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Katia Piccolini si racconta

L'ex numero 37 Wta ha cambiato completamente vita e oggi lavora come operaia all'ospedale di L'Aquila. Un po' di nostalgia, ma nessun rimpianto per una carriera che le ha permesso anche di sfidare tante big mondiali

di | 24 gennaio 2023

Katia Piccolini

Dalla bacheca di Katia Piccolini, immagini di ieri e di oggi della grande tennista di L'Aquila

La storia di Katia Piccolini ha dell'incredibile. Aquilana doc, 50 anni appena compiuti, nel 1991 ha raggiunto la posizione numero 37 del mondo ed è ovviamente la tennista migliore che l'Abruzzo abbia mai avuto. Ed è bene ricordare che a livello italiano, la Piccolini è  stata la ventesima nella storia per ranking Wta raggiunto.

L'abbiamo intervistata, ci siamo riusciti nonostante lei abbia davvero voluto uscire dal mondo di taccuini e riflettori. È stata comunque cordialissima e crediamo le abbia fatto piacere.

Ci racconti il tuo inizio tennistico? "Ho iniziato al CT L'Aquila all'età di 10 anni. I miei primi maestri sono stati Marino Bon, Toto Bon, Francesco Valeri e infine Fabrizio Panella che mi ha seguito fino alla fine della mia carriera".

Numero 37 del mondo in età molto giovane: ti aspettavi una carriera diversa? "Non credevo di arrivare 37 del mondo all'età di 18 anni, però ho sempre sperato nei miei sogni di diventare una forte tennista".

Quando hai deciso di smettere, perché lo hai fatto? Quali sono state le motivazioni? "Ho smesso perché ero stanca di viaggiare e di non avere una vita sociale. Volevo essere una ragazza come tante, avere amici e divertirmi con loro ogni tanto".

Dopo l'agonismo, hai cercato di restare nel mondo del tennis con l'insegnamento? "Ho cominciato a fare tornei di seconda categoria per mantenere un po' la classifica; quindi ho partecipato a competizioni a squadre con il CT Napoli, Scandicci e Porto San Giorgio. E nella mia città facevo la maestra di tennis, ho preso anche il titolo di tecnico nazionale, il massimo".

Oggi hai deciso di cambiare completamente vita: "Nel 2011 ho lasciato completamente il tennis e ho intrapreso il lavoro all'ospedale di L'Aquila come operaia. Un taglio netto, mi rendo conto, ma sentivo che era arrivato il momento".

C'è una tennista che ti somiglia o ti somigliava? "Direi Monica Seles ma non per il gioco, bensì per il verso che faceva mentre colpiva la palla. Eravamo simili (sorride, ndr.)".

Hai appena compiuto 50 anni: ci fai un bilancio della tua vita? "Sono contenta di aver viaggiato e di aver sfidato tante big mondiali, come Martina Navratilova, Monica Seles, Arantxa Sanchez, Steffy Graf. È stata una bella esperienza che racconto volentieri... anche se ho perso sempre! Poi purtroppo, dopo l'agonismo ho avuto molti problemi fisici che per fortuna sono stati risolti ma a vita dovrò sempre controllarmi. In 50 anni ne ho passate tante: ho perso mia mamma nel 2008 e la mia vita è cambiata. Ho ancora il mio papà (Bruno, ex campione del mondo di pattinaggio a rotelle) che tra pochi giorni compie 85 anni: non sta tanto bene e io e mia sorella Carla (anche lei giocatrice e maestra di tennis, a cui Katia è legatissima) gli stiamo sempre vicino. Quello che desidero ora? Salute e tanta serenità, non voglio altro dalla vita".

Che dire, cercavamo una storia di tennis, abbiamo trovato una storia di vita e una bella persona.

 

 

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