair play. Una cosa bella, poi, nello sport paralimpico è che molto spesso i ragazzi disabili, ancora più chi ci nasce perché magari protetto dalla famiglia, hanno una giustificazione. E questo è un limite. Quando entri in campo non c'è nessuno ad aiutarti, quindi sapersela cavare da soli ed essere da solo in quello che si fa. Il risultato che ottieni in campo dipende da te e da nessun altro.

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti