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Il 59enne sassarese, premiato come ‘Miglior atleta wheelchair’ ai SuperTennis Awards, accantona per ora i propositi di ritiro e prosegue l’opera come organizzatore di eventi in Sardegna e come dirigente a livello nazionale
di Gianluca Strocchi | 28 dicembre 2020
"Un atleta in cui si fondono alla perfezione spirito di competizione, passione e lealtà nei confronti dell'avversario". Con questa motivazione la giuria dei SuperTennis Awards ha assegnato ad Alberto Corradi il premio come ‘Miglior atleta wheelchair del 2020’.
Un bel regalo di Natale per il 59enne sassarese - confermatosi campione italiano nella categoria Quad agli Assoluti tricolori di Alessandria – trovare il proprio nome accanto a quello delle stelle del firmamento azzurro quali Jannik Sinner, Martina Trevisan, Lorenzo Sonego e Lorenzo Musetti, solo per citare alcuni dei vincitori degli "Oscar" della piattaforma tv e digitale della FIT, destinati a chi più si è distinto nel tenere alto il prestigio dell'Italia della racchetta.
“E’ un riconoscimento che mi fa molto piacere – sottolinea Corradi dalla sua Sardegna - e in un anno così complicato, nel quale a causa della pandemia si è giocato veramente poco, lo considero più un premio alla carriera, per tutto quello che ho fatto ormai da venti anni a questa parte, non solo come atleta ma anche in altri ruoli sempre nell’ambito del tennis in carrozzina. Anche se poi nelle poche competizioni che ho disputato nel 2020 me la sono cavata bene, e mi riferisco in particolare ai campionati italiani”.
Alberto Corradi durante la cerimonia di premiazione del Sardinia Open
Alberto Corradi durante un match categoria quad
Già, un 2020 che non potrà essere dimenticato, non per ragioni sportive però. “Ci hanno letteralmente tolto un anno di vita. E’ stato difficilissimo, se non impossibile allenarsi, ma al contempo far giocare gli altri atleti della mia associazione che alleno, anche se in Sardegna siamo stati un po’ più fortunati e il bel tempo ci ha consentito di fare attività all’aperto anche più a lungo che in altre regioni della Penisola. Però si sa che nel tennis la competizione è qualcosa di fondamentale, oltre agli allenamenti occorrono le gare e degli avversari, altrettanto preparati, con cui misurarsi e condividere esperienze. E anche come organizzatore del ‘Sardinia Open’, torneo di wheelchair inserito nel circuito ITF che da vent’anni si svolge ad Alghero, causa l’emergenza coronavirus purtroppo siamo stati costretti a saltare l’edizione 2020. La prossima è stata collocata in calendario la prima settimana di maggio, speriamo che l’evoluzione della situazione ci consenta di allestirla, considerando che le iscrizioni devono pervenire sei settimane prima, quindi a metà marzo”.
Corradi, diventato paraplegico quando aveva 11 anni, nel 1972, a causa di un incidente in moto (il padre era proprietario di una concessionaria), dopo aver iniziato a praticare nuoto e basket nella sua città con l’Anmic ha scoperto nel 1998 che esiste un circuito mondiale di tennis in carrozzina (“È uno sport che ho sempre amato, da bambino non mi perdevo una partita di Adriano Panatta. E ora il mio idolo è Roger Federer”). Si è buttato anima e corpo nella nuova avventura e, dopo aver sfiorato la qualificazione alle Paralimpiadi di Atene 2004, si è tolto la soddisfazione di rappresentare il Tricolore alle Paralimpiadi di Rio 2016 nel wheelchair categoria 'quad' (per atleti con disabilità per tre quarti degli arti).
“Nella stagione 2015 ho ottenuto brillanti risultati nei tornei internazionali tanto da arrivare al numero 10 della classifica mondiale e quindi qualificarmi di diritto visto che nel quad erano ammessi i primi 12 del ranking – racconta l’atleta nato a Sassari il 25 luglio 1961 – Il sorteggio non è stato dei più fortunati visto che sono stato abbinato al primo turno del tabellone al britannico Lapthorne, che poi ha vinto la medaglia d’argento. Comunque rimane un’esperienza unica, di quelle che non si dimenticano, tanto più perché vissuta all’età di 55 anni. Entrare allo stadio Maracanà con 100mila persone sugli spalti è la più grande emozione della mia vita da sportivo, così come le due settimane trascorse nel Villaggio Olimpico. Ho partecipato anche a 4 Coppe del Mondo, ma le Paralimpiadi sono inarrivabili…”.
Tanto è vero che nel 2019 l’atleta sardo aveva persino annunciato l’addio al tennis giocato, così da chiudere in bellezza la carriera agonistica.
“Nella passata stagione avevo praticamente vinto tutto, il titolo italiano quad individuale e in doppio e anche il campionato a squadre, oltre a tre tornei internazionali, a cui si erano aggiunte le doppiette tricolori agli Assoluti di Luca Arca e Marianna Lauro, punte di diamante dell'Asd Sardinia Open di cui sono presidente. E dunque era giunto il momento di ritirarmi, da vincente – riconosce Alberto -. Non era mia intenzione continuare a competere, lo ammetto, però proprio alla luce di quanto accaduto in quest’anno così particolare essendo riuscito comunque ad allenarmi ho deciso di disputare almeno gli Assoluti ad Alessandria. E così ho finito per rimettermi in gioco, anche perché nel 2021 ospiteremo proprio in Sardegna i Mondiali a squadre: insomma penso proprio che qualche torneo lo farò ancora e soprattutto continuerò ad allenarmi, una cosa che non mi costa alcun sacrificio e per me è un autentico piacere, quasi più che disputare competizioni”.
Un’ulteriore conferma di quanto sia un tipo tosto Corradi, che grazie a determinazione e passione per lo sport ha saputo lasciarsi alle spalle quel che di negativo il destino gli ha regalato, divenendo poi un esempio per tante persone.
“Quando ebbi l’incidente in Italia esistevano pochissime strutture dedicate a persone con la mia disabilità, per fortuna mio padre mi mandò a Stoke Mandeville, cittadina inglese dove sorge un centro riabilitativo all’avanguardia, realizzato da Sir Guttmann, l’inventore delle Paralimpiadi. Lì, in sei mesi, mi hanno insegnato a vivere in carrozzina, rendendomi autonomo. Non era soltanto una rieducazione fisica, ma soprattutto mentale. Ho imparato di nuovo a lavarmi, vestirmi e vivere. Anche grazie allo sport: in Inghilterra praticavo tiro con l’arco, tennistavolo, corsa in carrozzina. Lo sport mi ha fatto capire che potevo ricominciare a vivere e fare quello che potevano fare gli altri. In una parola, mi ha regalato una nuova vita. Ho continuato gli studi e mi sono diplomato ottico, certo, però è stato grazie allo sport se ho potuto inserirmi dal punto di vista sociale. E praticando attività sportiva ho una condizione fisica che mi consente di essere praticamente autosufficiente pur avendo una lesione dorsale molto alta. Il condividere esperienze, positive ma a volte anche negative, mi ha permesso di imparare tantissimo dagli altri quando invece io non vedevo vie d’uscita a certi problemi, poi a mia volta attraverso l’associazione che dirigo mi ha consentito di insegnare qualcosa ad altri atleti, ridando stimoli e forza interiore sino a vederli rinascere come persone. E’ questo il messaggio che vorrei far arrivare, specie ai ragazzi più giovani che si trovano a dover fare i conti con un trauma come può essere la disabilità”.
Con tale carica ed energia dentro è scontato che per l’anno ormai alle porte il sassarese abbia una serie di obiettivi ambiziosi, non solo con la racchetta.
“A breve termine per quel che riguarda l’organizzazione di eventi stiamo lavorando per mettere a posto i tasselli che mancano alla Coppa del Mondo di settembre in Sardegna, considerando che numerose strutture turistiche sono state messe in seria difficoltà dal coronavirus contiamo di definire prima possibile e ufficializzare la sede. Poi, come già detto, c’è in calendario il ‘Sardegna Open’ ad Alghero, premiato dall’ITF come migliore torneo al mondo di wheelchair per quattro anni consecutivi, e mi auguro di riuscire ad allestire anche il ‘Città di Olbia’. Inoltre, essendo stato di recente nominato presidente del comitato Tennis in Carrozzina FIT, stiamo sviluppando alcuni progetti per potenziare ulteriormente questo settore, uno in particolare legato ai giovani con il coinvolgimento dei tanti tecnici sul territorio nazionale, che avrà come coordinatore Gianluca Vignali. Come giocatore? Di sicuro continuerò ad allenarmi, con l’idea di disputare almeno il torneo di casa: sono arrivato tre volte in finale, sempre perdendola… Inoltre, spero che anche la Nazionale italiana di quad possa essere presente alla Coppa del Mondo e, se la salute mi assiste e i tecnici riterranno utile la mia presenza, mi metterò a disposizione con l’entusiasmo di sempre. Per certi aspetti, forse, posso sembrare un sognatore però è fondamentale rimanere sempre positivi per il futuro – conclude Corradi – a maggior ragione in un momento delicato per tutti come quello che stiamo vivendo”.