
Chiudi
Il tennista pugliese, classe 1994, ha conquistato al Garden di Roma il primo Challenger della sua carriera
di Lorenzo Andreoli | 26 aprile 2021
Un ruggito finale che sa di liberazione. Andrea Pellegrino, classe 1994, ha vinto a Roma il "Garden Open", primo titolo Challenger della sua carriera. Il successo in finale sul francese Hugo Gaston è figlio del duro lavoro e di una sempre maggiore consapevolezza nei propri mezzi. Il tennista pugliese, però, non si accontenta. “La gioia è tanta ma è soltanto un punto di partenza”.
Una wild card onorata al meglio, rimonta dopo rimonta. Andrea Pellegrino sorride e con lui tutto il movimento italiano nell’ennesima domenica da incorniciare. Per l’azzurro, che alla prima finale ha subito lasciato il segno, sette giorni di battaglie e di grande tennis: da Diez a Cobolli fino a Gaston, passando per Ofner e Kopriva. Andrea li ha battuti tutti dimostrando, ancora una volta, che non è mai troppo tardi per iniziare a sognare. Oggi fa base a Bari, dove si allena con l’argentino Pablo Martin (accanto a Fabio Fognini in occasione dei quarti di finale raggiunti dal taggiasco al Roland Garros nel 2011) e punta alla top 100.
“Sono felice – ha dichiarato il tennista pugliese – perché dopo tanti anni di lavoro e di sacrifici è finalmente arrivata una soddisfazione. La gioia c’è, senza dubbio, ma considero tutto questo un punto di partenza. La vittoria fa bene ma deve essere uno stimolo a fare di più, non mi sento arrivato da nessuna parte". Una settimana in crescendo, quella vissuta da Pellegrino, culminata con un urlo che sa di liberazione. “Ad inizio torneo non mi sentivo bene – prosegue Pellegrino – perché gli allenamenti precedenti erano stati particolarmente duri. Ho cercato di mettere in campo tutto ciò che avevo, di dare il massimo per riuscire ad andare avanti, e partita dopo partita le cose sono andate sempre meglio. Oggi come oggi, per arrivare in fondo, devi essere in grado di alzare il livello dato che la concorrenza è molto agguerrita. Il momento chiave? Senza dubbio la sfida con Ofner, un avversario duro. Dopo aver perso il primo set ho ritrovato il mio tennis e mi sono espresso al massimo. È lì che ho provato consapevolezza e ho capito che avrei potuto vincere con tutti”.
Il titolo conquistato sulla terra rossa della Capitale rilancia le ambizioni del giocatore di Bisceglie, più che mai pronto ad andare a caccia della top 100. “Negli anni mi è mancata la continuità di risultati. Troppi alti e bassi hanno caratterizzato questa prima parte della mia carriera e ciò mi ha impedito di salire in classifica e di poter giocare spesso tornei importanti. Uno dei miei obiettivi era quello di poter disputare le qualificazioni nei tornei dello Slam e ora sono molto vicino. Ho capito che a questo livello ci posso stare benissimo e che ampi margini di miglioramento non mancano”. Inevitabile una considerazione finale sullo stato di salute del tennis italiano. “Stiamo attraversando un momento magico – conclude Andrea – con ben dieci giocatori italiani tra i primi 100 del mondo. È impossibile non sentirsi stimolati da una situazione del genere. Anche noi che arriviamo da dietro, con la giusta convinzione, possiamo toglierci delle belle soddisfazioni”.